Oggi a Roma la regista Marta Bergman ha presentato in conferenza stampa il suo primo lungometraggio, “Sola al mio matrimonio”.
Sola al mio matrimonio: dai documentari alla narrativa
Alla cineasta è stato chiesto inizialmente se si sia ispirata ai suoi documentari precedenti per la realizzazione del film e Bergman ha spiegato di aver preso molto dai materiali raccolti durante i suoi sopralluoghi nelle comunità rom. Allo stesso tempo però voleva avere più libertà nel realizzare “Sola al mio matrimonio”, quindi ha scelto la forma della finzione.
Questo si rispecchia nel personaggio di Pamela, che ha in sé aspetti realistici e tratti romanzati. Bergman voleva farne un’eroina, qualcuno capace di fare la sua scelta finale anche se nella vita reale persone del genere potrebbero non esistere.
Parlando di Alina Șerban, che nel film interpreta la protagonista, la regista ha spiegato di aver fatto davvero molti provini, ma di aver avuto la certezza che il ruolo sarebbe andato a Șerban sin dal primo momento che l’ha vista. Ha anche detto che Șerban è un’attrice professionista proveniente dal mondo del teatro (nonché attivista rom) e che questo è il suo esordio sul grande schermo; l’intero cast è composto da un misto di attori professionisti e non per volere di Bergman stessa.
Sola al mio matrimonio: la crescita interiore delle persone
Un giornalista ha posto l’accento sul personaggio di Bruno e la cineasta ha spiegato di aver voluto rappresentare attraverso di lui un tipo di uomo con cui ha spesso a che fare, un uomo afflitto da un malessere interiore che ha bisogno dell’arrivo di una persona passionale per trovare uno slancio di vita. Allo stesso tempo, però, non voleva assolutamente scadere in stereotipi su un’uomo brutto incapace di trovare una compagna.
Riguardo all’agenzia matrimoniale attraverso cui Pamela e Bruno si incontrano, Bergman ha parlato di come in Romania ci si fidi di più di organizzazioni del genere piuttosto che di possibili siti di incontri. Ha poi detto di aver mantenuto il suo approccio documentaristico anche nella realizzazione di una pellicola di finzione.
Alla domanda sulla canzone che dà il titolo al film, la regista ha spiegato che in realtà è il film a dare il titolo alla canzone. Lei aveva infatti chiesto a Viorica Tudor, musicista affermata che in “Sola al mio matrimonio” interpreta la nonna, di comporre una melodia lasciandosi ispirare dai temi della pellicola.
Bergman ha poi spiegato di non voler parlare per il popolo rumeno per quel che riguarda la divisione tra rumeni e rom, ma di aver comunque visto molta discriminazione verso i rom. Pamela in particolare è discriminata sotto molti diversi aspetti in quanto donna, ragazza madre, rom e non scolarizzata.
La regista ha concluso la conferenza dicendo di aver voluto realizzare un film sul tema dell’emancipazione, non solo quella di Pamela. Per questo motivo tutti i personaggi, anche Marian e Bruno, crescono venendo in contatto gli uni con gli altri.
Gaia Sicolo
07/02/2020