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Striscia la Notizia: Un format stabile in un’era di rivoluzione televisiva

Striscia la Notizia, il popolare programma satirico di Mediaset, si presenta come un’istituzione della televisione italiana, ma la sua assenza di evoluzione pone interrogativi sul futuro del format. Da 37 anni in onda, il programma ha attraversato varie epoche senza adattarsi ai cambiamenti del panorama televisivo. Questo articolo analizza la stagnazione di Striscia, il suo impatto nel contesto della programmazione Mediaset e le sfide che deve affrontare.

Un programma senza rinnovamento

Striscia la Notizia non ha mai sperimentato una vera distanza dalla sua formula originale, rimanendo ancorata a una routine consolidata. Questa immobilità assicura che il pubblico più giovane non conosca altro oltre al programma stesso. Infatti, molti under 40 non hanno idea di ciò che precedesse Striscia su Canale 5 nelle ore serali, poiché hanno sempre trovato la stessa offerta televisiva.

Striscia la Notizia: Un format stabile in un’era di rivoluzione televisiva

La capacità di innovare è fondamentale nell’industria dell’intrattenimento, dove il gusto e le preferenze del pubblico possono cambiare rapidamente. Al contrario, Striscia non ha mai abbracciato questo senso di precarietà, non ha mai messo in discussione la sua posizione né ha avviato processi di rinnovamento. L’azienda ha preferito mantenere un format statico, legato a elementi come il Gabibbo, senza introdurre cambiamenti significativi o alternative rispetto a Paperissima Sprint, presente solo nella stagione estiva.

Durante gli ultimi decenni, altre emittenti hanno mostrato una maggiore propensione all’innovazione, chiudendo o sperimentando formati al fine di rispondere alle attese del pubblico. Al contrario, Striscia ha mantenuto la sua proposta invariata, un modello di stabilità che rappresenta ormai una rarità nel panorama televisivo contemporaneo.

La struttura del programma e i cambiamenti di format

Negli anni, l’unica variazione evidente in Striscia la Notizia risiede nella riorganizzazione della sua durata. Inizialmente concepito come un notiziario satirico della durata di 20-30 minuti, il programma è stato dilatato a un’ora, allungando in modo significativo il suo spazio temporale nella programmazione serale di Mediaset. Questo cambiamento ha comportato non solo il posticipo dell’inizio della prima serata, ma ha anche reso il format più pesante e meno incisivo.

Antonio Ricci, il creatore e mentore del programma, ha sperimentato con i conduttori, abbandonando il tradizionale schema di coppie consolidate in favore di una rotazione costante. Questo approccio ha portato alla sostituzione continua di conduttori, a volte di provenienza casuale, rendendo la gestione del programma meno prevedibile e strutturata rispetto al passato. Tuttavia, questa mancanza di stabilità di figura, insieme alla continua introduzione di nuove schermate e rubriche, ha creato un mix che spesso appare dispersivo e poco centrato.

La storia di Striscia la Notizia ha subito un punto di rottura nel 2004, quando il programma ha perso il suo dominio incontrastato in favore di Affari Tuoi. Questo avvenimento ha rappresentato un momento cruciale, evidenziando la vulnerabilità di Striscia e rendendo più evidente la necessità di un adattamento alla crescente competitività e diversificazione nella programmazione televisiva.

Riflessioni sull’attualità e nuove direzioni

Le inchieste presentate nel programma, anche se di variazioni qualitative, non sembrano bastare a recuperare il terreno perso. Spesso l’attenzione è rivolta alla cronaca dell’attualità, dove il programma si erge a una sorta di «cavalier servente» delle notizie offerte da altre fonti, come dimostrato dalla diffusione del “Tapiro d’Oro” da parte di Valerio Staffelli. I ritagli di attualità rappresentano spesso il fulcro delle sue puntate, relegando a un secondo piano la qualità e la freschezza dei contenuti.

Nonostante il panorama di access in continua espansione, che potrebbe richiedere una maggiore diversificazione dei contenuti, Striscia sembra rimasta in una sorta di limbo. La proposta di un ridimensionamento della durata o di un cambiamento radicale della programmazione potrebbe apparire improbabile, ma in un contesto dove il tempo di attenzione degli spettatori è in costante diminuzione, tali cambiamenti potrebbero rivelarsi cruciali.

Una strategia innovativa, come l’inizio della prima serata alle 21:10, potrebbe integrare un’accoglienza per nuovi format e costituzioni. Solo sperimentando soluzioni diverse il programma potrebbe riconquistare quella freschezza che sembra smarrita e rispondere a un pubblico sempre più variegato.

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