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Vivarium (2019)

Recensione

Vivarium: echi di oggi e l’inferno suburbano

Vivarium scena film

Lorcan Finnegan (alla regia) e Garret Shanley (sceneggiatura) hanno presentato nel 2019 al Festival de Cannes un singolare prodotto di cooperazione internazionale tra realtà cinematografiche per certi versi periferiche (Irlanda, Belgio, e la più attiva Danimarca, che negli ultimi anni ci ha regalato alcune perle di noir, a partire dal genio di Winding Refn).

Vivarium (2019)

“Vivarium”, poi distribuito nei cinema a partire dal 2020, è un horror insolito e agghiacciante, che non lascia spazio all’aria necessaria perché lo spettatore non vada in apnea con i personaggi, interpretati da una straordinaria Imogen Poots e da un eccellente (sempre un po’ simile a se stesso, ma lo prendiamo così) Jesse Eisenberg.

Un film senza scampo

Nascere, crescere, vivere, procreare, lavorare, e ovviamente morire, prima del tempo se possibile, onde evitare di gravare sulle sempre più private finanze pubbliche. Questo è il senso della vita delineato da “Vivarium”, che non offre un varco nella maglia.

Il trasferimento nella periferia suburbana levigatissima di Yonder (“Laggiù”, termine arcaico per qualcosa di terribilmente moderno) rappresenta per Gemma e Tom il momento di definitivo e irreparabile compromesso con un mondo marginale, vuoto, dove ogni sistemazione abitativa somiglia alla sua vicina, dove tutte le nuvole sono identiche, dove il cibo non sa di niente, e dove i bambini vengono recapitati da una cicogna postmoderna senza quell’unica intermittenza di gioia a puntuare l’esistenza degradata dei futuri genitori: il momento del concepimento.

Tom lavora per lavorare, cercando una fuga nel terreno e scavandosi letteralmente la propria fossa, mentre Gemma bada a un bambino mostruoso che cresce a ritmi da serra. Un esperimento sociale che ci mostra cosa resta della vita umana senza l’umanesimo: la pura, monocroma, violenta sussistenza biologica. La fuga oltre Laggiù, in una discesa agli inferi fatta di miliardi di altre vite come quella dei protagonisti, presenta l’unica uscita dall’estetica compatta del film, offrendo una visione distorta, deformata, asfittica, che in fondo non differisce molto da quella che abbiamo visto “lassù”.

Lo svuotamento dell’amore

Vivarium review

La scena finale del film, che non sveleremo in questa sede, richiama da vicino la primissima, nella quale vediamo un cuculo gettare i suoi fratelli giù dal suo nido.

La nascita, in questo senso, è un atto di violenza, e il nascituro è come responsabilizzato di aver deciso di venire al mondo. E ne sembra consapevole. Il bimbo depositato davanti alla porta di Gemma e Tom è orrendamente padrone dei propri comportamenti: un mutante, una creatura non umana che nella singola scena di maggior tensione orrifica del film si apre e si profonde in un grido alieno.

Una creatura che si nutre della sofferenza dei suoi genitori, drenandoli della loro energia vitale. Ogni traccia di un possibile amore è cancellata: la coppia resta sempre estranea alla propria prole, che quasi disprezza e teme, e lentamente anche il legame protoconiugale si discioglie. Finisce il sesso, finiscono i baci, finisce tutto quello che in primo luogo aveva spinto i due giovani a cercare una nuova vita in periferia, inseguendo il sogno mai sopito della “casa di proprietà”. “Vivarium” è un film su tutto quello che di più osceno si cela nel sogno borghese, e non lascia alcuna speranza. Una visione consigliatissima, grazie anche alla straordinaria fotografia di MacGregor; ma con un’avvertenza: è un viaggio disperato, che vi lascerà in premio l’immagine di un’umanità vuota di vita.

Lorenzo Maselli

Trama

  • Regia: Lorcan Finnegan
  • Cast: Imogen Poots, Jesse Eisenberg, Jonathan Aris, Olga Wehrly, Danielle Ryan, Senan Jennings, Molly McCann, Eanna Hardwicke, Shana Hart
  • Genere: Fantascienza, colore
  • Durata: 97 minuti
  • Produzione: Irlanda, Belgio, Danimarca, 2019
  • Distribuzione: Notorious Pictures

Vivarium poster“Vivarium” è il secondo lungometraggio del regista Lorcan Finnegan, un’inquietante metafora della vita suburbana.

Vivarium: atmosfere soffocanti e surreali

I protagonisti di “Vivarium” sono una giovane coppia quasi generica nella sua semplicità, composta da Gemma (Imogen Poots) e Tom (Jesse Eisenberg). I due sono giovani e affiatati, molto innamorati, e sentono il bisogno di crearsi un proprio nido dove costruire il futuro della propria famiglia.

Gemma è un’insegnante mentre Tom lavora come tuttofare, ma la coppia sogna una classica villetta suburbana con tutti i crismi. Questa opportunità viene loro presentata dall’agente immobiliare Martin (Jonathan Aris) dai tic alquanto bizzarri, che li guida verso una casina verde menta circondata da altre identiche costruzioni, in un lotto residenziale chiamato “Yonder”.

Martin sparisce nel nulla, lasciando la coppia sola nell’enorme quartiere dal quale non si riuscirà più a trovare una via di uscita. Seguiamo così la vita di Gemma e Tom procedere a passo accelerato, specialmente a partire da quando un bimbo viene depositato dinnanzi alla loro porta con una sola indicazione scritta: “crescetelo e sarete liberi”. Ma i due riusciranno veramente a liberarsi?

Cast e produzione

L’opera prima di Finnegan, “Without Name” (2016), presenta delle somiglianze tematiche con “Vivarium”. Ha infatti per personaggio principale un uomo che, prigioniero dell’antica foresta che avrebbe dovuto misurare, perde la ragione a causa delle circostanze soprannaturali in cui si ritrova.

I due protagonisti sono interpretati da due attori beniamini del pubblico. Imogen Poots è famosa per i suoi ruoli in film come “Green Room” (2015) e “Need for Speed” (2014). Jesse Eisenberg è stato acclamato per la sua partecipazione a pellicole come “Zombieland – Doppio Colpo” (2019) e “Café Society” (2016).

“Vivarium” è distribuito in Italia da Notorious Pictures.

Trailer

Trailer internazionale

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