L’atteso “Oppenheimer” presenta un nuovo Nolan, più intimista, che cerca di indagare l’animo umano di un personaggio controverso. Con un cast stellare che vede protagonista Cillian Murphy, “Oppenheimer” è un’opera complessa, importante e stratificata, che ragiona su tematiche storiche, militari e politiche.
Indice
“Oppenheimer” – Tutte le informazioni
Trama
Robert Oppenheimer è un giovane studente di chimica ossessionato dalla meccanica quantistica, dall’indagine degli spettri molecolari e da tutto ciò che concerne gli studi del settore molecolare. Perennemente inquieto e a seguito di una crisi di identità lavora come studente ricercatore di fisica, distinguendosi per essere un uomo egoista, maniacale, incapace di organizzarsi, ossessivo ed esaltato, ma pur sempre un genio, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per portare a termine un compito affidatogli. È così che nel 1942, il Governo degli Stati Uniti lo chiama per dirigere il Progetto Manhattan. Oppenheimer costruisce così una squadra formata dalle menti più brillanti al mondo e, nelle aree desertiche del New Mexico mette su una base e città segrete, dove i migliori fisici nucleari potevano vivere e lavorare alla creazione di quella che sarebbe diventata la bomba atomica.
Crediti
- Regia: Christopher Nolan
- Cast: Cillian Murphy, Matt Damon, Robert Downey Jr., Florence Pugh, Emily Blunt, Josh Hartnett, Kenneth Branagh, Benny Safdie, Casey Affleck, Dylan Arnold, Matthew Modine, Gustaf Skarsgård, Rami Malek, Tom Conti, David Krumholtz, David Dastmalchian
- Genere: drammatico
- Durata: 180 minuti
- Produzione: Stati Uniti, Regno Unito, 2023
- Distribuzione: Universal Pictures
- Data d’uscita: 23 agosto 2023
Recensione
“Oppenheimer” presenta un nuovo Nolan
Christopher Nolan torna con “Oppenheimer” a prediligere un film basato su più piani temporali: un giovane Oppenheimer alla ricerca della propria strada, l’inchiesta del 1945 e la riabilitazione del proprio nome e della propria reputazione nei primi anni ’60. Un racconto estremamente articolato e spesso poco chiaro a livello storico, in particolare dal punto di vista politico, e che vede coinvolti tutti i personaggi che hanno partecipato alla creazione della bomba atomica. Troppo materiale, forse, per un unico film, che fatica a chiarire alcuni punti, senza preferire invece quelle parti della storia che fanno di Nolan un regista capace di trasformarsi. Per quanto “Oppenheimer” sia un film epocale, importante e da una tematica narrativa già forte in partenza, Nolan lascia da parte l’aspetto più sensazionale e spettacolare, cercando un approccio più intimista. Ecco che con “Oppenheimer” si percepirà un Nolan diverso da quello che si è stati abituati a vedere.
Non mancheranno scene dallo straordinario impatto visivo, dove anche la scelta del montaggio sonoro si distingue, riavvicinandoci a tutto ciò che del regista abbiamo visto negli anni. Tutta l’emotività, il pathos, l’inquietudine e i tormenti che seguirono alla distruzione delle due città giapponesi colpite dalla bomba, passano attraverso gli occhi di Cillian Murphy. Gli occhi di ghiaccio di un fisico che sa cosa gli viene chiesto, ossessionato e folgorato dal successo del progetto Manhattan, ma forse non del tutto consapevole di cosa avrebbe provato a seguito di quella che sarebbe stata senza dubbio la fine della guerra. “Sento di avere le mani sporche di sangue” dice il personaggio di Oppenheimer, e nessuno può dirgli che non è così. Non a caso il film punta molto su quanto la costruzione della bomba atomica significò un cambiamento senza precedenti per il mondo intero; avere cioè gli strumenti e la capacità per distruggerlo.
Pregi e difetti che si completano a vicenda
Bisogna dire che il montaggio e i 3 piani temporali appaiono a volte eccessivamente dilatati, a tratti retorici e che al pubblico non viene data la possibilità di intuire né sentire ciò che accade, ma solo di vederlo. La sceneggiatura, che sembra fin troppo scritta, è spesso un gioco ben organizzato di frasi ad effetto, dove gli attori si completano a vicenda le battute, battute che vogliono spiegare, raccontare e stupire. Anche alcuni personaggi potrebbero definirsi delle macchiette volte solo ad aprire una parentesi su un lato del personaggio di Oppenheimer. Basti pensare all’elemento politico, volutamente ambiguo, come anche le parti sulla meccanica quantistica, che forse era impossibile rendere più chiari, ma che si poteva tentare di avvicinare a uno spettatore ignaro. Nolan, per la prima volta però, indaga l’uomo, l’animo umano e l’angoscia che seguirono al 6 agosto del 1945; lo fa con poche scene, ma incisive. Ed è questo il più grande pregio di “Oppenheimer”.
Il film riesce però solo con il protagonista a darne un quadro completo, a raccontare la sua interiorità, dando agli altri personaggi caratteristiche esclusivamente legate ai loro rapporti con Oppenheimer: la stima, l’invidia, l’ammirazione, la gelosia, l’adorazione. Allo stesso modo il mondo si divide tra la beatificazione di un uomo che sente solo la colpa e chi vuole distruggerlo e colpevolizzarlo per il sospetto che potesse avere idee socialiste. Il film fa sorgere il dubbio che la scelta di cosa raccontare e cosa lasciare da parte non sia bastato a non rendere il film una pellicola che cerca di dire troppo e che non chiarisce dei punti fondamentali. Anche il contesto storico pecca nel film di Nolan, ma se è da considerarsi necessario per capire a pieno il film, è anche chiaro che il regista non fosse interessato o non volesse rischiare che “Oppenheimer” diventasse un film informativo ed eccessivamente didattico.
Con un’ottica intimista l’empatia è d’obbligo
Anche a livello di empatia manca qualcosa, perché per quanto si possa avere un’idea di ciò che hanno provato i fisici nucleari che hanno costruito quell’arma di distruzione di massa a seguito dei bombardamenti, non si riesce ad avere una vera immedesimazione in ognuna delle fasi della vita di Oppenheimer. Solo la potenza visiva di alcune scene, insieme alla grande interpretazione di Cillian Murphy, riescono a trasmettere delle emozioni. Dalla sequenza di quando la bomba atomica viene testata, al totale smarrimento di un uomo che si vede santificato per aver contribuito a causare la morte di migliaia di civili, fino al disgusto per le immagini inviate dal Giappone: una scena capace di esprimere la colpa di un uomo senza però mai far vedere nessuna di quelle foto che lo stesso Oppenheimer non riesce neanche a guardare.
“Oppenheimer”: Giudizio e valutazione
“Oppenheimer” è un film, che nonostante le sue 3 ore, si riesce a seguire, che in alcuni momenti coinvolge, in altri stupisce e che calca la mano sull’ossessione di un giovane studente; un film sulla caccia ai traditori e alle spie che ci fu alla fine della guerra e che presenta appunto un Nolan diverso: capace di realizzare un ottimo prodotto prediligendo l’esplorazione dell’animo umano. “Oppenheimer” non è il capolavoro di Nolan e non raggiunge i picchi di “Dunkirk”, lasciando da parte la trilogia di Batman che è il massimo del cinema sensazionale e spettacolare del regista; il film riesce però comunque ad avere qualcosa che le altre pellicole di Nolan non avevano. Al tempo spesso “Oppenheimer” è anche diverso da qualsiasi biopic, dai più ai meno apprezzati, e fa sorgere un dubbio: forse quel martirio a cui lo stesso Oppenheimer si sottopone è una ricerca di colpevolizzarsi, di mostrare a tutti e a se stesso che quel sangue che sentiva di avere sulle mani non sarebbe mai andato via.