Il nuovo film “Drop”, diretto da Christopher Landon e prodotto da Blumhouse, si presenta come un thriller avvincente che esplora le paure moderne legate alla tecnologia e alle relazioni. La trama ruota attorno a Violet, una psicologa che, dopo aver vissuto un trauma personale, decide di rimettersi in gioco accettando un appuntamento con un uomo conosciuto tramite un’app. Tuttavia, ciò che doveva essere una serata promettente si trasforma rapidamente in un incubo, sollevando interrogativi sulla sicurezza e la vulnerabilità nell’era digitale.
La protagonista e il suo passato
Violet, interpretata da Meghann Fahy, è una donna che porta con sé il peso di un passato difficile. Vedova e vittima di violenza domestica, ha dedicato la sua vita ad aiutare altre donne che si trovano in situazioni simili. La sua professione di psicologa la rende consapevole delle dinamiche abusive, ma non la prepara a ciò che la attende durante il suo primo appuntamento. Lasciando il figlio a casa con la sorella, Violet si reca in un elegante ristorante panoramico di Chicago, dove spera di ricominciare a vivere. Tuttavia, la serata prende una piega inquietante quando inizia a ricevere messaggi minacciosi sul suo cellulare, provenienti da qualcuno che sembra conoscere ogni dettaglio della sua vita.
La scelta di un personaggio principale con un background complesso aggiunge profondità alla narrazione. La vulnerabilità di Violet è palpabile, e il suo costante controllo sulla situazione, monitorando il figlio tramite webcam, mette in luce il suo desiderio di protezione. Questo aspetto della sua personalità rende il suo viaggio emotivo ancora più coinvolgente, mentre il pubblico si chiede se riuscirà a superare le sfide che le si presentano.
La critica al mondo digitale
“Drop” affronta un tema attuale e rilevante: la dipendenza da dispositivi elettronici e la vulnerabilità che ne deriva. La trama si sviluppa attorno alla figura del “digit drop”, un concetto che potrebbe risultare estraneo a molti, ma che rappresenta una realtà inquietante. La pellicola mette in evidenza come la tecnologia, pur essendo un mezzo di connessione, possa anche trasformarsi in uno strumento di controllo e minaccia. Violet si trova a fronteggiare un nemico invisibile, capace di manipolare la sua vita attraverso il suo smartphone.
Questo elemento di suspense è ben costruito, con il pubblico che si interroga su chi possa essere il responsabile dei messaggi inquietanti. La narrazione gioca con false piste e indizi ingannevoli, mantenendo alta la tensione. La scelta di non rivelare immediatamente l’identità del minaccioso interlocutore aggiunge un ulteriore strato di mistero, coinvolgendo gli spettatori nel tentativo di risolvere il puzzle.
Un finale deludente
Nonostante le premesse interessanti e una prima parte avvincente, “Drop” delude nel suo finale. La sceneggiatura, scritta da Jillian Jacobs e Chris Roach, non riesce a mantenere il livello di originalità promesso. La conclusione si riduce a una serie di inseguimenti e confronti fisici, che sembrano ripercorrere schemi già visti in altri film del genere. Questo approccio convenzionale mina l’impatto emotivo della storia e lascia il pubblico con un senso di insoddisfazione.
La regia di Christopher Landon, noto per il suo lavoro in “Auguri per la tua morte” e “Freaky”, mostra la sua abilità nel creare tensione, ma la sceneggiatura non riesce a sostenere il potenziale del soggetto. La mancanza di un finale più audace e innovativo fa sì che “Drop” si allinei a una serie di film che, pur partendo da idee intriganti, non riescono a realizzarle appieno.
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