Dopo “La Favorita” lo sceneggiatore Tony McNamara torna a scrivere degli ambienti di corte settecenteschi, adattando per la tv una sua opera teatrale, “The Great”. La serie è disponibile in Italia su StarzPlay.
The Great: bicchieri e cuori infranti
Una giovane Caterina, diciannovenne ingenua e romantica (ma non stupida) viene svegliata dal suo sogno disneyano di principessa in seguito al matrimonio con Pietro III, imperatore della Russia. Accolta a suon di huzzah e bicchieri frantumati per terra in segno di esultanza, all’inizio e in parte, il suo personaggio ricorda la Marie Antoinette di Sofia Coppola per la perplessità che dimostra di fronte alle usanze dell’ambiente di corte in cui si ritrova a vivere. Le due però prendono strade molto diverse, benché in entrambi i casi finiranno per inserirsi a modo loro all’interno delle nazioni da cui son state adottate.
Caterina infatti, dopo un breve periodo di sconforto a causa dei propri ideali infranti e della vita che la attende, capisce che forse si era sbagliata, il suo grande amore potrebbe essere la Russia e non l’imperatore. E così con lo stesso slancio iniziale deciderà di utilizzare il suo animo sognatore mettendo però da parte i risvolti romantici per dedicarsi a un nuovo obiettivo: eliminare Pietro e conquistare il trono, avviando una serie di riforme che rendano il Paese più progressista e al passo con le idee che circolano in Europa.
La giovane impara dunque ad affinare le proprie capacità manipolatorie e di adattamento per cercare di spodestare un imperatore infantile e folle, egocentrico fino all’inverosimile. In questo complotto contro il marito non sarà sola, ma verrà accompagnata dalla sua serva Marial, che vuole riconquistare il vecchio rango di dama, e dal conte Orlo, intellettuale costantemente preso in giro per la sua poca virilità.
Una black comedy in costume
Proprio come per “La Favorita” la bellezza degli interni del palazzo imperiale si contrappone nettamente a un ambiente squallido, dominato da un sovrano ignorante, fermamente e stupidamente convinto della propria superiorità e alla costante ricerca dell’amore di chi lo circonda.
Anche in questo caso, inoltre la regia privilegia immagini che offrono uno sguardo d’insieme in cui è messo ben evidenzia il contesto in cui i personaggi si muovono e nel quale si ritrovano a essere invischiati finendo per diventare quasi un tutt’uno. Le belle apparenze nascondono tradimenti, risentimenti e macchinazioni, e spesso si passa dal sorriso che nasce da situazioni grottesche all’amaro in bocca.
Supportati da una struttura narrativa solida e ben costruita (anche se questo rende certe evoluzioni della storia abbastanza prevedibili), i personaggi evolvono con il passare delle puntate, ma quando si pensa di averli capiti compiono qualche azione che fa cambiare idea. Possiedono tutti una personalità sopra le righe tale che anche i più detestabili, come Pietro, in alcune circostanze risultano simpatici. Mentre la giovane Caterina finisce per adottare uno spirito machiavellico pur di raggiungere il proprio scopo, dimostrandosi disposta a mettere da parte i propri ideali.
La bella addormentata di “Maleficent” si è trasformata in un’imperatrice che vuole organizzare un colpo di stato. Elle Fanning è perfetta nell’interpretare una giovane dotata di tanta grazia quanta determinazione. E anche Nicholas Hoult (già nel cast de “La Favorita”) fa un buon lavoro nei panni dell’impulsivo e incostante sovrano, che passa dal comportarsi come un buffone ad attimi di cattiveria, con le sue espressioni accigliate e intontite mentre cerca di capire cosa gli sta succedendo attorno, le sue battute ridicole, a cui tutti sono costretti a ridere, e l’incapacità di pensare ad altri se non a sé stesso.
Un mondo fatto di apparenze
Alla fine però Pietro è vittima dell’ambiente che lui stesso ha contribuito a creare, circondandosi di persone che lo vezzeggiano e lo adulano, senza riuscire a capire che tutto ciò deriva dalla paura e non da un vero rispetto nei suoi confronti. A corte tutti sono bravi a mentire. Gli “amici” infatti devono condividere con l’imperatore anche le proprie mogli e farlo con il sorriso sul volto. A ciò si aggiunge il peso del paragone con il padre, il Grande, mentre Pietro non ha nessuno appellativo. A conquistare questo attributo sarà invece la moglie, destinata a diventare Caterina la Grande.
Il ritmo a volte avrebbe potuto essere un più costante e alcuni personaggi potevano essere approfonditi meglio, ma “The Great” resta una serie tv ben fatta e divertente. Si ispira molto liberamente a fatti realmente accaduti per dar vita a una black comedy in costume che mostra una corte settecentesca russa in cui a regnare sono promiscuità e follia, un mondo apparentemente molto diverso dal nostro ma in cui i protagonisti possiedono un’anima pop.
Maria Concetta Fontana