Nell’ambito del panorama cinematografico contemporaneo, l’opera della regista francese Coralie Fargeat ha suscitato notevoli discussioni. Con il suo nuovo lungometraggio, The Substance, che esamina la bellezza e l’apparenza attraverso un filtro di body horror, Fargeat rielabora il tema della paura di essere autentici. Strutturalmente affine al cortometraggio Reality+, realizzato nel 2014, quest’ultimo offre già un assaggio delle tematiche che sarebbero state ampliate nella successiva opera di successo, disponibile ora anche su YouTube.
La trama di Reality+: un’introduzione al tema
Ambientato in un futuro in cui la tecnologia ha compiuto passi da gigante, Reality+ segue le disavventure di Vincent Dangeville, un comune aspirante amatore che si sente inadeguato rispetto agli standard estetici contemporanei. Con una corporatura al di fuori delle aspettative tradizionali e una personalità insicura, Vincent lotta per costruire connessioni genuine con coloro che lo circondano. La sua vita cambia drasticamente quando decide di sottoporsi a un intervento che prevede l’installazione di un chip sottocutaneo. Questo dispositivo gli consente di apparire attraente per otto ore al giorno, alterando non solo il suo aspetto fisico ma anche la percezione degli altri nei suoi confronti.
Questo colpo di genio tecnologico lo avvicina a Stella, affascinante cameriera che ha anch’essa scelto di adottare la stessa modifica. Ignaro dei pericoli insiti nel dipendere da un’alterazione artificiale della bellezza, Vincent si lascia trasportare da un amore che potrebbe rivelarsi illusorio. La ricerca della bellezza a tutti i costi e la distorsione della realtà divengono così l’asse centrale della narrazione, ponendo interrogativi sull’autenticità e sull’autoaccettazione.
Le affiliazioni stilistiche e tematiche di The Substance
Fargeat, già nota per il suo approccio visivo audace, amplia il discorso iniziato con Reality+ nel suo lungometraggio The Substance. Qui, l’analisi della bellezza si intreccia con il genere body horror, unendo influenze da cineasti che hanno tracciato un forte impatto nel settore, da Stanley Kubrick a David Cronenberg. Le cicatrici e i segni lasciati da interventi estetici sono chiavi di lettura che evocano l’idea di una bellezza deformata e perfetta, pur ridondando di un’aura inquietante.
All’interno della narrazione visuale di The Substance, il tema della bellezza plastica si fa esplosivo, esaminando il macabro e l’affascinante attraverso una lente satirica. Come il cortometraggio anticipa, il successo del film sembra risiedere nella sua capacità di intrappolare il pubblico in un gioco di specchi, dove l’illusionismo visivo diviene sempre più repulsivo man mano che la verità della situazione emerge.
Personaggi e attori: duelli tra bellezza e autenticità
Reality+ mette in mostra un cast scelto con cura, presentando Aurélien Muller nel ruolo di Vincent Dangeville e Vanessa Hessler nel ruolo di Stella. Muller incarna perfettamente il “ragazzo della porta accanto”, offrendo una rappresentazione empatica dell’uomo comune, mentre Hessler suggerisce la bellezza irraggiungibile, il desiderio personificato. La configurazione dei personaggi li rende simboli di una società che premia le apparenze in modo sfrenato.
I personaggi di Fargeat sono ulteriormente sviluppati nel contesto di The Substance, dove la loro evoluzione offre una riflessione provocatoria sul prezzo da pagare per conformarsi a standard irraggiungibili. L’affermazione finale della pellicola sottolinea che non è necessario indossare un “corpo falso” per trovare accettazione e amore. Con una narrazione semplice ma profonda, Fargeat invita il pubblico a guardarsi dentro e a considerare l’importanza dell’autenticità nelle relazioni interpersonali.
La rilevanza contemporanea di Reality+ e The Substance
Il cortometraggio Reality+ non è solo una semplice prefigurazione di The Substance, ma un’opera di riflessione sul mondo attuale, caratterizzato da una continua ricerca di approvazione esteriore. Le dinamiche sociali del 2014 si intrecciano con quelle odierne, suggerendo che la lotta per l’accettazione e la bellezza non è mai davvero terminata. Con il crescente uso dei social media e le pressioni estetiche che ne derivano, i temi esplorati da Fargeat diventano sempre più pertinenti.
In un’epoca in cui il distorto e il reale si fondono, il lavoro della regista ci invita a interrogarci su cosa significhi essere veramente belli e riconosce la necessità di accettare la propria essenza, al di là delle maschere che indossiamo per presentarci al mondo. Le esperienze di Vincent e Stella, seppur amplificate in un contesto di fantascienza, creano un legame emotivo con il pubblico, rendendo l’opera di Fargeat non solo un’analisi del conferimento di bellezza ma un inno all’autenticità.