Si è tenuta oggi, a Roma, la conferenza stampa riguardante “Rosso Istanbul”, il nuovo film del regista italo-turco Ferzan Ozpetek, con la partecipazione del medesimo e dei tre membri principali del cast, Tuba Büyüküstün, Halit Ergenç, Mehmet Gunsur, già noto al pubblico italiano per aver lavorato con Ozpetek ne “Il bagno turco” (1997).
Rosso Istanbul: Ozpetek ‘nascosto’ ritorna alle sue origini anatoliche
“Rosso Istanbul”, distribuito da 01 Distribution, uscirà nelle sale italiane il 2 marzo. Questa nuova pellicola proposta dal noto regista turco naturalizzato italiano è liberamente ispirata al suo omonimo romanzo.
La vicenda è incentrata su Orhan Sahin (Halit Ergenç), uno scrittore ‘in pensione’ che vive a Londra, trasferitosi nel Regno Unito moltissimo tempo fa a causa di un non ben precisato avvenimento tragico che lo ha scosso. L’affermato regista Deniz Soysal (alter ego attoriale di Ozpetek) gli commissiona l’editing del proprio romanzo autobiografico, invitandolo a ritornare nella sua città natia, Istanbul, per lavorare al progetto.
Tornato dopo moltissimi anni, Orhan si ritroverà a vivere una situazione paradossale a causa della scomparsa improvvisa del suo committente, incontrando le persone che fanno parte della sua vita, già conosciute leggendo la bozza del romanzo di Deniz. Dall’affascinante e bellissima Neval (Tuba Büyüküstün), amante-amica viscerale del regista, alla sua premurosa madre Sureyya e all’artista maledetto Yusuf (Mehmet Gunsur), Orhan vivrà un risveglio emotivo, un subbuglio interiore che lo porterà ad affrontare il suo passato a e trovare la propria dimensione, facendo pace con se stesso. Il tutto sullo sfondo di una Istanbul in cantiere, in metamorfosi, sospesa tra il rosso del suo cielo crepuscolare, della vita che pulsa, il celeste marino del Bosforo e il color pietra della sua millenaria storia.
“Rosso Istanbul” è un ritorno alle origini tutto particolare, poetico, riflessivo, dato il delicato momento storico che la Turchia sta vivendo negli ultimi tempi.
Rosso Istanbul: una pellicola cucita sulla vita del regista
Che “Rosso Istanbul” fosse un film pseudo-autobiografico, lo ha confermato Ozpetek stesso davanti alla stampa. Molti elementi, ha affermato il regista, derivano dal suo vissuto, dai suoi ricordi e dall’immagine che lui si è rappresentato della brulicante metropoli mediorientale. Alcuni di essi, se colti, sono profondi richiami alla vita e alla carriera del cineasta.
La vicenda si sviluppa in una fase di transizione: Deniz/Ozpetek sta traslocando dalla sua bellissima villa rossa sul Bosforo e tutto il mobilio e gli oggetti, ad un certo punto del film, vengono coperti da teli bianchi. Il regista ha confidato che quella sequenza è stata costruita su una sua ‘fobia’ infantile: a 8/9 anni ha dovuto traslocare anch’egli e quei lenzuoli bianchi coprenti le forme che hanno cadenzato i suoi primi anni di vita lo terrorizzavano, e lo fanno tutt’ora.
La consistente presenza di arte visiva, in particolare dipinti, segue una delle passioni del regista (che è stato pittore per due anni) e si pone come un suo tributo all’enorme fervore artistico che la Turchia sta registrando da alcuni anni a questa parte.
Non sono gli unici elementi autobiografici evidenti. A detta del regista, anche la data che sancisce, in calce, l’inizio della sequenza filmica, ha a che fare con la sua vita. Al 13 maggio 2016 corrispondono quasi 20 anni passati dalla sua prima opera, “Il bagno turco”, gli stessi 20 anni di tempo che sono trascorsi prima che il protagonista, Orhan, tornasse in patria. Coincidenze? Assolutamente no, ha risposto Ozepetek.
Inoltre la preminente presenza dell’elemento acquatico, incarnato dallo stretto del Bosforo, è il tributo del regista all’intimo rapporto che in gioventù aveva con esso: soleva, ha affermato, scommettere di attraversarlo, provare a cimentarsi nell’impresa e abbondonare subitamente a 5 metri dalla riva. Anche la casa di Naval fa parte del vivere di Ozpetek: sarebbe proprio la sua dimora attuale.
Infine, il titolo del film, legato a qualcosa di molto intimo. Il regista ha detto che il nome della sua opera è un tributo a sua madre: persa circa un mese e mezzo fa, a 93 anni la madre di Ozpetek si sottopose a un intervento chirurgico. Bisognosa di una fisioterapia riabilitativa, venne un ragazzo fisioterapista a fare le sedute. La madre se ne invaghì e una volta chiese a lui di andargli a comprare un vestito rosso. Alla domanda di Ferzan sul tipo di rosso inteso dalla madre, lei rispose: “un rosso…Istanbul”. Come il cielo della città, all’alba e al tramonto. Un rosso che appare in quasi ogni inquadratura della pellicola: dalla bellissima casa di Deniz, fino allo smalto della madre, alle superfici mattutine o notturne bagnate del color del sangue, dell’amore, della passione.
Rosso Istanbul: la Città dei Due Mondi protagonista, scenografia e colonna sonora
Gran parte della conferenza stampa di “Rosso Istanbul” si è incentrata sull’elemento di ‘novità’ dell’opera ozpetekiana: il ritorno alle origini, la meravigliosa e complessa città di Istanbul.
Il regista ha subito chiarito la propria posizione in merito agli eventi tragici che hanno colpito la metropoli ‘divisa’ tra Oriente e Occidente quest’estate trascorsa: ha voluto lasciarsi alle spalle gran parte delle problematiche socio-politiche della terra natia, comunque rappresentate dalla veloce scena delle Madri del Sabato (in protesta da 20 anni per la scomparsa dei propri figli a causa di rapimenti e misteriosi omicidi irrisolti) e dalla domestica che affianca Serra Yilmaz (Sibel), una curda preoccupata per la sua famiglia in fuga dopo la distruzione della propria casa (è noto a livello mondiale la tensione perenne tra la comunità curda e il governo turco).
Per il resto, Istanbul, nel film, vive in un’atmosfera di sospensione, trasformazione e attesa. Una città in cantiere, in movimento docile, nell’incertezza del domani, del rivolgimento. Rispetto alle sue opere precedenti, dove l’elemento musicale ha sempre avuto una importante presenza, la vera colonna sonora di questa pellicola è la città ed è questo che egli ha confessato di voler ricercare: sirene, battelli, lavori in corso e l’insistente leitmotiv della trivella.
Istanbul e i personaggi sono un tutt’uno: un protagonista di un cambiamento radicale, di una risurrezione in itinere, rappresentante di una Turchia laica contemporanea che sta rimettendo in gestazione, forse, la propria identità.
Ozpetek ha detto di aver ‘anticipato’ l’esperienza attuale della metropoli, venendo ciò confermato dai primi che hanno preso visione del film. Con questa undicesima opera, Ozpetek non ha voluto affrontare un richiamo nostalgico alla città-mito, quanto piuttosto un romanzo di trasformazione e formazione che coinvolge la città stessa riflettendosi nei protagonisti.
Rosso Istanbul: le parole e le impressioni degli attori del cast
La parola è poi passata ai membri del cast presenti alla conferenza.
Tuba Büyüküstün ha descritto il suo personaggio in “Rosso Istanbul”: la bellissima e inafferrabile Neval ha un forte legame con Deniz, un legame profondo e difficile; da regista, Deniz vuole costruire la vita delle persone che gli sono intorno, far loro giocare determinate parti, ma Neval nonostante sia capace di stare bene nella finzione, è in grado di modellarla a modo suo, di tenere strette in mano le redini della propria vita.
Anche Halit Ergenç è intervenuto in merito al film e al suo personaggio, il protatonista Orhan: figura ‘extra-editoriale’, giacché non facente parte del libro di Deniz, è un uomo un po’ misterioso, cupo, con un difficile passato alle spalle; Deniz sa quanto potere può esercitare su di lui e in questo riesce alla perfezione, guidando Orhan lungo tutto il suo viaggio d’introspezione e riscatto. I due si sovrappongono e il film, in effetti, si sviluppa attraverso lo sguardo di Orhan, nella radiazione di fondo dell’anima di Deniz.
Infine ha parlato anche Mehmet Gunsur. L’attore turco più ‘italiano’ del cast ha confessato la difficoltà e l’impegno vissuti per l’interpretazione di Yusuf, legato a una persona realmente esistita cara al regista. “Una delicata interpretazione”, ha affermato. Inoltre, dal suo punto di vista, la pellicola si pone come un particolare omaggio a Istanbul. Anche per Gunsur la pluralità di personaggi corrisponde a Ferzan Ozpetek: tutti sono lui, il suo vissuto, la sua personalità.
Alfonso Canale
23/07/2017