Nicchie di disuguaglianza, avidità e un assaggio di violenza: questi sono alcuni dei temi chiave di “Squid Game”, la serie sudcoreana che ha catturato l’immaginazione del pubblico di tutto il mondo. In attesa della sua seconda stagione, in arrivo su Netflix il 26 dicembre, il creatore e regista Hwang Dong-hyuk riflette sul significato profondo della storia e sulla sua capacità di rispecchiare le inquietudini della nostra società.
Un’esperienza di gioco mortale e profondi interrogativi esistenziali
“Squid Game” ha saputo rivelare, e al contempo esagerare, i lati più oscuri della società contemporanea, portando sullo schermo un’esperienza di gioco mortale che porta a riflessioni su disuguaglianze economiche e sociali. Con oltre 265 milioni di visualizzazioni, la prima stagione ha affermato il suo status di fenomeno culturale, sfruttando la tensione tra le vite in gioco e il premio finale di 45,6 miliardi di won — una cifra strabiliante che rispecchia la frustrazione e la disperazione di chi partecipa. In un mondo in cui la competizione è all’ordine del giorno, “Squid Game” si presenta come uno specchio distorto, rivelando quanto possa essere feroce la lotta per la sopravvivenza.
La serie trae spunto da una ridda di emozioni: la paura di perdere, l’avidità di vincere e la critica a un sistema che sembra premiare solo i più astuti e senza scrupoli. Con un’estetica che combina il macabro con una sorta di parco giochi, “Squid Game” offre un contrasto inquietante: giochi infantili che diventano strumenti di morte. Hwang Dong-hyuk riesce a catturare questa contraddizione, chiedendo al pubblico di riflettere su quanto, oggi come mai, possa essere distante la vita reale dagli ideali di felicità e realizzazione personale promossi dai media.
La trama avvincente della seconda stagione
La seconda stagione di “Squid Game” promette di continuare a esplorare i temi già noti, seguita dal Giocatore 456, interpretato da Lee Jung-jae, che dopo la vittoria nel gioco mortale, torna per svelare i segreti dell’organizzazione dietro la competizione. Utilizzando il denaro vinto per finanziare la sua indagine, il protagonista inizia a cercare il misterioso reclutatore vestito di elegante, un personaggio enigmatico che ha il potere di coinvolgere i concorrenti nel gioco.
La trama si addentra in un percorso tortuoso: il Giocatore 456 scopre che la fine dell’organizzazione è più complessa di quanto pensasse. Per raggiungere il suo obiettivo, è costretto a rientrare nel gioco, una decisione che mette a repentaglio la sua vita. Questa nuova stagione non si limiterà a ripercorrere le ambientazioni già note, ma offrirà giochi mortali più intricati e spettacolari, mantenendo alta la tensione e l’interesse degli spettatori. Un elemento che non sfugge ai fan della serie è l’anticipato arrivo di una terza e ultima stagione, pianificata per il 2025, che promette di concludere le avventure del Giocatore 456 con un colpo di scena.
L’estetica e i riferimenti culturali nella seconda stagione
Hwang Dong-hyuk ha dichiarato di voler rendere il Giocatore 456 un simbolo riconoscibile, evidenziando il cambiamento del personaggio attraverso il suo aspetto: i capelli rossi sono un tributo al manga “Slam Dunk”, un’opera che ha influenzato il regista. Questo cambiamento non è solo estetico, ma rappresenta la transizione del protagonista da persona ordinaria a simbolo di resistenza e lotta contro un sistema che lo ha segnato profondamente.
La nuova stagione si arricchisce anche di influenze culturali italiane, con omaggi musicali a due celebri brani: “Nessun dorma” di Puccini e “Con te partirò” di Andrea Bocelli, elementi che evidenziano come l’opera e la musica classica possano dialogare con una narrativa popolare e contemporanea come quella di “Squid Game”. La cura maniacale nei dettagli sia visivi che sonori contribuisce a creare un’atmosfera unica, capace di catturare l’attenzione e coinvolgere emotivamente il pubblico.
La genesi di un fenomeno: l’ispirazione di Hwang Dong-hyuk
La storia di “Squid Game” ha radici profonde nella vita del suo creatore, Hwang Dong-hyuk. L’idea della serie è nata nel 2009, in un periodo particolarmente difficile per la Corea del Sud, segnata dalla crisi finanziaria globale. L’autore, sperimentando in prima persona le difficoltà economiche e le frustrazioni quotidiane, ha trovato in manga come “Battle Royale” lo spunto per una narrazione che riflettesse la lotta disperata degli individui di fronte a un sistema iniquo.
La sua esperienza di disoccupazione e debiti lo ha portato a porsi domande esistenziali: se esistesse veramente un gioco per la sopravvivenza, sarebbe disposto a partecipare per salvare la propria famiglia? Queste domande sono diventate il fulcro della trama di “Squid Game”, invitando gli spettatori a interrogarsi sui propri limiti morali e sulla propria umanità in situazioni disperate. La serie, così, diventa non solo un intrattenimento, ma anche uno spunto di riflessione su tematiche universali che toccano da vicino ognuno di noi, portando alla luce ansie collettive e una ricerca di risposte in un mondo sempre più difficile da navigare.