“Shining” è sicuramente una pietra miliare della storia del cinema e in particolare della filmografia di Stanley Kubrick. Il film vanta una delle migliori interpretazioni di Jack Nicholson ed è inoltre uno degli adattamenti dei romanzi di Stephen King più celebri. È noto che Kubrick apportò diverse modifiche al romanzo, in particolare al finale e a 37 anni dall’uscita del film la sceneggiatrice Diane Johnson e il produttore Jan Harlan spiegano il motivo di questo importante cambiamento.
Shining: un film tratto dal romanzo di Stephen King, ma di cui King non ha mai apprezzato la fine
“Shining” è stato presto consacrato come cult movie e talvolta definito addirittura il miglior film horror di sempre. Che rientri nel podio dei best horror movie o no, non spetta a noi decretarlo, ma ci limitiamo a definirlo uno dei capolavori del genio del cinema, Stanley Kubrick; nonostante Stephen King (anche ingratamente) abbia sempre dichiarato di non apprezzare la pellicola tratta dal suo lavoro, sebbene il suo romanzo sia un best-seller oggi anche grazie a ‘quel’ film.
Uno dei motivi per cui King non ha mai ‘digerito’ lo “Shining” kubrickiano è stato proprio il finale, come ha dichiarato in un’intervista a Rolling Stones nel 2014, in cui ha palesato che “il libro è caldo, il film è freddo. Il libro finisce nel fuoco, il film nel ghiaccio”. In effetti, mentre il film termina con la celeberrima penultima scena di Jack Torrence morto per congelamento, un’immagine nucleare che qualsiasi spettatore porta nella memoria dopo la visione, nel romanzo la morte è molto più accidentale. King pone un Jack completamente alienato dalla presenza, che ha preso il pieno possesso di lui e vuole a tutti costi uccidere il piccolo Danny; la brama omicida gli annebbia talmente il cervello che l’uomo dimentica di aprire la valvola di sicurezza della caldaia, che esplode devastando l’albergo in un incendio.
A distanza di 37 anni dall’uscita di “Shining” il produttore esecutivo Jan Harlan e la sceneggiatrice Diane Johnson hanno spiegato come Kubrick abbia considerato diversi finali prima di optare per un ‘frozen’ Jack. Il cineasta decise sin da subito di non applicare al film il finale di King e cambiò molte volte idea, facendo diversi tagli al materiale girato; il suo ricercare la perfezione fino alla fine ha fatto sì che le ultime scene che noi oggi vediamo siano state decise da lui all’ultimo momento, a seguito di diverse rielaborazioni.
Shining: secondo Kubrick qualcuno doveva per forza morire
In verità, Stanley aveva ammesso sin dall’inizio, quando la Warner Bros. gli propose il progetto, che avrebbe effettuato molti cambiamenti al romanzo, era uno dei requisiti per la realizzazione del film, rivela Harlan. Tra i mutamenti drastici da applicare c’era proprio il ‘the end‘ che Kubrick riteneva insoddisfacente per un film, dato che il far saltare in aria l’albergo e tutto il resto era un luogo comune della storia del cinema. Perciò, racconta la Johnson che loro due insieme buttarono giù pagine e pagine di script alla ricerca di quello che lui voleva, ovvero qualcosa di metaforicamente e visivamente più interessante.
Il regista voleva che l’immagine del cattivo continuasse a invadere la mente degli spettatori dopo la visione (cosa in cui è riuscito perfettamente!) e che un personaggio umano innocente dovesse morire, perché Kubrick sosteneva che in un horror come si deve doveva morire qualcuno che non aveva colpe. La ricerca di un personaggio da far morire fu lunga e la scelta ricadde anche sul povero Danny, dato che Kubrick era affascinato dalla potenza suggestiva dell’immagine di una piccola sagoma tracciata col gesso sul pavimento, come quelle che si usano per i corpi delle vittime. La tenerezza del cineasta, però, ha superato il suo occhio cinematografico e la scena non venne mai realizzata.
In un’altra versione si optò per l’omicidio da parte di Wendy del suo stesso malvagio marito per legittima difesa, ma non sarebbe terminata qua, perché era trapelata l’idea che successivamente il cuoco Halloran sarebbe stato posseduto dalla stessa entità, divenendo un surrogato del Jack morto. Ciò avrebbe creato un vero e proprio intrigo nella trama, commenta il produttore, poiché Halloran diventa sin dall’inizio uno dei personaggi ‘sicuri’, di cui il pubblico si fida, il buono per intenderci; quindi, la trasformazione nel folle assassino, posseduto dalla struttura dell’Overlook Hotel, sarebbe stato un vero colpo di scena, nonché un’evoluzione filmica interessante. Come ben sappiamo non se ne fece nulla, ma Halloran fu identificato come l’innocente vittima che Kubrick tanto bramava nella pellicola.
Shining: le due scene fantasma, tagliate e mai più rintracciabili
Sin dall’inizio l’unica cosa certa nel finale è stata la fotografia che mostrava Jack ad un ballo nello stesso hotel il 4 luglio nel 1921.
Il finale, però, non doveva essere come l’abbiamo visto anche per l’assenza di due scene chiave, che sono state tagliate dalla pellicola perché la Warner riteneva eccessivamente lungo il film (la durata originale era di 144 minuti, ridotti poi a 119 nella versione internazionale). La prima riguardava una sequenza in cui Jack trova un album nel seminterrato che svela l’oscuro passato della struttura, tra cui la fotografia dell’ultima immagine; dopo il taglio, l’album è brevemente intravisto nel montaggio finale poggiato sulla scrivania di Jack. L’album, chiarisce la Johnson, era un elemento favolistico, ovvero un album avvelenato, che, una volta scoperto da Jack, lo portava sotto il controllo dell’hotel.
La seconda, innestata tra la morte di Jack e la foto, riguardava le sorti di Wendy e Danny, che venivano mostrati in ospedale mentre parlavano con il direttore dell’albergo, Ullman, che dichiarava che la polizia non era riuscita a trovare il corpo di Jack nell’albergo e che non vi erano tracce di eventi soprannaturali. Sul momento la scena creava il dubbio di un’isteria di massa (e della conseguente invenzione dell’entità paranormale) nello spettatore, presto spazzato via quando il direttore si avvicinava al bambino per dargli una palla identica a quella che Danny si vide lanciare sul pavimento dell’albergo dalla stanza 237. Quest’ultima era presente nella versione presentata al pubblico nordamericano, ma venne rimossa perché Kubrick notò che, sebbene rassicurava sulla sanità fisica e soprattutto mentale di Wendy e Danny, creava confusione negli spettatori riguardo la figura di Ullman; il perché è spiegato proprio nel canone del film horror: la gente voleva una risoluzione e spiegazione finale, ma “Shining” non voleva dare una risposta, quantomeno una spiegazione al tutto.
Kubrick si assicurò che nessuno potesse riassemblare le scene tagliate al lavoro completo o aggiungervi il materiale extra girato, distruggendo i negativi. L’unica presenza che attesta l’esistenza di quella scena sono le quattro fotografie scattate dalla figlia Vivian Kubrick e conservate nell’archivio dell’Università di Londra. Quattro testimoni fotografici di una scena tagliata in un film che termina cripticamente proprio con una fotografia.
Erika Micheli
31/03/2017