Recensione
Si vive una volta sola – Recensione: un maschilismo acritico e banale
Dire che “Si vive una volta sola” è un film realizzato da uomini, per uomini, sarebbe in un certo senso scorretto. L’audience specifica a cui quest’opera si rivolge è, piuttosto, identificabile da un senso dell’umorismo e un paternalismo entrambi profondamente radicati nella bassezza e nella misoginia.
Sotto questo punto di vista, la scelta di partire da un contesto ospedaliero con protagonisti dei medici è davvero azzeccata: pochi sono gli ambienti capaci di essere così ostili nei confronti delle donne come la scienza e la medicina, campi “storicamente” declinati al maschile.
Il personaggio di Lucia, l’unica donna all’interno del quartetto protagonista (per non confondersi, è anche l’unica a indossare una cuffietta a fiorellini invece di quella standard in sala operatoria), a volte dà voce a questa sua esasperazione nei confronti del maschilismo dei suoi amici, ma le sue proteste vengono messe da parte o non vengono proprio prese sul serio senza che la trama abbia nulla di intelligente da dire al riguardo.
E “Si vive una volta sola” non ha niente da dire neanche riguardo a Tina, la figlia di Umberto, il personaggio di Verdone. La ragazza si guadagna da vivere cantando e facendo la soubrette in bikini per un programma scadente, cosa che la rende oggetto di umiliazione agli occhi del padre per la maggior parte della pellicola. Neanche una superficiale riappacificazione padre-figlia riesce a cancellare il continuo slut shaming a cui è soggetta la ragazza, quando dal punto di vista satirico avrebbe avuto ben più senso prendersela coi suoi datori di lavoro e con la cultura attorno a lei.
Si vive una volta sola: poche buone battute, molte scivolate
Insomma, lo humor di questo film cerca di darsi un tono, ma è chiaro sin da subito come le fondamenta poggino su un terreno marcio, fatto interamente di battute sessuali, vilificazione della figura femminile e continui casi di infedeltà uno meno rilevante dell’altro.
Le scene più surreali di “Si vive una volta sola” girano attorno al sesso in una girandola di cattivo gusto che ha il suo orribile apice in uno dei protagonisti, Amedeo, intento a manipolare Lucia nell’andare a letto con lui sfruttando la sua condizione per fare in modo che lei non possa dirgli di no. Ovviamente, il tutto viene preso a ridere e, quando Amedeo la definisce “sessualmente generosa” davanti a un nutrito gruppo di persone, Lucia non può che ringraziare.
Ci sono anche battute divertenti all’interno del film, perché la verve romana di Verdone riesce a trasparire in alcuni momenti fortunati, ma la sua bravura da comico veterano e le ottime interpretazioni del resto del cast, costituito da pilastri del cinema italiano attuale come Max Tortora, Rocco Papaleo e Anna Foglietta, non riescono comunque a salvare un’opera che appare semi-sprofondata nella melma di cui si nutrono i cinepanettoni.
Dall’inizio alla fine, “Si vive una volta sola” non riesce a raggiungere le aspettative che sembra essersi prefisso e qualche risata genuina non è abbastanza ad alleviare la volgarità del resto.
Trama
- Regia: Carlo Verdone
- Cast: Carlo Verdone, Anna Foglietta, Rocco Papaleo, Max Tortora, Mariana Falace, Sergio Muniz, Livia Lupatelli
- Genere: Commedia, colore
- Durata: 105 minuti
- Produzione: Italia, 2020
- Distribuzione: Filmauro – Vision distribution
- Data di uscita: 26 novembre 2020
“Si vive una volta sola” è una commedia agrodolce sul significato dell’amicizia, diretta e interpretata da Carlo Verdone.
Si vive una volta sola: una delicata parabola sul senso del rimpianto e sull’emozione suscitata dai ricordi
Il film racconta la storia di quattro medici tanto abili nel loro lavoro quanto fragili, inaffidabili, insicuri e maldestri nella vita privata.
Il Professor Umberto Gastaldi (Carlo Verdone) è a capo di una formidabile équipe medica composta dalla strumentista Lucia Santilli (Anna Foglietta), dall’anestesista Amedeo Lasalandra (Rocco Papaleo) e dal suo assistente Corrado Pezzella (Max Tortora): un team di superbi professionisti della medicina ma anche un piccolo gruppo di insospettabili maestri della beffa, sempre pronti a congegnare spiazzanti scherzi spietati, specialmente se la vittima prediletta è il loro amico Amedeo.
Ma la vita riserverà loro parecchie sorprese e durante uno stravagante viaggio “on the road” verso i mari del Sud d’Italia, condito da incontri surreali, inaspettate rivelazioni ed esilaranti avventure, i quattro amici sperimenteranno un’esperienza indimenticabile, che potrebbe cambiare le loro vite per sempre.
Nonostante l’incedere dell’età, i quattro protagonisti conserveranno uno spirito fanciullesco, che renderà possibile il verificarsi e la relativa accettazione di qualunque tipo di evento.
Si vive una volta sola: uno sguardo nostalgico e dissacrante dei nostri tempi
“Si vive una volta sola” è una goliardica e al contempo malinconica fotografia dei nostri tempi, con la quale Verdone descrive uno spaccato del tempo presente attraverso il suo sguardo dissacrante, acuto e nostalgico.
Carlo Verdone fin dagli esordi, ha sempre raccontato con grande ironia, la solitudine, l’incomunicabilità e il senso di inadeguatezza, attraverso una serie di commedie brillanti eccezionali come “Borotalco” (1982), “Acqua e sapone” (1983), “Io e mia sorella” (1987), fino ad arrivare ai film della maturità, rappresentati dal magnifico e malinconico “Compagni di scuola” (1988), dall’elettrizzante e romantico “Maledetto il giorno che ti ho incontrato” (1992) e dal feroce e dissacrante “Perdiamoci di vista” (1994).
Trailer