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Ritorno di Gareth Evans: Havoc, un poliziesco tra aspettative e realtà

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Il nuovo film di Gareth Evans, intitolato “Havoc“, ha generato grande attesa tra gli appassionati di cinema, specialmente dopo il successo di “The Raid“. Tuttavia, la sua uscita su Netflix nel 2025, dopo riprese terminate nel 2021 e diversi reshoot dovuti a problematiche nel settore, ha sollevato interrogativi sulla qualità del prodotto finale. Con Tom Hardy nel ruolo del protagonista, il film prometteva un’esperienza intensa, ma le aspettative potrebbero non essere state soddisfatte.

La trama di Havoc: un detective in difficoltà

Havoc” si inserisce nel genere neo-noir, raccontando le disavventure di Patrick Walker, interpretato da Tom Hardy. Walker è un detective della Omicidi che si trova a dover affrontare le conseguenze di un passato turbolento, caratterizzato da scelte discutibili e collaborazioni ambigue con i colleghi. La narrazione si sviluppa attraverso flashback che rivelano il suo coinvolgimento in un colpo andato male, che coinvolge non solo i suoi colleghi della Narcotici, ma anche il figlio di un candidato sindaco con affari loschi e una giovane poliziotta, costretta a lavorare con lui.

Il film presenta una trama complessa, ricca di intrecci e colpi di scena, ma sembra mancare di respiro. La velocità con cui gli eventi si susseguono impedisce allo spettatore di affezionarsi ai personaggi o di comprendere appieno le dinamiche in gioco. I volti si sovrappongono, creando confusione e rendendo difficile seguire le relazioni tra i vari protagonisti, che appaiono più come figurine che come individui con una propria identità.

Un mix di stili e influenze

Uno degli aspetti più critici di “Havoc” è la sua mancanza di coerenza stilistica. Il film sembra un assemblaggio di diverse influenze, senza una direzione chiara. Si possono notare richiami a registi come William Friedkin e John Frankenheimer, ma anche elementi che ricordano i videogiochi, in particolare “Max Payne“. Questa fusione di stili genera un’esperienza disorientante, in cui il pubblico si trova a oscillare tra momenti di realismo e sequenze eccessivamente stilizzate.

La presenza di effetti speciali e CGI, utilizzati in modo eccessivo, contribuisce a questa sensazione di discontinuità. Le scene d’azione, invece di risultare coinvolgenti, appaiono spesso esagerate e poco credibili, privando il film della tensione necessaria per un thriller poliziesco. “Havoc” sembra voler emulare le vette di registi come John Woo, ma senza riuscire a catturare la loro maestria nel bilanciare azione e narrazione.

I punti di forza: i combattimenti a mani nude

Nonostante le criticità, “Havoc” presenta alcuni momenti che richiamano il talento di Gareth Evans, in particolare nelle scene di combattimento a mani nude. Questi momenti, caratterizzati da una violenza cruda e diretta, riescono a trasmettere l’intensità e l’adrenalina che i fan del regista si aspettano. Tuttavia, il film sembra cadere nel tranello di ripetere situazioni già viste, con un eccesso di sparatorie che, anziché esaltare, rischiano di annoiare lo spettatore.

Le atmosfere neo-noir, con città oscure e luci stroboscopiche, sono presenti, ma non riescono a sostenere il film nel suo insieme. La mancanza di un filo conduttore chiaro rende difficile per il pubblico immergersi nella storia, lasciando un senso di opportunità sprecata. “Havoc” si presenta come un’opera che, pur cercando di omaggiare il genere e i suoi maestri, non riesce a trovare una propria identità, lasciando i fan di Gareth Evans con un misto di delusione e nostalgia per i suoi lavori precedenti.

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Cesare Onda

Cesare Onda

Sono Cesare Onda, redattore appassionato di gossip, serie TV, film e programmi televisivi. Amo raccontare curiosità, analisi e dietro le quinte del mondo dello spettacolo, tenendoti sempre aggiornato sulle ultime tendenze e novità

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