Arriva il 14 aprile nelle sale italiane “Una madre, una figlia”, l’intenso film di Mahamat-Saleh Haroun, che racconta di una giovanissima che deve affrontare in Ciad una gravidanza indesiderata.
“Una madre, una figlia” è il suo primo film con donne in ruoli da protagonista. Quando è nata l’idea di realizzare questo progetto per parlare della condizione delle donne in Ciad?
Era da molto tempo che pensavo di rappresentare un ritratto di una donna ciadiana simile a quelle che conosco. Sono donne single, vedove o divorziate, che allevano da sole i loro figli. Spesso sono disprezzate dalla società, e nonostante tutto riescono ad escogitare un modo per tirare avanti. Conoscevo una donna che rimase sola con i suoi figli dopo la morte del marito. Per guadagnare soldi per la famiglia, iniziò a recuperare sacchetti di plastica per farne funi e venderle. Volevo ritrarre la vita di queste donne che vengono emarginate ma non vivono come vittime e non si considerano tali. Sono le eroine non riconosciute della vita di ogni giorno. In Ciad, ci fu un tentativo di far promulgare delle leggi che avrebbero aiutato le donne con la gravidanza e la contraccezione, qualcosa di simile ai servizi di pianificazione delle nascite, ma quelle leggi non furono mai approvate. Gli aborti sono proibiti, ma ci sono alcuni medici che li praticano per aiutare le donne in difficoltà.
“Una madre, una figlia” è un film che parla di donne, un film femminista. Esiste nella società del Ciad l’idea di femminismo?
Il femminismo non esiste come teoria o come credo, ma esiste nella vita di ogni giorno. Vedo giovani donne del Ciad che hanno conseguito titoli di istruzione universitaria prestigiosi e vorrebbero costruire una famiglia, ma non possono farlo perché la società disapprova il fatto che guadagnino tanti soldi. Sono considerate troppo indipendenti, troppo libere. Queste donne si riuniscono per parlare in modo sincero della loro vita, per condividere le loro esperienze, per aiutarsi e sostenersi a vicenda. Spesso sono madri single. Vengono disprezzate, ma le salva il fatto di guadagnare bene. Sono consapevoli della situazione in cui vivono, del loro essere emarginate, anche se grazie al loro reddito e al loro lavoro si trovano dentro il sistema. È un femminismo che non reclama nulla apertamente, ma che è estremamente attivo. Queste donne organizzano spesso delle raccolte fondi private e contribuiscono regolarmente a questi fondi per finanziare progetti differenti o per aiutare una persona in difficoltà. Così trovano il modo e i mezzi per resistere all’ordinamento patriarcale della società ciadiana. Sono sempre stato molto sensibile alle cause femminili perché sono stato allevato da mia nonna, una donna straordinaria. Una donna di grande carisma che ha lasciato un segno nella mia vita. Quando suo marito (mio nonno) prese una seconda moglie, mia nonna salì su un cavallo con suo figlio (mio padre) e fuggì. Mio nonno la raggiunse e le portò via suo figlio. Mia nonna non si risposò mai, né ebbe altri figli. Immagino che abbia avuto comunque altre relazioni, ma senza restare mai incinta. Mi piace pensare che abbia inventato la contraccezione in Ciad! Questa donna di grande volontà è sempre al mio fianco. Volevo rendere omaggio a tutte queste donne dallo spirito libero, battagliere come mia nonna.
Una madre, una figlia: che cosa significa il titolo originale del film “Lingui”?
Si tratta di una parola in arabo ciadiano che significa legame o connessione. Più generalmente, è ciò che lega le persone per permettere loro di vivere insieme. È un termine che implica solidarietà, mutuo soccorso, aiutarsi reciprocamente a restare a galla. Io posso esistere solo se anche gli altri esistono, questo è il lingui, questo è il filo comune, il legame sacro del nostro tessuto sociale. Essenzialmente, si tratta di una filosofia altruista. La parola simboleggia la resilienza di una società quando deve affrontare problemi e prove terribili. E quando questo lingui viene spezzato, preannuncia l’inizio di un conflitto. Questa nozione di solidarietà proviene dalla nostra tradizione. Nel mondo moderno, la nozione di lingui tende a scomparire, perché chi governa l’ha distorta. Questa classe di governanti presta poca attenzione al lingui perché è spesso mossa da interessi egoistici a breve termine e si appropria in modo indebito di ricchezze per il proprio profitto, sebbene queste stesse persone che detengono il potere siano cresciute con i valori del lingui.
Il film si focalizza su Amina, una madre single la cui figlia, rimasta incinta, vorrebbe abortire. È impressionante vedere tutti i diversi ambiti della società che si rivoltano contro di loro: la scuola superiore, i medici, l’imam del quartiere…. Il lingui, che funziona come una sorta di solidarietà femminile, riesce a trovare i percorsi che sono necessari per uscire da questa situazione.
Dove sono le radici di questo patriarcato del Ciad? Nella sua cultura ancestrale o nella religione musulmana?
In una combinazione di entrambe le cose. Il patriarcato è legato sia alle strutture politiche che alla religione, due fenomeni che sono stati importati nel Ciad. Da quando la religione ha imposto criteri morali alla società, quest’ultima è diventata immobilista, piena di proibizioni e di nuovi divieti. Dopo essersi liberato dalla colonizzazione francese nel 1960, il potere politico ha deciso di tenere sotto controllo la popolazione invece di promuovere una maggiore libertà. È la sete di potere a determinare la direzione della politica; i dogmi legati ad una forma di potere motivano i leader religiosi, e le due entità hanno molti interessi in comune.
Il vicino è un personaggio complesso perché si rivela essere molto diverso da quello che ci si aspetta, è la personificazione di tutte le ipocrisie patriarcali. Non ha etica né morale, è un predatore. Eppure nella società del Ciad i vicini sono molto importanti. Quando un morto arriva in Paradiso, la prima domanda che gli viene fatta è come stanno i suoi vicini. Esiste un contratto etico fra vicini e quest’uomo lo ha violato.
Il lingui viene anche spezzato dai familiari di Amina, che l’hanno cacciata di casa perché li ha “disonorati”. Se c’è una lezione da imparare è che il lingui funziona solo fra persone che hanno lo stesso codice etico, la stessa visione di solidarietà, e una prospettiva condivisa. Senza questi elementi, il lingui è ipocrisia. Nel film esiste un legame soprattutto tra le donne.
Le ellissi sono una parte integrante del suo modo di scrivere e dirigere i film. Molti degli elementi della storia vengono compresi senza bisogno di parole, attraverso riprese e angolazioni, attraverso il modo in cui le scene vengono messe in sequenza. Lei sta affrontando un argomento particolare ma non dimentica mai che questo è cinema.
Credo che il cinema ci insegni l’arte della suggestione e dell’evocazione. Le ellissi sono una parte vitale della scrittura cinematografica e bisogna sapere come usarle. Quando si concede fiducia allo spettatore e si rispetta la sua intelligenza, l’ellissi può apparire come un dono, un momento emozionante ed entusiasmante. Quando guardo un film che presenta lacune nella narrazione, è come se qualcuno mi avesse regalato un’epifania. Mi piacciono i film che hanno fiducia nel pubblico e che danno allo spettatore la possibilità di costruire la storia insieme al regista. Preferisco questo cinema, rispetto ad un certo tipo di cinema che è dominante, in cui al pubblico viene assegnato un ruolo passivo, costringendo gli spettatori ad essere investiti da tutto il contenuto pre-digerito del film.
Una madre, una figlia: ha incontrato ostacoli nel realizzare il suo film in Ciad?
No. Nei Paesi in cui i cinema non esistono, i film non rappresentano una minaccia per chi sta al potere. Il governo del Ciad ha problemi ben più gravi da affrontare che tenere d’occhio le mie opere. Sono considerato un intrattenitore ed i premi vinti dai miei film sono una fonte di orgoglio. Tutto qui. In Ciad esiste solo un cinema, nella capitale, e le stazioni televisive governative non diffondono i miei film quindi l’intera faccenda muore sul nascere. Ciò nonostante, i miei film vengono visti in Ciad da persone amanti del cinema, grazie ai video club e a cinema raffazzonati alla meglio in cui un monitor prende il posto di uno schermo cinematografico. Una volta, in un villaggio, in un video club locale un mio film ha battuto il record di numero di spettatori che fino a quel momento era stato detenuto da Robocop! Il mio film aveva avuto 5 spettatori in più, e ne ero molto orgoglioso.
Le donne del Ciad avranno l’opportunità di vedere il suo film?
Sì. Organizzeremo degli spettacoli in Ciad per le donne, specialmente perché le gravidanze indesiderate stanno diventando un problema sempre più grave. Ci sono sempre più persone che trovano neonati abbandonati, spesso morti. È terribile. E tutto a causa delle proibizioni e della vergogna di avere un cosiddetto figlio “illegittimo”. Inoltre, gli aborti clandestini sono pericolosi, spesso con esiti tragici perché molte delle persone che li eseguono sono dei ciarlatani.