La storia del geniale matematico Alan Turing commuove, appassiona e corre verso gli Oscar
Regia: Morten Tyldum – Cast: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Allen Leech – Genere: Biografico, colore, 113 minuti – Produzione: Gran Bretagna, USA, 2014 – Distribuzione: Videa CDE – Data di uscita: 01 gennaio 2015.
Non ci si poteva aspettare di meglio da “The Imitation Game”, la pellicola dedicata ad Alan Turing, il grande matematico britannico che riuscì a decodificare il sistema crittografico tedesco, anticipando la fine della Seconda Guerra Mondiale di circa due anni.
Basata sul romanzo “Alan Turing. Storia di un enigma” di Andrew Hodges, la sceneggiatura di Graham Moore si divide in tre tracce parallele: una ambientata negli anni ’50, quando il matematico fu arrestato per il reato di omosessualità; un’altra sull’adolescenza di un giovane Turing impacciato, solitario e timido che impara ad accettarsi grazie all’amicizia con il compagno di collegio Christopher; mentre la terza, la più corposa, si sviluppa durante la Seconda Guerra Mondiale. Alan Turing, brillante matematico ventisettenne, entra infatti nella squadra dei servizi segreti britannici che tenta di decifrare Enigma, il sistema di codici militari usato dai tedeschi, apparentemente impossibile da sciogliere. Mentre i colleghi prediligono un approccio classico, Turing intuisce da subito che soltanto una macchina sarà in grado di decodificare Enigma, eppure nessuno gli crede.
Con “The Imitation Game” la Gran Bretagna insegna come si realizza un biopic forte e coinvolgente. La storia ci dice già che Alan Turing riuscì a trovare il metodo di leggere Enigma, eppure il talentuoso regista norvegese Morten Tyldum riesce comunque a costruire intorno alla storia del matematico un thriller che tiene incollati alla poltrona del cinema. Lo spettatore è completamente travolto dalla scoperta, passo passo nel corso dei 113 minuti del film, di un uomo che sotto l’apparenza scostante e presuntuosa nasconde un’anima sensibile, fragile e leale. Chi è Alan Turing ce lo dicono i cinque anni in cui lavora per il governo di Sua Maestà. Inizialmente solitario e pungente con i colleghi che non sono lungimiranti quanto lui, riesce con il tempo ad aprirsi quando l’amica Joan Clarke (una Keira Knightley al suo massimo livello artistico) gli fa capire quanto il gioco di squadra possa giovare alla sua vita e al suo lavoro.
Vincitore della 32esima edizione del Toronto Film Festival, “The Imitation Game” è indubbiamente il film più riuscito del 2014 e merita ampiamente di portare a casa diversi premi Oscar. Uno su tutti quello per il Miglior Attore Protagonista, un Benedict Cumberbatch che si espone completamente in un’interpretazione da brividi. È soprattutto grazie a lui se la storia può vantare un protagonista profondo e sfaccettato e non una macchietta fisicamente somigliante al personaggio, come spesso capita nei biopic.
Non era facile far convivere in un’unica pellicola il lavoro d’importanza universale compiuto da Turning, la vergognosa condanna per atti osceni che ricevette, e il suo lato più intimo e personale. Eppure Morten Tyldum c’è riuscito, bilanciando ogni aspetto al dettaglio. Un perfetto modo di rendere giustizia, dopo oltre 60 anni dal suo suicidio, a uno dei più grandi geni mai esistiti, ripagato dal suo Paese, dopo aver salvato migliaia di vite, con una cura di ormoni per ‘guarire’ la sua omosessualità, che lo devastò. Il padre del primo computer si tolse la vita quando capì che non riusciva più nemmeno a risolvere un cruciverba. Oggi sappiamo che i tanti motivi per cui era considerato diverso gli hanno permesso di conquistarsi una pagina importante nella storia della scienza e della tecnologia.
Corinna Spirito