Stamattina, presso la Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma, si è svolto l’incontro con la stampa per la presentazione del film “Ricordi?“, seconda opera del regista Valerio Mieli, a dieci anni di distanza dal suo debutto con “Dieci inverni“. All’incontro erano presenti il regista, i due attori protagonisti Luca Marinelli e Linda Caridi, e il produttore Angelo Barbagallo.
Ricordi?: una coproduzione atipica nel panorama italiano
“Ricordi?” è un lavoro abbastanza unico dal punto di vista produttivo nel panorama italiano. Il film è stato inizialmente prodotto da Cattleya, alla quale successivamente è subentrato Angelo Barbagallo. Dopodiché Rai Cinema ha aggiunto il suo contributo, che è stato determinante nella realizzazione. Inoltre, è stato utilizzato anche il fondo messo a disposizione dalla Regione Lazio per le coproduzioni. Ciò ha permesso di raggiungere un budget di circa quattro milioni, un record per una produzione italiana di questo tipo. Grazie a tutte queste entità, che hanno scommesso sul successo di una produzione sperimentale come questa, il regista Valerio Mieli ha avuto la possibilità di ottenere una grande libertà creativa.
Ricordi?: una costruzione articolata
Valerio Mieli ha dichiarato di non essere un grande appassionato di film d’amore. Nonostante ciò, sia questo che la sua opera prima, “Dieci inverni“, in qualche modo lo sono. Eppure sono due storie d’amore estremamente atipiche. Mentre in “Dieci inverni” si aveva uno sguardo molto oggettivo sulla vita dei protagonisti, che erano ripresi come se lo spettatore stesse sbirciando attraverso la finestra, in questo film si ha uno sguardo interno, soggettivo, direttamente immerso nei ricordi dei due protagonisti.
Lo scopo dell’autore e regista era rendere evidenti le differenze tra i punti di vista dei personaggi. I ricordi e i pensieri di ognuno sono privati e soggettivi. Ciascuna persona ricorda diversamente uno stesso evento, avendolo vissuto dal proprio punto di vista. Ma quando due persone si incontrano, incrociando le loro vite, i loro ricordi in qualche modo si mescolano. Un po’ come quando, per errore, si mettono in lavatrice insieme due capi di colore molto diverso.
Per i due attori non è stato complicato entrare nei due personaggi, che vivono esperienze abbastanza comuni, come l’innamoramento e la separazione. La parte più complessa è stata creare “l’arco” dei personaggi, disegnarsi una mappa che facesse capire loro esattamente dove fosse piazzato, nella linea temporale, il particolare “ricordo” della scena che stavano girando in quel momento. Luca Marinelli ha raccontato di aver indagato molto, grazie alla sceneggiatura, i principi in base ai quali il nostro cervello archivia e richiama i nostri ricordi, quali particolari dettagli fanno correre di più la nostra memoria.
Ricordi?: dall’idea alla pellicola
Valerio Mieli ha dichiarato di aver tratto ispirazione, per la realizzazione della sceneggiatura, più dalla letteratura che non da altri lungometraggi. Tra questi ultimi, però, il più influente è stato senz’altro “Eternal sunshine of a spotless mind” di Michel Gondry.
Essendo laureato in filosofia, il suo approccio alla regia è stato molto mentale: tutto era già nella sceneggiatura, prima ancora che la produzione iniziasse. Addirittura i colori erano già presenti: nella prima scena le battute di “Lui” sono scritte in colore blu, mentre quelle di “Lei” in rosso, colori che poi caratterizzano la resa cromatica che differenzia i loro stati d’animo. Ciò non ha impedito ai due attori protagonisti, una volta acquisiti i personaggi e lo spirito del film durante l’indispensabile settimana di prove, di improvvisare ed asciugare le proprie battute durante la lavorazione, facendole proprie.
Ricordi?: una lavorazione complessa
La fase di produzione di questo film è stata molto lunga. Valerio Mieli ha iniziato a lavorare sulla sceneggiatura nel 2013, da allora ha cercato un produttore che gli permettesse di realizzarlo. Una volta trovato, dalla fase di pre-produzione alla pellicola finita sono passati ben due anni. Dopo aver realizzato due terzi delle riprese, il regista è passato in sala di montaggio e vi ha trascorso tre mesi a montare il girato. Dopodiché ha interrotto il montaggio per finire di girare le scene restanti, e una volta completata la produzione, ha ricominciato a montare il film, con le nuove scene, praticamente da capo, rivedendo tutte le scelte fatte nei tre mesi di lavoro precedenti.
Questa lunga lavorazione è dovuta alla struttura complessa della sceneggiatura: se la base del racconto è una semplice storia d’amore, la struttura narrativa al contrario è frammentata, essendo soggettiva e condizionata dai ricordi diversi e dai vari punti di vista dei personaggi. Perciò ha richiesto una estrema precisione nel montaggio, per rendere il tutto chiaro e comprensibile seppur raccontato attraverso flash e visioni, a volte anche brevissime e astratte. Nonostante la fatica fatta per realizzare l’opera, sia il regista che il produttore si sono dichiarati più che soddisfatti del risultato. In sostanza, ne è valsa assolutamente la pena.
Nicola De Santis
19/03/2019