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The Happy Prince (2018)

Recensione

The Happy Prince: Recensione, l’ultimo ritratto di Oscar Wilde

The Happy Prince Rupert Everett

Con “The Happy Prince” Rupert Everett è destinato a convincere tutti sulle sue abilità registiche al debutto dietro la macchina da presa e a confermare le sue capacità recitative di fronte ad essa.

The Happy Prince (2018)

Sapere che sono serviti dieci anni per trovare i fondi per realizzare il capolavoro del debutto alla regia di Rupert Everett ci lascia perplessi. La sceneggiatura da lui scritta c’era già tutta, con il suo fascino e con l’onestà di un racconto che coglie con lucidità i molteplici aspetti di una esistenza umana, dimostrando l’intenzione di volerli tutti mostrare. Parliamo di Oscar Wilde, genio letterario indiscusso, di cui il film racconta soltanto il periodo finale della sua vita, dalla scarcerazione in poi, con l’inserimento di brevi e fulminei flashback che ci ricordano un percorso esistenziale di cui tutti sappiamo tutto, ma di cui si possono trovare ancora innumerevoli chiavi di lettura.

Genio letterario, individuo trasgressivo dalla sessualità ambigua, marito e padre con vocazione tradizionalista, osservatore dell’onestà nella condotta sociale, snob, narcisista, egocentrico, amante del lusso e degli usi lascivi, dal sesso all’alcool, dall’abuso di droghe e assenzio, per finire con l’abituale frequentazioni di mercenari del sesso, da lui scoperti o da lui iniziati. Tutto questo era Oscar Wilde, coi suoi pregi e i suoi difetti e tutto questo Rupert Everett ha voluto rappresentare, senza indolcirci la pillola fornendoci un icona letteraria adamantina o propinandoci un veleno descrivendo un demoniaco approfittatore di altri esseri umani. Un’onesta descrizione fedele, realistica ma soprattutto ben documentata che ci consegna un individuo a tutto tondo nell’epilogo della sua esistenza, il cui animo minato da eventi traumatici, come il carcere e la separazione dalla sua famiglia rendono fragile, minano le sue straordinarie capacità creative, generano derive autodistruttive, senza alterare quei tratti fondamentali del suo carattere che ce lo rappresentano al meglio.

Dopo la scarcerazione Wilde si trasferisce in Francia, sulla costa nord al principio e poi a Parigi. Ci troviamo verso la fine del diciannovesimo secolo, la Belle Epoque e le atmosfere francesi fin de siècle incorniciano egregiamente le naturali tendenze alla trasgressione e ai piaceri edonistici che l’artista non aveva mai negato di possedere. Quello che l’Inghilterra gli aveva rimproverato la Francia sembra concederglielo con indulgenza. Il continente diremmo, visto che Wilde si avventura anche con l’amico Bosie, ossia Lord Alfred Douglas, in quel di Napoli, dove con non eccessiva difficoltà raccoglie una numerosa accolita di giovani partenopei da coinvolgere nei festini orgiastici.

Il regista riesce a riprodurre le ambientazioni dell’epoca, restituendo loro un fascino fedele all’originario, vicoli, cimiteri, stazioni ferroviarie, case private, teatri e caffè concerto sono ricreati con uno charme d’antan ammirabile. In questo periodo l’artista porta a compimento la sua decadenza: l’abuso di alcool, cocaina ed assenzio, la scarsa alimentazione dovuta a ristrettezze economiche, l’aver contratto la sifilide portano in fretta il corpo ad un deperimento organico, al quale si aggiunge una infezione seria a un orecchio e non da ultimo le sofferenze psicologiche per la separazione da moglie e figli.

L’amore, l’amare e l’essere amati rappresenta il filo conduttore del film seppur con modalità eterodosse.

Wilde non fa fatica a definirsi un ricercatore dell’amore, originale e trasgressivo. Riesce a essere indulgente verso se stesso quando ferisce qualcuno nella sua ricerca di nuove situazioni in cui amare ed essere amato. La sua personalità narcisistica è ben delineata nel personaggio, il suo fascino intellettuale non poteva non attrarre molteplici individui, disposti ad adorarlo e a seguirlo anche dopo la sua debacle giudiziaria, purtroppo tutti destinati ad essere fagocitati in qualche maniera dal preponderante ego dell’artista.

The Happy Prince: un cast notevole di attori noti e capaci per rendere al meglio tutti i personaggi

The Happy Prince recensione

Ogni ruolo principale in “TheHappy Prince” è coperto da un attore di fama e abilità indiscussa. Colin Firth veste degnamente i panni dell’amico di Wilde Reggie Turner e così Edwin Tomas quelli di Robert Ross. Ma molta della nostra ammirazione va a Colin Morgan, che interpreta Alfred Bosie Douglas, il giovane aristocratico amante di Wilde, efebico, con tratti dandy aristocratici, movenze eleganti e smaccatamente omosessuali con quelle esternazioni isteriche e snob, incarna una delle derive amorose di Wilde con una precisione esemplare.

Concludiamo con Everett, che oltre a donarci una regia esemplare, interpreta Wilde negli anni della sua decadenza con capacità eccezionali. La fisionomia British dell’attore, con l’inserimento di cotoni labio-gengivali donano quella paffutezza al volto che c’è lo rendono fedele alle foto che ricordiamo dell’artista. Recita con toni perfetti, sia quando continua a dispensare i suoi aforismi o le sue boutade, sia quando è in preda ai fumi dell’alcool o agli obnubilamenti delle droghe, muove le labbra in maniera asimmetrica e le arriccia mostrando denti e gengive, sgrana gli occhi con lo stupore di un bambino o di un matto che ha appena riconosciuto il valore delle follie che ha pronunciato.

Attore, sceneggiatore, regista, il talento di Rupert Everett ci sembra indiscusso. Non ci resta che sperare che continui a trovare ruoli e produzioni che abbiamo il coraggio di coinvolgerlo in numerosi progetti cinematografici negli anni a venire.

Marco Marchetti

Trama

  • Regia: Rupert Everett
  • Cast: Rupert Everett, Colin Firth, Emily Watson, Tom Wilkison, Hugh Dancy, Edward Fox, Colin Morgan, Miranda Richardson, John Standing, Daniel Weyman, Edwin Thomas, André Penvern
  • Genere: Commedia, Colore
  • Durata: 105 minuti
  • Produzione: Italia, Belgio, Germania, Gran Bretagna, 2018
  • Distribuzione: Vision Distribution
  • Data di uscita: 12 aprile 2018

The Happy Prince - locandina italiana

“The Happy Prince” pone sul grande schermo gli ultimi anni di vita del grande artista Oscar Wilde. Il processo per omosessualità si era concluso con una condanna di due anni per lo scrittore che, una volta uscito dal carcere, si reca a Parigi. Fallito il tentativo di riconciliarsi con la moglie, Oscar Wilde si riavvicina a Lord Douglas, ma questa riunione non gli farà di certo bene. Non gli resta, allora, che rifugiarsi nel suo più grande amore: la scrittura.

The Happy Prince: l’Oscar Wilde di Rupert Everett

“The Happy Prince” è un film diretto, scritto e interpretato da Rupert Everett (“Il matrimonio del mio migliore amico“, “Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali“), che veste i panni dell’artista Oscar Wilde e che con questo lavoro esordisce dietro la macchina da presa. La rappresentazione del celebre scrittore non è, di certo, celebrativa; al contrario Everett decide di mostrare il dramma psicologico di cui soffrì profondamente Wilde, soprattutto dopo aver subito il processo per omosessualità.

Il cast della pellicola è colmo di attrici e attori acclamati dal pubblico: l’attore premio Oscar Colin Firth (“Il Discorso del Re“, “Magic in the Moonlight“, “Il mistero di Donald C.“, “Mamma Mia – Ci risiamo!“, “Il ritorno di Mary Poppins“) interpreta Reggie Turner, un caro amico di Wilde; Colin Morgan (il famoso Merlino della serie televisiva “Merlin”) è Lord Douglas; Emily Watson (“The Water Horse – La leggenda degli abissi“, “Anna Karenina“, “La teoria del tutto“) veste i panni di Constance Lloyd, la moglie dello scrittore.

“The Happy Prince” è stato presentato in anteprima il 21 gennaio 2018 al Sundance Film Festival 2018.

Trailer

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