Recensione
USS Indianapolis – Recensione: il lato oscuro dell’America
Agli americani piace realizzare film che portino avanti l’idea dell’America “Salvatrice”, sempre pronta a gettarsi nella mischia per difendere ciò che è giusto e proteggere gli oppressi e gli innocenti, in uno spettacolo mirabolante di sacrificio e altruismo. Poi ogni tanto qualcuno scava dietro questa maschera di scintillante eroismo e trova una tale quantità di scheletri nell’armadio da chiedersi se effettivamente gli uomini al governo dell’America siano umani. Al confronto i nostri politici che prendono mazzette e si dilettano in trucchetti e imbrogli facilmente scoperti sembrano Arlecchino e Pulcinella.
È il 1945 e il governo americano decide di utilizzare la segretissima bomba atomica per porre fine alla guerra. Come trasportare però un simile ordigno senza che i giapponesi lo scoprano prima del suo arrivo? Si decide di percorrere la via navale, imbarcando la bomba su un incrociatore militare, l’USS Indianapolis, sotto il comando del Capitano McVay. L’equipaggio è ignaro della missione, ma c’è un fattore che tiene tutti in allerta: la nave viene costretta a fare il suo viaggio senza la scorta che solitamente la protegge dagli attacchi dei sottomarini, contro i quali è vulnerabile. Questa scelta dovrebbe dare più possibilità all’USS Indianapolis di passare inosservata.
Tra ansia e tensione la nave compie il suo viaggio e deposita la bomba; ma anche per il ritorno le viene negata la scorta, sul presupposto che nessuno doveva intuire qual era stata la sua destinazione. La fortuna che l’ha aiutata all’andata, però, al ritorno non si presenta, e un sottomarino giapponese affonda facilmente l’imbarcazione a suon di missili.
Da questo momento in poi gli sventurati sopravvissuti attenderanno su canotti di emergenza, circondati da squali, l’arrivo dei soccorsi.
Fin qui, niente di strano: in tempo di guerra tutto è concesso, e si sa, le vite degli uomini in campo valgono ben poco per coloro che prendono decisioni comodamente seduti in poltrona. Ma quello dell’USS Indianapolis è un disastro talmente grave da sollevare dei problemi politici; dei mille e più uomini dell’equipaggio, ne vengono tratti in salvo, con molto ritardo, solo 317. Consapevoli che la stampa e l’opinione pubblica vorranno veder cadere qualche testa, gli stessi uomini che avevano ordinato la missione decidono di mettere sulla ghigliottina il capitano McVay, colpevole probabilmente di essere l’unico ufficiale sopravvissuto.
USS Indianapolis: un film da televisione
La storia è avvincente e, soprattutto, deprimente, e rende benissimo l’impotenza dei militari di fronte al governo, che altro non sono se non pedine di un’enorme partita a Risiko. “USS Indianapolis” nasce soprattutto per riscattare la figura del capitano McVay, all’epoca ingiustamente calunniato per insabbiare il comportamento scorretto del governo, e in questo riesce senza dubbio, mostrandolo come un uomo dedito al suo equipaggio, compassionevole e forte.
Sfortunatamente il film riesce in poco altro: pessimi sono gli effetti speciali, che fanno pensare proprio ad un film low budget (mentre i 40 milioni di dollari impegnati non sono poi così pochi), pessimo è il sonoro, a tal punto che in certi punti il doppiaggio non è sincronizzato bene, e in altri audio e video sembrano proprio scollegati tra loro, banale e poco avvincente è la sceneggiatura.
Il film intreccia alla storia dell’USS Indianapolis brevi accenni delle vite di alcuni membri dell’equipaggio, per lo più ragazzi, in modo piacevole ma non particolarmente brillante. Un punto a suo favore è il ritmo: la pellicola non si sofferma mai su cose superflue nè allunga eccessivamente certi momenti. La bilancia tra sentimenti e azione è dosata molto bene e il film scorre piacevolmente, “si fa guardare”.
Ma per una storia così d’impatto come quella dell’USS Indianapolis ci sarebbe voluto qualcosa di più, mentre il lavoro di Mario Van Peebles si può definire un prodotto più da televisione che da cinema, dove il basso livello degli effetti speciali ha un peso maggiore, e dove dialoghi del livello di terza media generano sconforto e l’amara sensazione di un’occasione persa.
Ancora una volta, il capitano McVay avrebbe meritato di meglio.
Valeria Brunori
Trama
- Regia: Mario Van Peebles
- Cast: Nicolas Cage, Tom Sizemore, Thomas Jane, Matt Lanter, Weronika Rosati, Cody Walker, Brian Presley, Emily Tennant, Callard Harris, Emily Marie Palmer, Johnny Wactor, Stan Houston, Adam Scott Miller
- Genere: Azione, colore
- Durata: 128 minuti
- Produzione: USA, 2016
- Distribuzione: M2 Pictures
- Data di uscita: 19 Luglio 2017
L’attore e regista Mario Van Peebles (noto per film come “Panther” e “Love Kills”) con la pellicola “Uss Indianapolis – Men Of Courage” porta sul grande schermo un trionfale action movie sulla storia dell’incrociatore americano omonimo, affondato durante la Seconda Guerra Mondiale, e sulle eroiche gesta dei suoi uomini.
Per portare nelle sale cinematografiche il lungometraggio basato su fatti realmente accaduti, Peebles sceglie un cast d’eccezione, capitanato – nel vero senso della parola – dal poliedrico Nicolas Cage. L’attore veste, per l’occasione, la divisa di di Charles McVay, eroico comandante che mantenne in vita il suo equipaggio con lo scopo di portare a termine una missione segretissima.
Insieme a Cage, nel cast, anche Tom Sizemore (“Assassini Nati” – Natural Born Killers”, “Heat – La sfida”); James Remar (“I guerrieri della notte”); Thomas Jane (“The Punisher”, “La sottile linea rossa”); Matt Lanter (“The Roomate”); infine, Cody Walker (“Fast and Furious 7”).
Uss Indianapolis – Men Of Courage: una missione top secret
Siamo agli sgoccioli del Secondo Conflitto Mondiale e alla Uss Indianapolis, uno degli incrociatori più veloci della marina americana, viene affidato un compito top secret: trasportare l’uranio necessario alla bomba atomica che sarà sganciata su Hiroshima e metterà fine alla guerra.
Durante la traversata, la nave viene affondata da un sommergibile nemico ma, a causa della segretezza della missione, non è segnalata come dispersa e il suo equipaggio, capitanato dal coraggioso Charles McVay, resta in balia degli squali nei pressi delle Filippine per cinque infiniti giorni. 317 giovanissimi marinai, stremati ma ancora in vita, vennero miracolosamente ritrovati da un velivolo della US Navy durante un giro di pattugliamento. La vicenda restò nella memoria come il peggior disastro navale nella storia degli Stati Uniti D’America.
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