Che “The Walking Dead” sia una serie permeata di ‘valori’ prettamente conservatori è, oramai, piuttosto lampante. Com’è pur vero che si è manifestata, in crescendo, una forte componente religiosa che ha silenziosamente preso piede dalla seconda stagione in poi.
Nulla di strano, considerando che gli ideatori della celebre serie tv hanno, chi più chi meno, un background cattolico – caratteristica decisamente comune negli Stati Uniti -, che, inevitabilmente, va ad influenzare determinate scelte sceneggiative.
The Walking Dead: personaggi emblematici
Il ‘fattore cristianità’ inizia a manifestarsi con l’arrivo del personaggio di Hershel Greene, anziano proprietario di una fattoria in Georgia, divenuto molto religioso dopo la perdita della moglie. Estremamente indicativo è il fatto che le origini ebraiche del personaggio, nel fumetto, siano state trasformate in irlandesi, nella serie tv; scelta che evidenzia la tendenza, da parte degli sceneggiatori, a voler rappresentare una determinata fascia della popolazione americana: i cosiddetti ‘rednecks’, conservatori appartenenti alla classe medio-bassa, con una forte componente cattolica.
Hershel è un veterinario, un uomo di cultura, eppure inizialmente non accetta di buon grado la relazione che va sviluppandosi tra una delle sue figlie, Maggie, e Glenn. Come, d’altro canto, si rifiuta di considerare definitivamente morti gli altri membri della sua famiglia, divenuti ‘vaganti’, che tiene segregati nel capanno. In buona sostanza, il personaggio ci viene presentato come un uomo dalla mentalità chiusa. Ciò nonostante, subisce un cambiamento nel corso delle stagioni, acquisendo una diplomazia ed una saggezza che lo rendono, nell’immaginario collettivo, una sorta di ‘nonno saggio’ dall’infinita misericordia che, in mano, ha sempre la Bibbia aperta.
Con la morte di Hershel, è subentrato un personaggio ancor più simbolico, in tal senso: Padre Gabriel, pastore di una chiesa episcopale.
Come Hershel, ha difficoltà nell’uccidere i vaganti, nei quali si ostina a voler vedere una vestigia di umanità. Personaggio decisamente lontano dall’essere il ‘perfetto cristiano’ – dimostrandosi ‘codardo’ più di una volta -, nella settima ed ottava stagione subisce anch’egli un’evoluzione in positivo; privo dell’assennatezza di Hershel, ma disposto, come quest’ultimo, ad elargire seconde e/o terze possibilità, non è, tuttavia, un personaggio per il quale si prova particolare empatia, probabilmente poiché ancora in fase di definizione.
Come se in “The Walking Dead” assistessimo ad una sorta di ‘cristianità in crescendo’, si presenzia – è proprio il caso di dirlo – all’apparizione di un personaggio altrettanto rappresentativo della suddetta, forse il più significativo: Jesus (aka Paul Monroe/Rovia).
Jesus è… Gesù. Non c’è niente da fare. Si spera che magari, sotto sotto, il personaggio riservi qualche screziatura umana, e invece no. Almeno non fino ad ora.
Caratterizzato da una lunga e folta barba e da capelli altrettanto ‘eloquenti’, non manca di mostrare peculiarità totalmente identiche a quelle del Cristo: propensione al perdono, generica bontà d’animo, tendenza a credere nella redenzione altrui. C’è da dire, se non altro, che non ‘pecca’ d’ingenuità, a differenza dei suoi ‘predecessori in cristianità’, anzi: si è dimostrato un ottimo stratega, nonché abile combattente che difficilmente si fa mettere i piedi in testa. Ma d’altro canto è Gesù, non un discepolo qualunque.
La cerchia dei personaggi ‘potenzialmente’ religiosi si chiude, almeno fino all’ottava stagione, con Re Ezekiel, leader della comunità meglio conosciuta come “Il Regno”.
Ezekiel è sicuramente il personaggio più singolare fra quelli finora elencati, e non solo per via del nome che rimanda al profeta dell’a.C; ex guardiano di uno zoo, è sempre accompagnato dalla sua tigre Shiva, animale che serve, in buona sostanza, a conferirgli un’aria di supremazia.
Uomo pacifico, ha istituito una società di stampo feudale con grande abilità – in passato, infatti, si era contraddistinto per le sue capacità recitative – e senza forzatura alcuna: i suoi ‘sudditi’ lo amano e lo rispettano come fosse il rappresentante di Dio sulla terra, ovvero un Re a tutti gli effetti.
Unitosi a Rick e agli altri durante la guerra contro Negan, vede lentamente sfaldarsi la sua immagine di ‘profeta’ di pace, soprattutto dopo la morte di Shiva. Affronta, di conseguenza, un processo di ‘ridimensionamento’ della propria persona, mettendo in discussione le scelte finora prese. Una sorta di cammino verso l’evangelizzazione del proprio ego.
I suddetti personaggi, insieme a quello di Carol – che nella settima stagione sembra avere una crisi d’identità che la porta a stringere così forte un crocifisso tanto da provocare il sanguinamento della sua stessa mano – e alla significativa volontà di alcuni cittadini di Alexandria che, nella sesta stagione, sentono il bisogno di costruire una chiesa – anziché in qualcosa di pragmaticamente più utile -, sono fattori estremamente indicativi di una particolare tendenza alla cristianità, in “The Walking Dead”. Il che non sarebbe poi così preoccupante, se solo non vi contribuissero dei valori eufemisticamente definibili come ‘conservatori’.
Nicole Ulisse