L’arte del teatro continua a regalare emozioni forti e attualità grazie al ritorno di “L’origine del mondo“, opera scritta e diretta da Lucia Calamaro nel 2011. Questo spettacolo, rivisitato e aggiornato, affronta tematiche universali come la depressione e la vulnerabilità umana attraverso l’interpretazione di attrici di spicco, tra cui la nota giornalista Concita De Gregorio. Il nuovo allestimento, prodotto dal Teatro di Roma, offre una riflessione profonda su fragilità e legami familiari, rendendo omaggio a una realtà sempre presente nella società contemporanea.
Un testo profetico che resiste al tempo
La genesi de “L’origine del mondo” risale al 2011, anno in cui Lucia Calamaro scrisse quest’opera per esplorare la complessità dell’anima umana, descrivendo un viaggio in solitaria attraverso gli abissi della depressione. Calamaro ha dichiarato di aver intuito, con una sorta di premonizione, che il futuro avrebbe portato un profondo isolamento psicologico e sociale, un tema tristemente attuale. Con l’aumento dei casi di depressione nel mondo, certificato nel 2020 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il suo testo diventa un manifesto contro l’oblio delle sofferenze interiori. Attraverso il teatro, l’autrice desidera far emergere l’esistenza di un “male di vivere” che, anche se invisibile, colpisce profondamente le vite di molte persone.
Quindici anni dopo la sua prima messa in scena, l’opera rivisitata mantiene intatta la sua forza e incisività. In questa nuova versione, le tre generazioni rappresentate – Madre, Nonna e Figlia – sono interpretate da Concita De Gregorio, Carolina Rosi e Mariangeles Torres. Ogni attrice porta in scena la propria esperienza, rivelando le tensioni e le contraddizioni di un interno familiare disfunzionale. La vita quotidiana, rappresentata attraverso oggetti potenti e significativi come frigorifero e lavatrice, diventa un simbolo del caos emotivo e delle dinamiche familiari che influenzano le vite di queste donne.
Un viaggio tra emozioni e relazioni familiari
“L’origine del mondo” viene suddiviso in tre atti: “Donna melanconica al frigorifero“, “Certe domeniche in pigiama” e “Il silenzio dell’analista“. Ciascun atto esplora i diversi aspetti delle relazioni familiari e le sfide che ciascuna protagonista affronta nella ricerca di un equilibrio interiore. La struttura tridimensionale del racconto permette di comprendere come ciascuna generazione viva un diverso grado di solitudine e di ricerca di identità, spesso intrappolata tra il desiderio di affermazione e il peso delle aspettative familiari.
La testimonianza della depressione emerge in modo forte e viscerale, ma Calamaro ci invita a considerare l’idea che non debba essere vista come una condanna. Le parole dell’autrice risuonano forti, affermando che “la depressione non è una condanna a morte, ma una condizione mutevole”. L’opera suggerisce che, sebbene la vita possa sembrare insormontabile in determinati momenti, esiste sempre la possibilità di trovare un nuovo senso e una nuova forma di vita, costringendo le protagoniste a riconsiderare le proprie strategie di vita.
Il ruolo di Concita De Gregorio e il debutto sul palco
Il debutto di Concita De Gregorio come attrice rappresenta un collegamento tra il mondo del giornalismo e quello del teatro. La nota firma di “Repubblica” ha dimostrato una versatilità inaspettata nel calarsi nei panni di un personaggio complesso, portando sul palco un’interpretazione autentica, che riflette l’urgenza dei temi di Calamaro. Il suo passaggio dal giornalismo all’arte drammatica ha attratto l’attenzione sia degli spettatori che della critica, ricreando un dialogo tra diverse forme di espressione.
Nello spettacolo, la De Gregorio, insieme a Rosi e Torres, riesce a trasmettere un’ampia gamma di emozioni, oscillando tra momenti di ironia e profonde riflessioni sulla vita. L’intreccio di storie personali disegnate sul palco offre una lente utile per osservare le sfide quotidiane e i legami familiari, invitando gli spettatori a riconnettersi con le proprie fragilità e ad abbracciare la propria vulnerabilità.
Attualmente, “L’origine del mondo” ha riscosso ampio successo, con lunghi applausi e una calda accoglienza dal pubblico. Il debutto al Piccolo Teatro Grassi di Milano testimonia la continua rilevanza di questo spettacolo nel panorama culturale italiano, con ulteriori tappe previste in altre città. L’opera di Calamaro ha dimostrato ancora una volta di poterci parlare in modo diretto e reale, richiamando l’attenzione su problematiche sempre presenti nella nostra società.