Recensione
Selfie – Recensione: un racconto dell’immobilità
Il documentario diretto da Agostino Ferrente è sicuramente un progetto ambizioso e alla fine ben riuscito, nonostante alcuni momenti morti. Il film ha questa particolare costruzione in cui i protagonisti narrano le storie e le abitudini del Rione Traiano di Napoli, riprendendosi con un cellulare.
L’oggetto (uno dei più comuni e utilizzati dei nostri tempi) assume il ruolo di macchina da presa, acquistando l’onore e l’onere di principale fautore dell’arte cinematografica. Un’intuizione semplice ma efficace, in grado di mostrarci a pieno una realtà spoglia di qualsiasi artificio. Sta ai protagonisti Pietro e Alessandro decidere cosa far vedere, come mettersi e quando farlo. A volte i due guardano la fotocamera senza dire o agire. Minuti e minuti di silenzio che hanno il solo scopo di inquadrare la realtà, composta soprattutto dalle persone che vivono in quella zona e in special modo loro due, che non sono obbligati a intrattenere sempre con dialoghi, ma semplicemente sono immobili.
L’unico elemento di finzione è la fantasia di Pietro e Alessandro, che usano per evadere. Sognano e fanno credere di essere su una spiaggia a prendere un cocktail e invece sono fuori da un bar. Effettivamente alcune scene sono piuttosto lunghe e potrebbero annoiare lo spettatore, ma si tratta di una scelta artistica e come tale va rispettata. Nonostante ciò, la pellicola ha una durata abbastanza esigua rispetto all’ora e mezza classica che possiedono la maggior parte dei lungometraggi (in questo caso 76 minuti).
Selfie: uno spazio da esplorare e da conoscere
Il documentario si concentra principalmente sulla storia dei due sedicenni, ma affronta anche la vicenda di un altro coetaneo che viveva nel loro stesso quartiere e nel 2014 fu ucciso da un carabiniere. La vita dei giovani in questi ambienti è allo sbando: Pietro vorrebbe fare il parrucchiere ma non trova lavoro, Alessandro invece ha lasciato la scuola e fa il garzone in un bar guadagnando poco. Esistenze faticose, ma scelte coraggiose per due persone che hanno rifiutato la criminalità.
“Selfie” vuole essere sia un mezzo di denuncia sia di esplorazione di un luogo inospitale che molti conoscono solo grazie ai vari stereotipi diffusi. Uno spazio in cui è necessaria la mano di Pietro e Alessandro per poter essere scoperto al meglio, un luogo che non va assolutamente dimenticato, così come la storia di Davide deve restare nella memoria di tutti e, in questo caso, anche nella memoria di un cellulare.
Francesco Fabrizi
Trama
- Regia: Agostino Ferrente
- Genere: Documentario, colore
- Durata: 76 minuti
- Produzione: Italia, Francia, 2019
- Distribuzione: Cinecittà Luce
- Data di uscita: 30 maggio 2019
Agostino Ferrente porta in sala un agrodolce spaccato di Napoli, raccontato dagli occhi di due sedicenni che, così come i loro coetanei, da sempre sono i testimoni silenziosi del labile confine tra il bene e il male.
Selfie: il video racconto dei ragazzi di Rione Traiano
Era l’estate del 2014, quando il sedicenne Davide Bifolco venne ucciso per errore da un carabiniere che lo aveva scambiato per un latitante. A 5 anni di distanza il caso sembra non essersi ancora chiuso, così come la ferita che la perdita di Davide ha generato a Rione Traiano. Vivere in questo quartiere non è facile, la malavita regna sovrana e sfuggire ai suoi tentacoli risulta difficile ai giovanissimi, che spesso trovano nella Camorra una scorciatoia ai loro problemi. Tuttavia non si deve mai cadere nella trappola dei luoghi comuni, ciò infatti ce lo insegnano bene Alessandro e Pietro, i veri protagonisti di questo video racconto. Sono due ragazzi di 16 anni, diversissimi tra loro e accomunati da una forte amicizia che dura fin dall’infanzia. Alessandro ha lasciato scuola dopo essersi rifiutato di imparare a memoria “L’infinito” di Leopardi, sognando di fare il calciatore; Pietro è invece un parrucchiere che cerca un lavoro stabile.
Che l’età dei protagonisti sia la stessa di Davide non è un caso, i due ragazzi hanno infatti accettato di riprendersi e di raccontare la sua storia attraverso la loro. Il risultato è una testimonianza accesa, amara e romantica di una città che non conosce pace, in cui luce e tenebra si susseguono ininterrottamente, spingendo tutti i cittadini a decidere da che parte stare.
Selfie: l’esperimento che ha commosso la Berlinale
Agostino Ferrente decide di imprimere un taglio diverso al racconto del quartiere partenopeo di Rione Traiano, lasciando che gli stessi giovani abitanti filmassero la loro quotidianità attraverso un video-selfie. Nel documentario Alessandro e Pietro, nonostante alcune iniziali rimostranze, non tacciono nulla della realtà di Rione Traiano, tracciando un poliedrico quadro del loro quartiere e di che cosa significhi nascere, crescere e vivere circondati dalla criminalità organizzata. Ferrente ci offre così un’interessante alternativa al narrato televisivo di molte serie di successo, sdoganando falsi miti, ma confermando amare realtà, che non ci possiamo rifiutare di guardare.