Marco Castoldi, noto all’arte come Morgan, ha espresso con fermezza opinioni che scuotono il panorama del Festival di Sanremo e il sistema musicale italiano. Durante una recente intervista all’Adnkronos, l’artista ha dichiarato: “Le canzoni? Non le ho neanche sentite e non mi interessa farlo, negli ultimi 10 anni edizioni tutte uguali, con mancanza di interesse per la musica e grande baccano senza senso”. Con questa affermazione, Morgan mette in luce l’omogeneità e la ripetitività di un evento ritenuto da lui privo dell’innovazione artistica che lo avrebbe potuto rendere significativo. L’intervista, che ha suscitato dibattiti e reazioni sia tra gli addetti ai lavori che tra il pubblico, offre uno spaccato critico sull’istituzione del Festival, considerata un pilastro della cultura musicale italiana e un importante momento di aggregazione mediatica e commerciale. L’artista, che vanta anche un’esperienza riconosciuta a livello internazionale grazie alla sua partecipazione e vittorie a programmi come X-Factor, non esita a sottolineare come il contesto dell’evento rispecchi problematiche ben più profonde legate alla gestione del mercato discografico e alla mancanza di rinnovamento nell’approccio alla musica.
Riflessioni sul formato del Festival di Sanremo
Morgan si sofferma su un punto cruciale riguardante l’evoluzione del Festival di Sanremo, evidenziando come le edizioni degli ultimi dieci anni appaiano sostanzialmente identiche, carenti di innovazione e concentrate più sullo spettacolo mediatico che sulla qualità musicale. L’artista osserva: “Non mi riferisco alle canzoni in modo specifico – sottolinea – ma al contesto in generale per come viene messo in atto, la mia è una considerazione sul tema di un’istituzione popolare di grande importanza a livello sia culturale che finanziario”. Con queste parole, Morgan rimprovera il modo in cui il Festival si trasforma in un grande baccano, dove il vero spirito della musica viene sacrificato a favore di un format preconfezionato e spettacolarizzato. Il tono deciso dell’artista lascia intendere che, sebbene il Festival rimanga un’occasione di aggregazione e spettacolo, il valore artistico e la ricerca della qualità musica debbano essere riconsiderati e messi al centro dell’attenzione. In un’epoca in cui il pubblico esige autenticità e rinnovamento, la proposta di Morgan solleva interrogativi sulla capacità dell’evento di evolvere e rimanere rilevante. La critica risuona come un invito a ripensare le modalità di selezione e presentazione delle canzoni, affinché il Festival possa tornare a essere non solo un’occasione di divertimento, ma anche un vero laboratorio di innovazione musicale, capace di valorizzare talenti autentici e di mantenere alta l’attenzione sul valore culturale della musica.
Critica al sistema discografico e proposte per il cambiamento
Il commento di Morgan si estende oltre il palco del Festival, toccando temi legati al sistema discografico nazionale. Egli afferma: “Tutti i cantanti appartengono a solo tre case discografiche, in pratica è un oligopolio non è libero mercato non è libertà di pensiero e non è costituzionalmente ammissibile. Non c’è nulla di sbagliato nel fatto che ci siano le major, sarebbe strano il contrario, però è assolutamente assurdo che ci sia uno sbarramento per qualunque altro legittimo imprenditore del settore, esistono centinaia di migliaia di etichette indipendenti che in questo paese producono musica importante”. Queste parole gettano luce sulla concentrazione del potere nell’industria musicale, dove pochi attori influenti determinano il destino di migliaia di talenti emergenti. Morgan continua poi: “E’ il quadro generale che non va bene e ripeto: sarebbe come chiedere di giudicare come giocano i singoli giocatori di una squadra che partecipa al campionato illecitamente perché ha selezionato i giocatori escludendo il 99% della popolazione a priori, impedendo di giocare a chi per esempio (tanto per dire delle assurdità) è figlio unico oppure ha il cognome che inizia con la P oppure non ha almeno 200mila euro sul conto corrente: come si fa a giudicare una squadra fatta di 11 giocatori che stanno dentro soltanto perché hanno dei requisiti elitari e non perché sono veramente più bravi?” Queste osservazioni invitano a una riflessione sul reale merito artistico, evidenziando come il sistema attuale favorisca logiche esclusive anziché incentrare il valore sulla capacità e sul talento. Morgan prosegue affermando: “Mettersi a discutere e giudicare la bontà delle canzoni significherebbe aver accettato questo sistema passivamente, invece io non cedo a questo gioco, che potrebbe anche essere assolutamente divertente, oltretutto il tema della canzone è proprio la mia specifica competenza perché non solo le scrivo ma le insegno anche e le assegno, ricordo che sono nel Guinness dei primati per aver vinto più edizioni di X-Factor di chiunque altro al mondo, e ciò dipende dal fatto che ho assegnato le canzoni giuste alle voci giuste, ma non mi metterò a giudicare le canzoni dei festival finché i festival non saranno costruiti in maniera seria e democraticamente corretta”. Infine, l’artista chiude il suo discorso con un appello: “Se vogliamo essere utili a una causa culturale dobbiamo smetterla di pensare di giudicare le canzoni quando fino ad ora in realtà non c’è stata nessuna volontà di costruire un ambito dove abbia un senso la canzone altro da quello del produrre del fatturato. Confondere l’arte con il mercato e’ stupido, nessuno al mondo si abbassa a tanto. Arte e mercato dialogano e sono complementari ma non si devono distruggere a vicenda, è da folli nichilisti. Se il mercato uccide l’arte, come si sta facendo, uccide anche se stesso, ed è peggio per tutti”. Le affermazioni, firmate da Andrea Persili, concludono un quadro di critiche rivolte a un sistema che, secondo Morgan, ha bisogno di un profondo rinnovamento per poter valorizzare veramente la musica e la creatività dei suoi protagonisti, invitando tutti gli addetti ai lavori e il pubblico a riflettere sul futuro della cultura musicale italiana.