La sceneggiatrice, regista e produttrice americana Shonda Rhimes – nota soprattutto per aver creato lo show d’incredibile successo “Grey’s Anatomy”, ha deciso di lasciare la ABC dopo quindici anni di collaborazione per passare a Netflix, dove la strada per la sua azienda di produzione “Shondaland” sembrerebbe aprirsi senza intoppi.
Shonda Rhimes: Netflix e la piena libertà d’espressione
La nota donna di successo americana Shonda Rhimes, durante una Q & A con Kara Swisher di Recode tenutasi mecorledì scorso come parte del Summit del New Establishment di Vanity Fair a Beverly Hills; ha reso noto al pubblico e ai fan di aver preso accordi con Netflix per il suo progetto Shondaland.com, decidendo di abbandonare la ABC con cui aveva lavorato per ben quindi anni.
La Rhimes dichiara che Netflix rappresenta per lei una nuova frontiera del mondo dell’intrattenimento e in questo momento, è ciò di cui la donna ha bisogno per mandare avanti i suoi progetti.
La ABC, invece, a causa delle sue numerose restrizioni e del tipo di format dei suoi programmi, non è più adatta ad accogliere le idee che la Rhimes potrebbero produrre con Shondaland.
Shonda Rhimes ha inoltre dichiarato che la struttura di Netflix con nessuna pubblicità o informazione pubblica distribuita continuamente, la fa sentire finalmente libera di confrontarsi con una strada totalmente aperta.
Secondo alcune indiscrezioni il contratto stipulato tra il network e la donna sarebbe pari a 25 milioni di dollari l’anno per entrambe le parti, mentre con altre case di produzione, i talenti creativi sono spesso sottopagati rispetto al guadagno che forniscono all’azienda.
Shonda Rhimes e Shondaland, un progetto che da voce alle diversità
Dopo l’incredibile successo di “Grey’s Anatomy” Shonda ha lavorato duramente per trasformare il suo Shondaland in un business di successo; solo lo scorso mese ha infatti ampliato il marchio in digitale creando un sito web con un hub per le discussioni e la diffusione di materiale ed opinioni su una serie di importanti argomenti. Non si tratta però di argomenti relativi a moda e bellezza, ma pensieri impegnati e culturalmente validi; come per esempio interviste a personalità di rilievo quali il tennista Billie Jean King o Michelle Obama.
“Quello che sto cercando di creare è un posto d’incontro non solo per appassionati di spettacoli, ma per persone che vivono nel mondo con un modo di pensare più inclusivo. E’ un luogo per divertirsi, leggere e avere una conversazione. L’obiettivo è quello di dar voce alle persone là fuori e farle sentire rilevanti, disponibili e diverse.”
Shonda Rhimes ha poi espresso la sua terribile frustrazione nei confronti dell’industria dell’intrattenimento che ancora non s’interessa in modo concreto al bisogno di esprimere e promuovere la propria diversità. C’è molta più consapevolezza rispetto all’argomento, questo è vero, ma i mezzi per affrontarlo non sono abbastanza. Un esempio lo troviamo quando film o spettacoli televisivi con attori di colore o diretti da donne hanno successo; subito si pensa “Oh mio Dio, i neri sono in televisione e la gente li sta guardando”. Quello che è successo in occasione di “Wonder Woman” è emblematico: è stato immediatamente classificato come un film che parla di donne, a causa del fatto che sia la protagonista sia la regista lo fossero. “Un film è solo un film” ha dichiarato la Rhimes, e come tale andrebbe guardato, indipendentemente da chi lo interpreti, lo produca o lo diriga.
Ilaria Romito
05/10/2017