Nel corso di un toccante incontro a Verissimo, Stefania Craxi ha condiviso la sua esperienza personale e il complesso legame con suo padre, Bettino Craxi, uno dei protagonisti della scena politica italiana. Le sue parole riflettono le sfide e le emozioni vissute da una famiglia profondamente immersa nella politica, ma anche il peso dell’esilio e la sofferenza che ne è derivata. Questo racconto offre uno spaccato intimo di una figura che continua a suscitare ferventi dibattiti e passioni.
Un padre affettuoso ma totalmente politico
Stefania Craxi ha descritto Bettino Craxi come un padre affettuoso, ma la sua vita era incentrata quasi esclusivamente sulla politica. “La politica a casa mia era tutto”, ha dichiarato. Questo forte legame con il mondo politico ha influenzato ogni aspetto della loro esistenza, trasformando il modo in cui comunicavano tra loro. Stefania racconta che l’unico modo per avvicinarsi a suo padre era utilizzare un linguaggio politico mirato. Ricorda un momento particolarmente difficile nella sua vita: “La sera in cui lanciarono le monetine, io ero incinta della mia terza figlia. Quella scena barbara mi scosse molto”. In quel momento di fragilità emotiva, Bettino la chiamò per confortarla, ribadendo la sua aspettativa di forza: “Stefania, una Craxi non piange”. Queste parole rispecchiano il messaggio centrale della loro famiglia, un legame profondo e complicato tra affetto e aspettativa.
L’esilio in Tunisia: una scelta dolorosa
L’argomento dell’esilio è emerso con forza durante l’intervista. Stefania ha raccontato come Bettino Craxi decise di riparare in Tunisia, un passo che rappresentava una scelta “volontaria” ma che comportò enormi sacrifici. Craxi abbandonò tutto ciò per cui aveva lottato: la politica, il suo partito e anche parte della sua famiglia. Stefania cercava di raggiungerlo nonostante le difficoltà, per offrirgli momenti di leggerezza in un periodo di intensa sofferenza. Dopo sei anni di esilio, Bettino si ammalò gravemente a causa del diabete, sopportando un’assenza di cure adeguate che pesò sul suo stato di salute. Il ritardo nelle assistenze cliniche e la perdita di speranza nella possibilità di tornare attivo nel mondo politico lo segnarono ulteriormente. “Mandava fax ai giornali, ma venivano cestinati”, ripercorre Stefania, rivelando un uomo in crisi non solo fisica ma anche psicologica.
Dopo una lotta disperata per la sua vita, Bettino Craxi morì a soli 65 anni, un evento segnato da grande dolore. “L’operazione avvenne con grandissime difficoltà. Dopo un mese e mezzo, cede il cuore, lui muore davanti a me”, ricorda, condividendo il tragico epilogo di una vita dedicata alla politica e al servizio pubblico.
Il senso di ingiustizia e il ricordo di un grande padre
La questione dei funerali di Stato e la cura nel suo paese d’origine hanno sollevato in Stefania un imponente sentimento di ingiustizia. D’Alema, all’epoca presidente del Consiglio, le offrì dignità e onori; tuttavia, Stefania rifiutò, sottolineando che il diritto a funerali statali doveva corrispondere al diritto di ricevere cure da uomo libero nella propria patria. “Lo definisco una grande ipocrisia”, commenta con rassegnazione. Questa esasperante disparità continua a tormentarla, poiché evidenzia quanto possa essere faticoso l’esilio per un individuo che ha dedicato la sua vita al servizio del suo paese. Il “grandissimo padre” le manca quotidianamente, e l’assenza si fa sentire non solo nella sua figura, ma anche nel suo esempio di coraggio e dedizione. “Manca il suo esempio, il suo coraggio, ma anche la sua fisicità”, conclude, richiamandosi a quel patrimonio umano che resta indelebile nel cuore di chi ha vissuto a stretto contatto con una personalità così complessa e controversa. La storia di Stefania e Bettino Craxi è un racconto ricco di emozioni, ma anche di riflessioni sulla propria identità in un contesto di difficoltà e pregiudizi.