Twin Peaks 3×14: Benvenuti nella Loggia Bianca e nel Convenience Store
Mancano solo tre ore delle diciotto di cui è composto questo lungo film di David Lynch, che continua a regalare ai suoi spettatori rivelazioni preziose, ma con lo stile lento che contraddistingue questo poliedrico personaggio che nella sua carriera ha dato il meglio di sé nell’arte, in primis ovviamente nel cinema come attore e regista, ma anche nella musica.
Il grande protagonista del quattordicesimo episodio di “Twin Peaks 3” è stato proprio Lynch nei panni di Gordon Cole, detective dell’FBI mezzo sordo, ma molto amante del gentil sesso, tanto da arrivare a sognare Monica Bellucci che, in un breve ma convincente cameo, lascia il segno.
Ricopre un ruolo di primo piano anche Andy, il mite poliziotto di Twin Peaks che, poiché puro di spirito, riesce a incontrare nella Loggia Bianca Il Gigante. Sarà lui a rivelargli l’esistenza del doppelganger di Dale Cooper in una lunga sequenza che lascia senza fiato. Appare, per l’occasione una donna nuda asiatica che ricorda molto la bella Josie, che era rimasta intrappolata nelle pareti del Great Northen Hotel nelle stagioni precedenti.
L’episodio 14 si chiude con una spaventosa Sarah Palmer che ha evidentemente perso qualsiasi umanità e con l’apparizione dello scialbo James.
In sintesi, i nodi stanno venendo al pettine ed è solo una questione di tempo. Tutti quanti si ritroveranno nei boschi pieni di mistero di Twin Peaks per un finale che probabilmente lascerà a bocca aperta.
Twin Peaks 3×15: l’addio dell’attrice Catherine E. Coulson e il grande mistero sull’identità di Judy
Il quindicesimo episodio di “Twin Peaks 3” realizza un tributo commovente a due grandi personaggi della serie. Si resta senza fiato a vedere l’ultima telefonata della Signora Ceppo al poliziotto Hawk, in cui una Catherine E. Coulson, realmente in fin di vita durante le riprese, saluta il suo amico per l’ultima volta. Oltre ad avvisarlo dei pericoli che potrebbe correre gli dice: “Sto morendo, ma lo sai, la morte è solo un cambiamento, non la fine“.
Riappare, senza apparire veramente, anche la compianta rockstar David Bowie/Philip Jeffries nel Convenience Store. Bad Cooper sente la sua voce e gli chiede di Judy…a questo punto la grande domanda è: chi è Judy? In attesa di saperlo, per ora ci accontentiamo di vedere Dougie che comincia a ricordare qualcosa del suo passato, ovviamente a modo suo. La quindicesima puntata si chiude con un noioso dialogo tra Audrey e il suo orribile marito, aprendosi però con il bacio travolgente tra Big Ed e la bella Norma, uniti finalmente dopo tanti anni.
Twin Peaks 3×14 e 3×15: dimensione onirica e sovrannaturale dominante in una continua alternanza di immagini a colori e in bianco e nero
In “Twn Peaks 3×14” tendenzialmente sono due i filoni, entrambi nel segno del mistero e della dualità. Il primo è basato sul sogno di Gordon Cole con la Bellucci, che gli sussurra con voce seducente in un caffè parigino la frase “We are like the dreamer who dreams, and then lives inside the dream”. But who is the dreamer?”; mentre alle spalle appare il suo doppio, come era venticinque anni prima, e un’immagine rarefatta di Dale Cooper.
Questa visione è discussa da tutta la squadra composta da Albert, Tammy e Diane che spiegano allo spettatore il mistero “Blue Rose”, il primo caso misterioso che vide coinvolti Gordon e lo scomparso nel nulla Philip Jeffries/David Bowie, apparso fugacemente in “Fuoco cammina con me”.
Si scopre così che Miss Fuck You/Diane è la sorellastra di Janey-E /Naomi Watts, moglie di Dale a Las Vegas.
Il secondo filone importante dell’episodio è la scoperta fatta dai Bookhouse Boys della Loggia Bianca, trovata grazie alle coordinate lasciate dal padre di Bobby Briggs al figlio, responsabile venticinque anni prima dell’operazione super segreta “Rosa Blu” realmente esistita negli anni ‘70.
Il giovane poliziotto, ex fidanzato di Laura Palmer, ritrova un luogo della sua memoria, “Il palazzo di Jack Rabbit”, che altro non è che una grande radice di un albero secolare, che ricorda un po’ la porticina di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Del resto siamo in un mondo magico dove sogno e realtà si confondono continuamente e il tempo non sembra esistere così come lo concepiamo nella vita quotidiana.
Non a caso il sodale di Lynch, il teosofo Mark Frost, sembra aver preso ispirazione per le due Logge dalle teorie della famosa medium ucraina Helena Petrovna Gan più nota come Madame Blatavsky, morta nel 1981 a Londra. Tutto il percorso verso questi luoghi/non luoghi è concepito come una caccia al tesoro, dove è la paura e/o la bontà del cacciatore a fare il vincitore. Infatti, per la Loggia Bianca, che ancora non avevamo visto, è Andy, il poliziotto di provincia apparentemente stupido, a parlare con il Gigante che dice di essere “The Fireman” e lo accoglie in una sorta di Club Silencio di “Mullholland Drive”.
È molto onirica e rigorosamente in bianco e nero anche la parte del Convenience Store, con inquietanti boscaioli fantasmi e una donna che sembra Laura Parmer vecchia. È lei – che parla al contrario come nella Loggia Nera – ad introdurre Bad Cooper alla stanza dove Mr. Bowie parla da una sorta di campana. Il Convenience Store sembra essere una dependance cheap della Loggia Nera, dove il Duca Bianco è rimasto intrappolato in tutti questi anni.
Twin Peaks 3: tutto il cinema di David Lynch con i suoi tempi dilatati e mille citazioni prese dalla Meditazione trascendentale
Il quattordicesimo episodio è assolutamente imperdibile ed è legato a filo doppio con l’ottavo, quello più visionario e folle di questo revival. Tutto è lento e ipnotico, dai dialoghi alle sequenze. Il passaggio dal colore al bianco e nero potrebbe ricordare “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders, dove tutto cambiava se il punto di vista era quello degli angeli o degli uomini. L’assenza di colore rappresenta senza alcun dubbio la dimensione onirica, che sembra essere molto più importante di quella reale.
Tammy, a proposito dell’operazione Blue Rose, utilizza la parola “tulpa” (un termine della lingua tibetana usato in ambito buddhista e, soprattutto, meditativo che definisce un’entità incorporea, creata attraverso particolari metodi meditativi sviluppati dai monaci). In questo modo Lynch ha definito il suo universo con una sintesi propria solo dei grandi maestri.
Anche l’addio della Signora Ceppo con le sue considerazioni sulla morte è in pieno stile lynchiano. Tra tanti spunti, merita una menzione anche una citazione visiva della serie televisiva HBO “Westword” ispirata dal film di Crichton, “ Il mondo dei robot”, nella disturbante sequenza di Sarah Palmer che uccide brutalmente un tipo che la disturba al bar. Molto meno incisiva nei due episodi la performance di James, ex amorazzo di Laura, e della sua amica Donna, che già all’epoca non diceva molto.
Ivana Faranda
21/08/2017