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Tutta colpa di Freud – Recensione

Psicanalisi, diversità e rapporti sono il fulcro del nuovo lavoro di Paolo Genovese, sullo sfondo il centro di Roma in tutta la sua bellezza

Regia: Paolo Genovese – Cast: Marco Giallini, Vittoria Puccini, Claudia Gerini, Alessandro Gassman, Anna Foglietta, Vinicio Marchioni – Genere: Commedia, colore, 120 minuti – Produzione: Italia, 2014 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 23 gennaio 2014.

tuttacolpadifreudDopo la saga di “Immaturi” e il natalizio “Una famiglia perfetta”, Genovese torna dietro la macchina da presa per dirigere “Tutta colpa di Freud”, pellicola che i produttori sperano avrà lo stesso, se non maggiore, successo delle opere precedenti. Se non altro perché il film è costato la bellezza di 6 milioni di euro, la maggior parte dei quali probabilmente sfumati in location.

La storia che si vuole raccontare è quella di un analista, (interpretato dal bravissimo Marco Giallini), che cresce tre figlie da solo e le aiuta ad affrontare i loro problemi sentimentali. Una famiglia atipica, sicuramente particolare: la maggiore delle tre è una lesbica che decide di tornare etero, la seconda si innamora di un sordo muto e la terza di un uomo più grande di lei di 30 anni. Come se non bastasse, il povero padre, solo da sempre, si infatua della moglie tradita di quest’ultimo.

Analizziamo (è proprio il caso di dirlo) i fatti: una trama così, accostata al nome di Freud, farebbe accapponare i capelli a diversi intellettuali. Già perché scomodare Freud, per quella che sembra una tipica commediola italiana? In effetti forse si sono andati a toccare riferimenti troppo alti, per un film che a mio avviso, risulta tutto sommato piacevole, ma niente di memorabile.

Alla pellicola è preceduto un libro, il primo romanzo di Paolo Genovese, dal titolo omonimo. E’ stato il regista stesso a rimarcare il suo attaccamento alla scrittura, e dunque alla sceneggiatura che è stata vista e rivista numerose volte. Proprio per questo mi dispiace dire che di aver riscontrato problemi di originalità e naturalezza proprio nella scrittura.

Se da un lato emerge una costruzione fresca, dall’altra sono troppi i dialoghi e le ricostruzioni da sitcom americana già visti. Per quanto riguarda la storia, che rimane volutamente con finale aperto, diverse sono le parti che definirei un po’ sopra le righe, come ad esempio il tentato suicidio verso la fine.

La comicità non è mai volgare, ma le parti del film in cui si ride non sono tantissime, e riguardano per la maggior parte le sequenze di Sara (Anna Foglietta) alle prese con l’ambiente etero mai sperimentato.

Tra le note positive c’è sicuramente il cast. Il già citato Marco Giallini fa suo un ruolo apparentemente distante da quelli a cui siamo abituati, e riesce a descrivere l’amore quasi rassegnato di questo padre verso le figlie in maniera eccellente. Lui e Anna Foglietta con la sua mimica, sono senza dubbio le star del film.

C’è da dire che le tematiche, soprattutto il sordomutismo, vengono affrontate con rispetto e delicatezza. Vinicio Marchioni è bravo nel suo ruolo a non suscitare pietà nello spettatore.

Una scena che risulta toccante è proprio quella che riguarda l’attore, mentre sul palco del Teatro dell’ Opera canta in playback “Tu che mi hai preso il cuor” da “Il Paese del sorriso”. Ma purtroppo l’aria musicale e con essa l’atmosfera, si blocca troppo presto per passare ad altro.

“Tutta colpa di Freud” è girato quasi interamente al centro di Roma, tra Campo De Fiori, Piazza Navona e via dei Coronari. Gli interni sono quelli tipici delle case antiche del centro, arredate con quello stile artistico-chic delle persone che tipicamente vi abitano.

Anche i luoghi frequentati dai protagonisti rispecchiano questo standard: locali trendy, vintage, conosciuti dai frequentatori degli ambienti artistici romani.

Gioia Abbattista

Tutta colpa di Freud – Recensione

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