Dal bestseller internazionale di Margaret Mazzantini, per la regia di Sergio Castellitto, la storia di Gemma, donna complessa e compressa tra i ricordi della guerra e del suo primo amore Diego, con un presente che ha il nome di suo figlio Pietro
Regia: Sergio Castellitto – Cast: Penelope Cruz, Emile Hirsch, Pietro Castellitto, Adnan Haskovic, Moamer Kasumovic, Mediha Musliovic – Genere: Drammatico, colore, 127 minuti – Produzione: Italia, 2011 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 8 novembre 2012.
“Venuto al mondo” racconta la storia di Gemma (Penelope Cruz) che, carica di ricordi degli anni di guerra, si reca a Sarajevo con suo figlio Pietro (Pietro Castellitto) per assistere a una mostra fotografica in memoria delle vittime dell’assedio della città, che include anche le foto del padre del ragazzo, Diego (Emile Hirsch).
Il tutto si intreccia con il passato, di diciannove anni prima, quando Gemma partì dalla città in pieno conflitto con il neonato Pietro, lasciando sul posto suo marito Diego, l’irriverente poeta Gojko (Adnan Haskovic), Aska (Saadet Aksoy) e la piccola Sebina, sorella di Gojko.
“Venuto al mondo” intreccia immagini e parole, emozioni, amore, pace, memoria, amicizia e infinita dolcezza.
Penelope Cruz ha il duro compito di interpretare il ruolo di Gemma e, così come successo con il precedente “Non ti muovere”, riesce benissimo a dimenarsi tra il presente e il passato. L’attrice, musa di Almodovar, si può ormai definire anche la musa di Castellitto.
L’ossessione della maternità, arrivata solo dopo il rapporto con Diego (Emile Hirsch), è incarnata dalla battuta ‘voglio un lucchetto di carne’; il risultato è un’interpretazione al limite della perfezione di una donna che ha passato davvero tutto nella sua vita e che non ha per niente paura di risultare antipatica, fredda o ‘politically uncorrett’.
L’ossatura del libro è rimasta, con ovvi tagli (il romanzo è di 600 pagine circa); il feeling con il marito regista è evidente e la partecipazione della Mazzantini tangibile nella ricostruzione del tutto: luoghi, costumi e dialoghi.
Piena di pathos e reale al tempo stesso la scena in cui Gemma grida: ‘fammi mangiare, brutto bastardo’. Il film è tutto qui, intenso, commovente, soprattutto per chi ha letto il libro e non vedeva l’ora di una sua trasposizione cinematografica.
La suddetta trasposizione di un tale capolavoro non poteva avere risultato migliore, in tutte le sue componenti, con un cast profondamente dentro i rispettivi ruoli, a partire dal poeta bosniaco Gojko, vero e proprio ‘Caronte’, che traghetta Gemma e le sue emozioni dall’inizio alla fine; continuando con la bellissima Aska (l’attrice Saadet Aksoy) e finendo con una prova sorprendente di Pietro Castelletto, figlio di Sergio e Margaret, che, nei panni di Pietro, stupisce tutti.
Anche le musiche (un mix tra classico e pop) hanno dato il loro contributo alla riuscita del film.
Ma è la ‘carnalità’ di Penelope Cruz la vera protagonista: un grazie particolare va a lei, lontana mille miglia dalle tante star hollywoodiane.
Salvatore Cusimano