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Sanremo 2025 Luca Jurman spiega i criteri di selezione dei big e le esclusioni dalla kermesse

Luca Jurman, ex professore di Amici e noto vocal coach, ha espresso il suo giudizio tecnico sul Festival di Sanremo 2025, offrendo un’analisi dettagliata delle performance dei Big protagonisti. Durante un’intervista a FanPage, Jurman ha commentato in maniera oggettiva brani e interpretazioni, evidenziando sia aspetti positivi che critici. Il dibattito verte sul livello artistico delle esibizioni, sulle scelte dei testi e sulle modalità esecutive, elementi fondamentali per comprendere il contesto di una kermesse musicale di tale importanza in Italia. I commenti del critico hanno suscitato interesse per le sue valutazioni sul lavoro di artisti affermati e emergenti, diventando argomento di discussione nell’ambiente mediatico e tra il pubblico appassionato del Festival di Sanremo.

Sanremo 2025 Luca Jurman spiega i criteri di selezione dei big e le esclusioni dalla kermesse

Il giudizio di Luca Jurman a Sanremo

Luca Jurman ha posto l’accento sulla rilevanza della comunicazione emozionale quando si valuta l’arte della musica. Secondo il critico, non basta mettere in scena una performance tecnica, ma è fondamentale trasmettere quanto le emozioni possano essere interpretate e comunicate al pubblico. Jurman ha osservato che la vittoria al Festival, almeno a suo avviso, potrebbe basarsi su un compromesso tra “meno peggio” e l’effettiva originalità, in quanto alcuni brani, seppur ben confezionati, mancano di quella spinta creativa che rende un testo e una melodia indimenticabili. Durante la kermesse, l’ambiente competitivo ha evidenziato una gamma eterogenea di talenti, ognuno con peculiarità che variano dal forte impatto visivo e sonoro a scelte più cautamente studiate. Infatti, l’intervento di Jurman ha sottolineato il valore di una formazione che unisca tecnica e sentimento, rimarcando come l’arte non debba essere confinata a mere strategie commerciali. L’ex professore ha evidenziato l’importanza di aspettare il verdetto finale, preferendo non anticipare la scaletta dei premi fino a che il pubblico e la giuria non abbiano assaporato ogni dettaglio delle esibizioni. Inoltre, il critico ha spiegato che la sua analisi si basa su anni di esperienza nel panorama musicale italiano, dove l’emozione e la capacità di trasmettere significati profondi rappresentano i veri parametri d’eccellenza. Con la sua visione, Jurman ha offerto uno sguardo nitido ed equilibrato sulla kermesse, invitando a non confondere marketing e arte autentica.

Critiche per Tony Effe e il panorama musicale

Jurman ha dedicato ampio spazio alle sue critiche su alcuni dei principali protagonisti del Festival, con particolare attenzione alla figura di Tony Effe. Il critico ha sottolineato che, secondo le stesse dichiarazioni dell’artista, quest’ultimo avrebbe abbracciato la musica per obiettivi economici, perdendo di vista il vero significato dell’arte. “Come da sue stesse dichiarazioni, Tony Effe ha cominciato a usare la musica per scopi economici e di successo personale, ma l’arte non deve essere questo. Anche quella di Capodanno è stata una grande operazione di marketing. A Sanremo ha ampiamente dimostrato di non essere all’altezza di fare grande arte, né tantomeno di provare a imitarla. Ovviamente non basta studiare canto per un mese e mezzo o due, in alcuni casi non basta una vita. Perché artisti si nasce e non lo si diventa”, ha dichiarato Jurman in termini chiari e decisi. Tali parole evidenziano la delusione del critico per una performance considerata priva della roccia emotiva e tecnica necessaria a un evento di tale portata. Accanto a questo episodio, Jurman ha messo in dubbio la proposta artistica di alcuni cantanti, pur riconoscendo che altri hanno dimostrato segnali di ripresa, come nel caso di Giorgia, che pur con un brano meno convincente ha comunque mostrato capacità vocali ritrovate. Anche il testo e la presentazione dell’inedito di Elodie, “Dimenticarsi alle 7”, sono stati criticati per la mancanza di originalità, segno di una tendenza a riproporre melodie ispirate a mode nate sui social. Queste osservazioni mettono in luce le difficoltà di un panorama musicale dove innovazione e autenticità si scontrano spesso con le logiche del marketing e della ricerca di consenso immediato.

Osservazioni su icone e nuovi talenti

Il report di Luca Jurman ha spaziato anche sulle interpretazioni di icone della musica italiana come Massimo Ranieri e Marcella Bella, sottolineando come il loro bagaglio artistico imponga standard elevati. Jurman ha commentato che da Massimo Ranieri, figura storica dell’interpretazione, ci si aspettava una performance capace di lasciare il segno, mentre la sua esibizione ha confermato la sua inarrestabile presenza scenica. Al contrario, per Marcella Bella il critico ha espresso perplessità: ha interrogato il motivo per cui un’artista del suo calibro si sia presentata con una proposta che, secondo lui, rappresenta un’occasione sprecata, affermando che brani mediocri, tratti da una casta di autori poco innovativi, non possono esaltare il talento già consolidato. Jurman ha inoltre condiviso un sentimento di rammarico per la scelta di Serena Brancale, amica e collega, che ha optato per un brano presumibilmente costruito per il successo su piattaforme come TikTok, anziché puntare a un’autentica espressione artistica. Tra gli artisti che hanno suscitato un interesse positivo, il critico ha nominato Willie Peyote e Lucio Corsi, accennando a una curiosità genuina per chi saprà proporre un percorso innovativo nel panorama musicale. Queste osservazioni tracciano una linea netta tra chi continua a rispettare la tradizione e chi, invece, sembra voltare pagina in nome del successo commerciale, riflettendo un dibattito sempre acceso sulla direzione e l’identità dell’arte musicale italiana nel contesto attuale.

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Cesare Onda

Cesare Onda

Sono Cesare Onda, redattore appassionato di gossip, serie TV, film e programmi televisivi. Amo raccontare curiosità, analisi e dietro le quinte del mondo dello spettacolo, tenendoti sempre aggiornato sulle ultime tendenze e novità

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