Il cantautore abruzzese Setak, noto anche come Nicola Pomponi, ha fatto parlare di sé vincendo la prestigiosa Targa Tenco per il miglior album in dialetto con il suo terzo lavoro, “Assamanù“. Questa vittoria rappresenta un’importante svolta nella sua carriera musicale e un riconoscimento della sua capacità di trasmettere emozioni attraverso un linguaggio che molti considerano marginale. La sua scelta di utilizzare il dialetto abruzzese non è solo una questione di identità culturale, ma è anche un atto di coraggio artistico che merita di essere approfondito.
L’incontro tra dialetto e modernità
Setak, a 39 anni, ha scelto di esprimere la sua arte in dialetto, sfidando le convenzioni che spesso relegano i linguaggi regionali a una dimensione folkloristica. Per lui, il dialetto è una lingua viva, da considerare alla stregua di qualsiasi altra forma di espressione linguistica. “Assamanù” rappresenta un manifesto artistico e una boccata d’aria fresca dopo un periodo personale complesso. Setak ha spiegato come la sua esperienza di isolamento, dovuta a una forte crisi creativa, lo abbia portato a una riscoperta autentica del suo linguaggio e delle sue radici. “Quando ho iniziato a scrivere in dialetto, volevo fare qualcosa di veramente mio, di cui potessi essere orgoglioso“, ha affermato.
Il cantautore si è allontanato da imitazioni di modelli statunitensi e britannici, abbracciando invece le sue origini per dare vita a un sound più personale e originale. L’intento di Setak non è solo quello di difendere la sua terra natale, ma piuttosto di costruire un ponte tra la tradizione e l’innovazione, mescolando influenze che vanno dal blues al folk. Così, il suo approccio musicale si distacca dalle mere etichette culturali, ponendo al centro l’universalità delle emozioni, che trovano espressione in un dialetto che è, per lui, “una lingua come un’altra“.
La connessione personale con la musica
La carriera di Setak è quasi una biografia musicale, che narra di un giovane che, in preda all’incertezza e all’emotività di una crisi, trova la sua voce autentica. La sua passione per la musica, alimentata da artisti influenti come Fabrizio De André, lo ha spinto a esplorare suoni e temi che potessero attraversare i confini regionali e nazionali. “Creuza de mä“, l’album iconico di De André, ha lasciato un segno indelebile nel cuore di Setak, un’impronta che lo ha guidato nella sua ricerca artistica. La sua opera oggi riesce a cogliere l’essenza di queste influenze e a trasformarle in esperienze sonore profondamente personali e identitarie.
Nonostante la sua affermazione nel panorama musicale italiano, Setak mantiene un forte legame con i suoi collaboratori, tra cui spicca il nome di Tommaso Paradiso. La loro amicizia è non solo professionale, ma anche un modo per scambiarsi idee e visioni musicali, creando un ambiente di lavoro stimolante. “Lavorare con lui è un grande privilegio, perché condividiamo passioni e valori“, ha dichiarato, evidenziando quanto sia importante la comunità artistica e la sinergia creativa.
Il valore della diversità linguistica nel panorama musicale
Setak si confronta attivamente con le questioni relative alla rappresentanza e alla diversità linguistica nel mondo della musica pop. La sua vittoria al Tenco arriva in un momento in cui il dialetto sta trovando una nuova valorizzazione, con artisti come Geolier che portano il napoletano sul podio di Festival prestigiosi come Sanremo. “C’è una crescente consapevolezza che il dialetto non è sinonimo di retrogrado, ma può essere un veicolo di modernità e innovazione“, ha osservato.
Questo mutamento culturale invita a riflettere su come la musica pop abbia la capacità di superare le barriere linguistiche e culturali. Setak comprende queste dinamiche e si interroga su quali siano le norme che giudicano ciò che è “cool” nel panorama musicale odierno. Mentre alcuni artisti privilegiano una lingua straniera, altri come lui, cantando in dialetto, fanno emergere la ricchezza della cultura italiana, spesso sottovalutata. “Non capisco perché un dialetto italiano possa essere visto con scetticismo, mentre il suono di una band islandese ci sembra intrigante“, ha detto, ponendo un interrogativo provocatorio.
La sua presenza nel mondo musicale, concepita come un atto di resistenza culturale, è testimoniata anche dalla sua dedizione e dalla sua voglia di esprimere sentimenti e storie attraverso canzoni che riflettono la vita di ognuno. La Targa Tenco rappresenta non solo un riconoscimento personale, ma un punto di riferimento per il riconoscimento del dialetto come legittima forma d’arte musicale. La sua storia è quindi quella di un artista che ha saputo imporsi e far sentire la propria voce, diventando simbolo di una rinascita culturale e artistica.