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Vicky Krieps e Dacre Montgomery protagonisti del toccante dramma ‘Went Up the Hill’ al Torino Film Festival

Samuel Van Grinsven torna sul grande schermo con il suo secondo lungometraggio, “Went Up the Hill”, presentato fuori concorso al Torino Film Festival. Questo film, che segue l’acclamato esordio “Sequin in a Blue Room”, offre una narrazione intensa e psicologica, che esplora temi di lutto, possesso e riconnessione familiare. Grazie alle performance di Vicky Krieps e Dacre Montgomery, la pellicola si distingue per una rielaborazione moderna della classica tensione narrativa, evocando ricordi cinematografici come “Persona” di Ingrid Bergman.

Andata al funerale: un viaggio doloroso

Il film inizia con Jack , che ritorna nella sua terra natale in Nuova Zelanda per partecipare al funerale di sua madre, Elizabeth, che in passato l’aveva dato in affido. L’incredulità di sua zia, un altro membro della famiglia che non approva la sua presenza, si fa evidente. Nonostante i malumori, Jack è determinato a cercare risposte sulle sue origini e sulla sua infanzia segnata dall’abbandono. La sua vita è stata influenzata dalla mancanza della figura materna, una questione che si ripercuote nel suo stato emotivo.

Vicky Krieps e Dacre Montgomery protagonisti del toccante dramma ‘Went Up the Hill’ al Torino Film Festival

Nel corso del funerale, Jack si imbatte in Jill , la vedova di sua madre. Nonostante il dolore condiviso, Jill lo invita a rimanere nella casa che condivideva con Elizabeth. Questa dimora, moderna e lussuosa, si presenta come una metafora della complessità delle loro relazioni, rappresentando sia un rifugio che una prigione. La scelta di Jack di rimanere è carica di significato, poiché lo spinge a confrontarsi con il suo passato, riflettendo sulla sua identità in un ambiente in cui il ricordo di sua madre è palpabile ma distante.

Le dinamiche emotive tra i personaggi si intensificano nei giorni successivi al funerale, quando il passato torna a reclamarli in modi inaspettati. La presenza di Elizabeth inizia a manifestarsi attraverso fenomeni inquietanti, che spingono Jack e Jill a interrogarsi riguardo alla loro sanità mentale e al significato della loro connessione. È un viaggio che li porta a confrontarsi con i fantasmi del loro passato, costringendoli a mettere in discussione le loro convinzioni e le loro paure più profonde.

Fantasmi e connessioni familiari

“Went Up the Hill” non è solo un dramma psicologico, ma anche una riflessione sulla natura delle relazioni umane e del lutto. Dopo il funerale, Jack e Jill si ritrovano coinvolti in esperienze misteriose e spettrali, dove il fantasma di Elizabeth inizia a possedere i loro corpi per comunicare con loro. Questo elemento di possessione si rivela un dispositivo narrativo potente, poiché consente una profonda esplorazione dei traumi e delle ansie irrisolte legate all’abbandono e alla perdita.

Le notti trascorse da Jack e Jill diventano un terreno fertile per il cambiamento e la comprensione, ma anche per la paura e la confusione. L’assenza di memoria riguardo agli eventi che accadono tra loro si traduce in un senso di vulnerabilità, mentre cercano di ricostruire la loro vita e la loro connessione. La presenza di Elizabeth non è solo una manifestazione spettrale; è il catalizzatore che li costringe ad affrontare le loro emozioni più recondite e i ricordi dolorosi.

In questo contesto, il film svela una dimensione inquietante, in cui la presenza del fantasma diventa sempre più oppressiva. L’intento di Elizabeth di riconnettersi con sua madre e suo figlio suscita paura e tensione, poiché le loro interazioni iniziano a delinearsi come un tentativo di esercitare controllo su ciò che hanno perso. L’intreccio della trama solleva domande sulla potenza del lutto e su quanto esso possa influenzare le vite di chi resta, un tema centrale nel film.

Elementi visivi e sonori di forte impatto

Dal punto di vista visivo, Van Grinsven gioca con illuminazione e inquadrature, creando un’atmosfera che ricorda i classici film horror e drammatici. La collaborazione con il direttore della fotografia Tyson Perkins risulta fondamentale nel costruire il senso di claustrofobia e tensione all’interno della casa. Ogni angolo appare come una custodia di segreti, amplificata dalla scelta dei colori freddi e dall’illuminazione soffusa, elementi che contribuiscono a un senso di angoscia palpabile.

La colonna sonora di Hanan Townsen svolge un ruolo cruciale, amplificando l’intensità delle emozioni e le atmosfere spettrali che permeano il film. Le scelte musicali sono mirate a creare una connessione emotiva con il pubblico, enfatizzando i momenti di vulnerabilità e tensione, e rendendo l’esperienza visiva un viaggio coinvolgente.

Inoltre, gli attori Vicky Krieps e Dacre Montgomery offrono performance straordinarie. Non si limitano a interpretare i rispettivi ruoli, ma riescono a esplorare le complessità del loro personaggio, accentuando le sfumature di Elizabeth attraverso le loro interazioni. Questo approccio multidimensionale contribuisce a rendere la narrazione più ricca e profonda, invitando gli spettatori a riflessione sulle dinamiche familiari e sulle cicatrici emotive che ci accompagnano nel nostro cammino di vita.

“Went Up the Hill” si presenta così come un’opera che esplora le complesse relazioni familiari attraverso un filtro onirico e inquietante, rivelando le segrete tensioni e i conflitti latenti tra i suoi protagonisti. La pellicola si propone non solo come un racconto di fantasmi, ma anche come un’intensa riflessione sulla natura dell’essere umano e sulla sua lotta con il passato.

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