Il film “Green Book”, proiettato in anteprima per la Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2018, è stato presentato oggi alla conferenza stampa, con la presenza di uno degli attori protagonisti, Viggo Mortensen.
“Green Book”: Viggo Mortensen racconta Tony Lip
Viggo Mortensen ha iniziato la conferenza stampa parlando del suo rapporto con il personaggio da lui interpretato in “Green Book”, Tony Vallelonga detto Tony Lip: sapeva che avrebbe avuto dei limiti nel recitare vestendo i panni di Tony, e che ci sarebbero stati sicuramente altri attori italo-americani che avrebbero svolto quel ruolo molto bene, ma ha anche raccontato di aver sempre avuto ben chiare le sue responsabilità nei confronti del personaggio, nel prenderne il punto di vista senza farne una caricatura.
L’aiuto più grande gli è venuto dalla famiglia Vallelonga: Mortensen ha raccontato che Nick Vallelonga, figlio del personaggio che avrebbe dovuto interpretare, lo aveva invitato in New Jersey a conoscere la famiglia e, ascoltando loro e le loro memorie, ha cercato di avvicinarsi il più possibile a quel che era stato Tony Lip, senza avere mai la presunzione di poter diventare lui.
Ha inoltre rivelato che alcuni familiari, nonostante non siano attori di professione, hanno ricoperto dei ruoli nel film.
Il lavoro sul set di “Green Book”
L’attore ha continuato la conferenza raccontando alcuni aneddoti sul lavoro sul set di “Green Book”: il regista Peter Farrelly, prima dell’inizio delle riprese, aveva riunito tutta la troupe e il cast, esortandoli a esporre pensieri e idee, dicendo loro che lui avrebbe risposto attivamente, prendendo spunto dal materiale che gli fosse sembrato più fertile. Secondo Viggo Mortensen è proprio il lavoro di squadra e la capacità di ascoltare che trasformano un buon film in qualcosa di inaspettatamente grande. Anche il rapporto con il collega Mahershala Ali è stato definito dall’attore come particolarmente produttivo.
Mortensen ha anche rivelato di non aver avuto un coach per imparare il dialetto italiano che il suo personaggio utilizza in alcuni momenti del film: il copione diceva semplicemente ‘parla italiano’, per cui lui e il regista Farrelly hanno messo insieme delle idee e hanno fatto uso dell’improvvisazione per creare quell’impasto che era la lingua parlata dalla famiglia Vallelonga, un dialetto “imbastardito” dalle contaminazioni di varie culture, da quella calabra a quella siciliana, con cui erano venuti a contatto vivendo a New York .
L’importanza di un film come “Green Book” secondo Viggo Mortensen
Mortensen ha raccontato che la storia vera da cui era tratta la sceneggiatura lo aveva fatto molto ridere e piangere ma, soprattutto, lo aveva fatto riflettere: secondo lui “Green Book” non ti dice cosa devi pensare, ascoltare o vedere, ma è un invito a fare un viaggio.
Ha poi continuato dicendo che il film è un bell’episodio dal passato che può aiutarci nel presente, e ha aggiunto (parlando in un italiano piuttosto fluente) ‘Penso che queste storie sono molto importanti in questo momento’: si sente il bisogno di materiale che renda le persone meno ignoranti su coloro che reputano ‘diversi‘.
Il progresso, secondo lui, non è un cammino retto, ma è pieno di svolte, salite e discese, e a volte torna anche sui suoi passi: ma l’umanità si compone di piccoli gesti, che restano molte volte sconosciuti, ma che sono davvero molto importanti, anche più importanti di film come “Green Book”.
Viggo Mortensen ha poi concluso la conferenza elogiando il cinema italiano e le sue figure, dai registi ai direttori di fotografia.
24/10/2018
Giada Aversa