Siamo dunque arrivati al finale di stagione della serie che più di ogni altra ha segnato il panorama televisivo degli ultimi anni. Dopo i molti tradimenti, omicidi e rivelazioni, ci è finalmente possibile analizzare l’opera nella sua totalità, tentando di capire dove ci abbia portato questo lunghissimo percorso. Ecco a voi la recensione dell’ultima puntata de “Il trono di spade”
Il trono di spade: and now our watch has ended
La puntata inizia poco dopo la fine della precedente, con l’ultimo Lannister rimasto vivo, Tyrion, che insieme a Jon Snow e Ser Davos cammina per le strade ormai distrutte di Approdo del Re. Lo scenario è desolante, i corpi bruciati sono accatastati accanto agli edifici crollati della città. Le sanguinolente conseguenze del gesto di Daenerys sono ormai palesi. Tyrion si dirige da solo nella Fortezza Rossa, con l’intenzione di cercare i cadaveri dei fratelli. La scena in cui vedrà la mano d’oro di Jamie spuntare dalle macerie è tra la più toccanti della puntata, ennesima testimonianza delle capacità attoriali di Peter Dinklage.
Daenerys, ormai palesemente inebriata dal potere, ordina a Verme Grigio e ai suoi sottoposti di uccidere ogni soldato Lannister rimasto vivo. Arringa poi le sue truppe con un bellicoso discorso in cui fa intendere come questo sia solo l’inizio: ringrazia chi ha combattuto per lei, e annuncia nuove guerre finché non saranno liberati “tutti i popoli”, compreso quello di Grande Inverno.
Jon è, come al solito e più di prima, particolarmente confuso e sconvolto. Tyrion, rinvenuti i corpi senza vita di Jamie e Cersei, si presenta davanti alla Madre dei Draghi accusandola di genocidio e lanciando a terra la sua spilla da Mano del Re, gesto che gli varrà l’accusa di tradimento e l’incarcerazione. Sarà solo il dialogo che l’ex bastardo di casa Stark avrà con il Folletto a convincerlo che forse non tutte le azioni della Regina sono giustificate dal buonsenso e dal buon cuore, anzi.
Trono di spade: il gesto estremo
Arriviamo dunque alla scena principale di tutta la puntata. Messo di fronte all’evidenza, Jon arriva nella sala del castello per confrontarsi con la sua Regina. Il percorso che ha portato Daenerys a sfiorare il trono è stato lungo e travagliato, e vedendo la giovane sfiorare al trono è impossibile non pensare a quanto abbia dovuto sacrificare se stessa e i suoi ideali per raggiungere quella posizione.
Che il suo sia stato uno cambiamento o una rivelazione del suo vero essere non è dato saperlo, ma come suggerisce Tyrion, la donna si è sempre macchiata di crimini indicibili, giustificati solamente dall’averli compiuti su persone ancora più malvagie di lei.
Ma è proprio nella tanto agognata sala del trono che i due ragazzi arriveranno al confronto definitivo. Jon Snow, figlio adottivo di Ned Stark e uomo dai ferrei valori, si troverà costretto a compiere un gesto estremo. Il percorso di Daenerys della Casa Targaryen, giunge quindi al termine per mano della persona che ama. La sua parabola è dunque discendente, un tempo grande speranza per un mondo più civile e corretto, la ragazza muore da tiranna, accecata dalla sua sete di potere. La scena successiva è sicuramente tra le più spettacolari, Drogon, l’ultimo drago rimasto vivo, scioglie il trono di spade con una fiammata e si allontana portando con se il cadavere di sua madre.
Il trono di spade: Il futuro di Westeros
Improvvisamente siamo nella Fossa del Drago, dove sono riunite tutte le persone più importanti di Westeros come Sansa, Arya, Bran, Brienne, Gendry, Sam e Ser Davos. Verme Grigio appare con Tyrion, ancora incatenato, ma l’argomento principale della seduta di questo strano concilio non è la morte di Daenerys, perchè tutti sono più interessati a capire chi regnerà adesso che la guerra è finita e non c’è nessun legittimo discendente al trono.
Dopo che la proposta di Sam di instaurare una democrazia viene accolta da sonore risate, Tyrion propone di nominare Bran, in quanto ricordo vivente e memoria del vecchio mondo. Il corvo a tre occhi, alla domanda, risponde con un arrogante: «Per cosa credi sia venuto fin qui?». Sansa è l’unica che non vota sì: dice che il Nord tornerà a essere un regno libero com’era un tempo. Bran lo Spezzato è quindi il nuovo Re dei Sei Regni, e la sua prima scelta è nominare Tyrion come sua Mano. La nomina ha una duplice funzione, riconoscere l’estro e il buon cuore dell’ultimo Lannister ma anche costringerlo a rimediare ai danni causati a causa dei precedenti regnanti.
Non è dato sapere cosa sia successo a Jon dopo il momento in cui uccide Daenerys,. Lo rivediamo imprigionato settimane dopo: gli Immacolati lo vorrebbero morto, ma Verme Grigio non l’ha ucciso. Una cosa è certa, essendo l’unico presente rimasto vivo, è probabile che sia stato proprio Jon a rivelare agli altri il destino della Madre dei draghi. Bran decide di trovare un compromesso inviandolo al Castello Nero, dove dovrà rimanere esiliato fino alla fine dei suoi giorni.
La fine di un’era
Arya decide di andare a esplorare le terre a Ovest di Westeros, mentre Sansa torna a Grande Inverno dove è incoronata Regina del Nord. Ad Approdo del Re si insedia il nuovo governo, composto da Tyrion, Sam, Brienne, Ser Davos e Bronn, nell’insolito ruolo di ministro delle Finanze. Verme Grigio e gli Immacolati salpano verso Naath, l’isola della defunta Missandei. Jon intanto arriva a Castello Nero e ritrova Tormund e il suo metalupo Ghost, al quale finalmente fa una carezza. L’ultima scena, diametralmente opposta a quella di apertura della serie, li mostra addentrarsi nel bosco.
E’ molto interessante riflettere sul destino degli Stark, protagonisti indiscussi dalla prima stagione e forse gli unici personaggi ad essere considerabili al cento per cento buoni. Jon, costretto all’esilio, si ritrova Re tra i Bruti, pronto a esplorare insieme a loro il Nord della barriera nel quale, simbolicamente, iniziano a rispuntare i primi fili d’erba. Sansa ottiene finalmente il riconoscimento che per troppo tempo le era stato negato, dimostrando di aver imparato dai migliori l’arte della politica. Arya, placata la sua sete di vendetta, salpa alla ricerca di nuovi lidi, una sorta di novella Magellano.
L’ultima stagione della serie che più ha plasmato il panorama televisivo è dunque finita. L’altissima qualità della produzione potrebbe aver a volte offuscato qualche lacuna nella sceneggiatura, abilissima ad adattare i libri finché presenti ma non egualmente capace di strutturare una vicenda una volta lasciata senza canovaccio. Al netto di tutte le teorie dei fan e dello sviluppo sicuramente non lineare ( molte, si potrebbe dire troppe, le trame abbandonate o dimenticate) una serie in grado di orchestrare un’ottima storia, raccontata al meglio delle potenzialità del mezzo televisivo e sempre in grado di attirare l’attenzione del pubblico.
Riuscirà la HBO a sopravvivere al post Trono di Spade? La risposta è quasi sicuramente si, ma nel dubbio sono già in fase di sviluppo degli spin-off.