Il Trento Film Festival, giunto alla sua 73esima edizione, si conferma come un evento di riferimento per il cinema di montagna e per le tematiche legate alla natura. Quest’anno, il festival si arricchisce di nuove sezioni, tra cui una dedicata al western di montagna, e affronta questioni di grande rilevanza sociale, come il cambiamento climatico. Mauro Gervasini, responsabile della programmazione cinematografica, condivide la sua visione e le novità di quest’edizione.
Un festival in evoluzione: il rapporto con la natura
Negli ultimi anni, il Trento Film Festival ha visto un crescente interesse da parte del pubblico, catalizzato da eventi globali come la pandemia e l’attenzione crescente verso il cambiamento climatico. Questi fattori hanno reso il festival un punto di incontro per riflessioni sul rapporto tra uomo e natura. Gervasini sottolinea come il festival stia cercando di ampliare la propria audience, superando i confini di una nicchia di settore. La programmazione di quest’anno si propone di affrontare tematiche attuali attraverso una selezione di film che stimolano la riflessione e l’azione.
Il festival, con la sua lunga tradizione, ha visto un passaggio di testimone significativo. Gervasini è subentrato a Sergio Fant, che ha diretto il festival per 14 anni, portando con sé una passione per la montagna e una solida esperienza nel campo cinematografico. La sua sfida è stata quella di coniugare queste due anime, creando un programma che valorizzi il cinema di montagna, spesso sottovalutato, e che esplori nuove forme narrative.
La sezione western di montagna: un’idea originale
Una delle novità più interessanti di questa edizione è la sezione dedicata al western di montagna, un genere che ha radici profonde nella cultura cinematografica. Gervasini, insieme al collaboratore Gianluigi Bozza, ha ideato questa sezione per ampliare la memoria storica del cinema di alta quota. Tra i film in concorso, spicca “Donde los árboles dan carne“, ambientato nella Pampa, e una selezione di western classici come “L’ultimo dei Mohicani” del 1920, accompagnato da musica dal vivo.
Questa proposta non è solo un omaggio al genere, ma un modo per dimostrare come il western possa essere reinterpretato in contesti diversi, inclusi quelli montani. La scelta di includere opere di registi come Anthony Mann e Sam Peckinpah arricchisce ulteriormente il programma, offrendo al pubblico un’esperienza cinematografica variegata e stimolante.
Il ruolo del documentario e la figura di Messner
Il Trento Film Festival è noto per la sua forte inclinazione verso il documentario, e quest’anno la star indiscussa è Reinhold Messner. Il suo film “K2 La grande controversia” ha attirato un grande pubblico, dimostrando come il cinema di montagna possa affrontare temi complessi e affascinanti. Gervasini evidenzia l’importanza di non limitarsi ai documentari, pur riconoscendo il loro valore centrale nel festival.
La programmazione include anche film di finzione, come “Vingt dieux“, che ha ricevuto riconoscimenti a Cannes e al César. Questo approccio ibrido permette di attrarre un pubblico più ampio, unendo appassionati di documentari e cinefili in cerca di storie avvincenti. Gervasini è convinto che il festival debba continuare a esplorare nuove strade, mantenendo viva la tradizione del cinema di montagna, ma anche abbracciando la narrazione di finzione.
La sfida della narrazione cinematografica
Gervasini affronta anche le sfide legate all’innovazione tecnologica nel cinema di montagna. L’uso di droni e telecamere portatili ha reso più accessibile la realizzazione di film, ma ha anche sollevato interrogativi sulla qualità estetica delle opere. La sfida per i cineasti è quella di utilizzare questi strumenti in modo creativo e originale, evitando la banalità. Esempi come “Nella pelle del drago” di Katia Bernardi dimostrano come un uso intelligente della tecnologia possa arricchire la narrazione.
Il Trento Film Festival si propone quindi come un laboratorio di idee, dove il cinema di montagna può evolversi e adattarsi alle nuove realtà. Con una programmazione che spazia dal documentario al western, il festival continua a essere un punto di riferimento per chi ama la montagna e il cinema, offrendo spunti di riflessione e nuove prospettive.
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