Recensione
Tormentero – Recensione: un film visionario con una matrice di tipo teatrale
Don Rome (Josè Carlos Ruiz) è un vecchio pescatore reietto che affronta i fantasmi del suo doloroso passato, costantemente sotto gli effetti dell’alcol, in una casa fatiscente. Fu lui a trovare un grande giacimento petrolifero che distrusse l’ecosistema naturale della sua isola.
Rubèn Imaz viene dal montaggio e porta in sala un’opera complessa
Non è di facile lettura “Tormentero”, presentato nella Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2017. L’autore ha tra i suoi miti cinematografici Tarkovsky, di cui ha adorato il film “The Mirror”; in questa pellicola lo spettatore è catapultato in un questo sogno fatto da un vecchio che sta morendo in completa solitudine.
Il regista del film messicano fa diventare il suo Don Rome una sorta di Prospero de “La tempesta” di Shakespeare, come lui esiliato dal suo popolo, con al suo servizio lo spirito magico Ariel; infatti, si chiama così colui che si dovrebbe occupare del pescatore perso dietro ai suoi fantasmi. Nella sua casa, inoltre, appaiono e scompaiono anche due donne, di cui una è sua figlia. Quello che viene fuori è un ibrido affascinante tra cinema e teatro sperimentale non di facile comprensione per tutti.
Una storia di fantasmi con un dimensione spazio temporale alterata
Per apprezzare il film di Imaz occorre entrare in un’ottica scevra da ogni contesto narrativo tradizionale. Tutto quello che vediamo sullo schermo è in realtà solo un sogno allucinato di un povero vecchio alcolizzato morente che fa i conti con il suo passato.
“Tormentero” ha qualcosa di Lynchiano nella presentazione del doppelgänger di Don Rome e del suo servitore Ariel. Inoltre, nel plot ci sono tutti gli elementi della natura come il fuoco, il vento e l’acqua, simboli di una cultura animista come quella incarnata dal regista di “Twin Peaks”. Il montatore messicano non vuole palesemente compiacere il suo pubblico, bensì coinvolgerlo nel suo personale omaggio a un vecchio sepolto realmente nel villaggio di Campeche. Sicuramente “Tormentero” non è facile, ma presenta, tuttavia, delle immagini di una bellezza sublime accompagnate da una colonna sonora che le impreziosisce ulteriormente. Illuminante la performance di Jose Carlos Ruiz, attore messicano che riesce a dare vita a un personaggio sì disturbante, ma anche dolente nel suo urlo silenzioso di dolore per madre natura distrutta dall’avidità di denaro dell’uomo.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Rubén Imaz
- Cast: José Carlos Ruíz, Gabino Rodríguez, Monica Jimenez, Waldo Facco
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 80 minuti
- Produzione: Messico, Colombia, Repubblica Dominicana 2017
- Data di uscita: n/d
“Tormentero”, film drammatico dall’impianto teatrale, è diretto da Rubén Imaz, regista al suo terzo lungometraggio dopo aver diretto nel 2006 “Familia Tortuga” e nel 2015 “Epitafio”.
“Tormentero”, presentato alla Selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2017, è una perla di non semplice comprensione, ma di forte impatto emotivo.
Il protagonista Romero, altresì conosciuto come Don Rome, è un pescatore che, anni prima, si è imbattuto in un giacimento di petrolio presente nel suo villaggio. Una scoperta che, inevitabilmente, cambia la vita a lui, in primis, e a tutte le persone che gli stanno intorno. Amici e parenti che, nel tempo, gli volteranno le spalle.
Romero, rimasto solo in compagnia dei fantasmi che popolano il suo passato e presente, ossessionato e abbattuto dall’alcol, cercherà in tutti i modi di redimersi e riscattare quell’orgoglio perduto anni prima.