Recensione
Rewind – Recensione: un documentario autobiografico del regista americano Sasha Joseph Neulinger
Sin dal giorno stesso della sua nascita il regista indipendente Sasha viene ripreso continuamente dal padre. La videocamera nelle sue mani diventa una specie di ossessione. Il piccolo ne è contemporaneamente affascinato e disturbato. Da adulto, riprenderà in mano tutto il girato per riuscire a capire tutti i segreti sepolti nella sua mente. Il risultato sarà devastante sia per lui che per la sua famiglia.
Rewind: una seduta psicoanalitica di famiglia non per tutti ma capace di veicolare un messaggio importante
Viene dal Tribeca Film Festival il documentario di un giovanissimo cineasta di origine ebree, che ha deciso da adulto di cambiare cognome, scegliendo quello del suo amatissimo nonno. La ragione di questa scelta è nel suo passato tormentato fatto di continui abusi sessuali fatti dai fratelli di suo padre Larry e Howard.
Il film si apre e va avanti per tutta la sua durata con filmati sgranati fatti in famiglia. Ci sono tutti i membri di una grande clan. Gli zii e i nonni giocano con il piccolo Sasha che cresce felice e accoglie con affetto la sorellina Bekah. Le giornate trascorrono, come nella migliore tradizione americana, tra pranzi sul prato e immagini buffe dei due bambini.
Questa magia, però, è destinata a rompersi per una ragione incomprensibile all’inizio. Il regista inizia ad avere problemi di aggressività e ad andare male a scuola. La risposta è di quelle terribili: da tempo subisce abusi. È l’inizio di un viaggio sconvolgente nella vita del padre, abusato pure lui da piccolo dai due fratelli maggiori, gli stessi che sconvolgeranno la vita dei due nipotini.
Non è un film facile e per tutti quello di Sasha Joseph Neulinger, è un “Cuore di tenebra” nel mondo malato della pedofilia. Si fa veramente fatica a capire come una buona famiglia americana possa nascondere tanto orrore. Uno dei due colpevoli è peraltro Howard Nevison un famoso baritono che ha cantato più di una volta per il Papa.
Rewind: una testimonianza coraggiosa di un giovane regista che ha affrontato il suo doloroso passato
Non si può negare che la visione di “Rewind” sia disturbante. Eppure, il racconto del regista che ci mette la sua faccia e tutto il suo dolore ha un che di terapeutico per il finale catartico. Tutto quello che vede lo spettatore, dall’inizio alla fine, è vero. Le persone riprese, dai suoi genitori ai nonni, sono passati per questo incubo. Questo viaggio nell’orrore della famiglia Nevison si conclude con un processo fatto ai tre colpevoli. L’unica nota dolente sta nel fatto che il potente Howard, star della lirica, ne è uscito perfettamente indenne.
“Rewind” è quel tipo di film doloroso ma anche necessario per poter comprendere a fondo i lati più oscuri dell’animo umano.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Sasha Joseph Neulinger
- Cast: Sasha Joseph Neulinger
- Genere: Documentario, colore
- Durata: 87 minuti
- Produzione: USA, 2019
- Distribuzione: n/d
- Data di uscita: n/d
“Rewind” è un documentario presentato in Selezione Ufficiale alla Festa del Cinema di Roma 2019.
Rewind: ciò che può catturare una videocamera
Il regista Sasha Joseph Neulinger ricorda che sin dalla sua nascita il padre aveva immortalato ogni momento della sua vita attraverso la lente di una videocamera. Questo incredibile archivio visivo, autentico in tutto e per tutto, è diventato più avanti il fulcro di un’indagine certosina ed estenuante del regista per riuscire a ricostruire la propria infanzia.
Il film è dunque un montaggio autobiografico in cui Neulinger ricostruisce, attraverso filmati a prima vista innocui e divertenti di una famiglia molto unita, gli scheletri che si celano nell’armadio di un passato troppo traumatico per poter essere ricordato.