Julianne Moore affronta con appassionante maestria la terribile discesa nel mondo dell’Alzheimer
Regia: Richard Glatzer, Wash Westmoreland – Cast: Julianne Moore, Kristen Stewart, Kate Bosworth, Alec Baldwin – Genere: Drammatico, colore, 99 minuti – Produzione: USA, 2014 – Distribuzione: Good Films – Data di uscita: 22 gennaio 2015.
A cinquant’anni, Alice Howland ha tutto: una cattedra in linguistica alla Columbia University, un marito devoto e tre adorabili figli. Durante una lezione presso l’università UCLA, le accade qualcosa di inaspettato. A metà frase, dimentica una parola importante e temporeggia goffamente sino a quando non riesce a ricordare un termine analogo. Un evento inusuale per un’accademica esperta. Tornata a New York, ha un altro vuoto di memoria. All’insaputa della famiglia, Alice consulta un neurologo, convinta di avere un tumore al cervello. Il dottore, però, non esclude un’ipotesi più sconvolgente: i sintomi fanno infatti pensare a un principio precoce di Alzheimer.
Una malattia il cui solo nome provoca terrore e sensazione di impotenza è la protagonista di questa straziante pellicola, tratta dall’omonimo romanzo scritto dall’autrice Lisa Genova. Alice è una professionista della parola, un’accademica precisa e rispettata che da un certo momento in poi vede allontanarsi di fronte a sé le conoscenze che ha sempre utilizzato e insieme a loro tutte le certezze della sua confortante esistenza seguendo un percorso lento e inesorabile all’interno di una malattia che registra di anno in anno una crescita esponenziale, classificandosi come la forma più comune al mondo di demenza. Il cammino della protagonista, interpretata dalla sempre ottima Julianne Moore, è purtroppo familiare ai uno dei registi di quest’opera Richard Glatzer, da tempo affetto da SLA.
“Still Alice” parte fin dal principio con l’intento di emozionare e commuovere affrontando una tematica molto delicata, riuscendo nell’intento, forse con qualche insistenza di troppo, di delineare il lento svanire di Alice. Una scrittura comunque delicata permette al film di non commettere l’errore, spesso frequente, di affrontare l’argomento con superficialità o escludendone importanti aspetti, come quello del tormento di chi vive quotidianamente il dolore di un proprio familiare, e tessendo sottilmente una tela di legami autentici, a cominciare da quello che lega i personaggi interpretati dalla Moore e dalla sorprendente Kristen Stewart.
Julianne Moore conferma in quest’opera il suo straordinario talento, sostenendo con una grazia e pathos non comuni i 99 minuti della pellicola e rendendo naturale la progressiva tortura a cui è sottoposto chi affronta un terribile viaggio verso una destinazione puntuale e spietata. Un’opera che nel suo complesso emoziona scegliendo un percorso di narrazione poco rischioso, ma attento e sensibile, capace di toccare delle corde universali.
Il film è stato presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2014 nella sezione Gala.
Miriam Reale