Recensione
Sto pensando di finirla qui: quando in un film non c’è niente da capire
Partiamo con il dire che in “Sto pensando di finirla qui”, traslazione su pellicola del romanzo omonimo di Iain Reid, non c’è nulla da capire. É un film “diverso”, che rifugge ostinatamente da ogni tipo di categorizzazione razionale e anzi, richiede allo spettatore un eccezionale sforzo di adesione a-critica all’universo immaginifico che vede realizzato sullo schermo.
Per meglio capire il concetto sarebbe sufficiente (ri)pensare agli altri lavori di Kaufman (“Essere John Malkovich”, “Il ladro di orchidee”, “Se mi lasci ti cancello”), ossia tutte opere in cui un atto di vera e propria disintegrazione della logica è volto a sovvertire qualsivoglia regola spazio-temporale, ai fini della creazione di un mondo visual-narrativo tanto assurdo quanto assolutamente ammaliante. E allora perché uno dovrebbe guardare un film in cui non ci capisce un’acca? La risposta potrebbe non essere semplice, se non ci si voglia arrendere al fatto che alcuni film sono meno da capire che da contemplare.
Il pervasivo stato allucinatorio in cui versa la protagonista Jessie Buckley (da encomio la sua performance!) si trasmette inevitabilmente allo spettatore, contribuendo a creare in esso uno stato come di un’emergenza interpretativa difficilmente risolvibile, se non a patto di una totale quanto inderogabile sospensione (ma sarebbe meglio dire soppressione) dell’incredulità.
Irrealismo appagante per un dramma cerebrale sostanzialmente estenuante
Ecco che allora il desiderio della Buckley di “farla finita con la relazione” si traduce magnificamente in un “farla finita con la realtà”, fino a piombare ella stessa assieme allo spettatore, gradualmente ma inesorabilmente, in uno stato di irrealismo che assume sempre più i contorni di un’astrattezza e meno quelli di un fatto concreto.
Questo film non è qualcosa che dovrebbe essere guardato mentre si è distratti da altre faccende, necessita di attenzione per fare in modo che la visione d’insieme funzioni veramente. Anche se si fatica a trovare il bandolo narrativo, è indispensabile abbandonarvisi totalmente sino ad arrivare così a commuoversi per qualcosa senza in realtà sapere bene perché e per come, eppure con uno straordinario senso di appagamento.
“Sto pensando di finirla qui” è, dunque, un dramma cerebrale e sostanzialmente estenuante, e fuor di dubbio una esperienza non per tutti, che richiede impegno ma che è perfettamente in grado di ricambiare questo impegno con una soddisfazione che il “cinema popcorn” non potrebbe mai dare.
Mirko Tommasi
Trama
- Titolo originale: I’m Thinking of Ending Things
- Regia: Charlie Kaufman
- Cast: Toni Collette, Jessie Buckley, Jesse Plemons, Jason Ralph, David Thewlis, Abby Quinn, Colby Minifie, Hadley Robinson, Guy Boyd, Ashlyn Alessi
- Genere: Drammatico, colore
- Produzione: USA, 2020
- Data di uscita: 4 Settembre 2020 Netflix
“Sto pensando di finirla qui” è un film scritto e diretto da Charlie Kaufman, adattamento dell’omonimo romanzo del 2016 di Iain Reid.
Sto pensando di finirla qui: la trama
Giovane donna “innominata” conosce un uomo dolce di nome Jake ed inizia una relazione. Dopo qualche tempo però, la giovane donna comincia a nutrire grossi dubbi sulla storia appena iniziata e sul suo nuovo compagno.
Quando Jake le chiede di accompagnarlo a trovare i suoi che abitano in una fattoria in un posto dimenticato da Dio lei è piuttosto titubante ma alla fine accondiscende. I due intraprendono un lungo viaggio in macchina per arrivare a casa dei genitori di Jake, durante il quale la ragazza non fa che ripetere dentro di sé, come un ossessivo flusso di coscienza, che dovrebbe concludere la storia hic et nunc.
Giunti in loco, padre e madre appaiono subito cortesi e ben desiderosi di conoscere la nuova fiamma del figliuolo, ma si sa, l’apparenza a volte inganna, e la giovane donna viene ben presto attirata in un gioco allucinatorio e straniante.