Presso il cinema Farnese, nella suggestiva cornice di Campo dei Fiori a Roma, ieri sera si è tenuta l’anteprima del film drammatico “Styx”; a seguire è intervenuto il regista austriaco Wolfgang Fischer.
Wolfgang Fischer: il racconto di un film metafora sul tema dell’immigrazione
“Styx” è il racconto drammatico di un problema epocale: l’immigrazione”, così Wolfgang Fischer ha esordito nel suo intervento alla prima del suo ultimo lavoro dal titolo “Styx”, curata dalla Cineclub Internazionale Distribuzione con il patrocinio del Goethe-Institut. Il film uscirà nelle sale dei cinema italiani il 15 novembre. “Styx” racconta il viaggio di Rike interpretata da Susanne Wolff, una tedesca che incarna perfettamente il modello della donna occidentale emancipata e forte, in grado di affrontare un viaggio in barca a vela completamente da sola per realizzare il sogno della sua vita e raggiungere la paradisiaca isola dell’Ascensione nell’Oceano Atlantico. Durante la sua rotta Rike diventa testimone e “vittima” di un incidente navale. Con la sua barca si trova vicino a un peschereccio che sta affondando con a bordo un centinaio di profughi che stanno per annegare.
“Styx” è una pellicola definita da Wolfgang “pura finzione scenica. Non vogliamo presentarlo né come documentario tanto meno come reportage giornalistico”. Wolfgang Fischer durante l’incontro con il pubblico ha sottolineato che il suo film non ha una finalità politica ma rappresenta più semplicemente una metafora che incarna, secondo il cineasta, questo specifico momento storico sociale. “Styx” rappresenta un incontro a metà strada fra una donna sola che naviga da Nord verso Sud con un gruppo di esseri umani che naviga da Sud verso Nord. L’assurdo è che la donna, nonostante sia un medico abituato a soccorrere le persone, si trova difronte a un evento che neanche lei è in grado di gestire”. Fischer sottolinea proprio questo aspetto: c’è bisogno dell’aiuto di tutti, dell’Europa intera per affrontare questo problema uno stato da solo non può farcela.
Styx: unico effetto speciale… il mare
Parlando della sua opera il regista dopo alcune domande del pubblico in merito alla peculiarità della scelta di girare un film al 90 per cento in mare aperto, ha raccontato il lungo percorso che lo ha portato alla realizzazione di “Styx”.
“Ho iniziato a lavorare su questo film nove anni fa. Né io né la mia troupe eravamo preparati sulla vita in mare, infatti per mesi ci siamo “allenati” in un lago in Germania per ricreare le condizioni a cui saremmo andati incontro”.
“Styx” non ha alcun effetto speciale, tutte le immagini sono state girate all’interno della barca a vela con la quale naviga la protagonista, un esperimento molto complesso per il quale sono serviti mesi e mesi di navigazione e riprese.
Il regista ha inoltre voluto sottolineare il lavoro svolto per i casting di questo film: fatta eccezione per Susanne Wolf, il resto del cast è formato da persone che nella vita svolgono esattamente la professione che hanno nel film.
“Ho pensato di realizzare “Styx” né per denunciare un fenomeno né tanto meno per fare propaganda politica, ma al fine di aprire un dialogo con il pubblico, spero di esserci riuscito”.
“Styx” è dunque un film-metafora, di produzione austro-tedesca, che ha aperto la sezione “Panorama” alla Berlinale 2018, dove ha vinto il premio della Giuria Ecumenica e il Label di Europa Cinemas ed è anche tra i 3 film finalisti per gli EFA (European Film Awards) 2018, che saranno assegnati il 15 dicembre, a Siviglia.
Chiara Broglietti
13/11/2018