Jac schaeffer, creatrice di “WandaVision”, parla della sua esperienza nella prima serie dei Marvel Studios.
Jac Schaeffer parla dei commenti di WandaVision
“Ne ho lette molte e i miei scrittori me ne hanno mandati tanti”, ha detto. “Sono una scrittrice, quindi tutto quello che voglio fare è parlare, scrivere, leggere, e analizzare. Quindi vorrei fingere di non aver letto nulla e sono qui a farmi una risata, ma è una bugia. Ho letto un sacco di cose”.
Questo è comprensibile, dato che c’è stato molto da discutere per quanto si tratta dell’affascinante serie Disney+, “WandaVision”, dal modo in cui ha giocato con la storia delle sitcom, alla sua eventuale evoluzione in una storia avvincente di amore e perdita. Mentre Schaeffer non era in grado di rispondere a tutte le nostre domande, è stata in grado di darci qualche ‘visione’ degli aspetti chiave dello spettacolo, dalla funzione degli “spot” all’importanza di ‘Malcolm’ al fatto che il finale affronti o meno le azioni di Wanda nel corso della stagione.
• Ti aspettavi tutto questo successo per la serie?
Onestamente? No, almeno non in questa misura. Mi aspettavo il tipo di successo ‘normale di Marvel’, ma questo, per me, sembrava sovrastato. Penso anche al fatto che sia trascorso un anno senza contenuti Marvel, che le persone siano chiuse in casa, e al fatto che siamo stati i primi a provare una cosa del genere. Il successo non era assicurato.
Quindi, iniziando “WandaVision”, sapevo che le classiche sitcom sarebbero state un grande punto di riferimento, ma sono rimasta un po’ sorpresa dall’importanza che ‘Malcolm’”.
• Come ha fatto nello specifico quello show a entrare a far parte del mix di WandaVision, non solo nel suo episodio tributo, ma più tardi nell’Episodio 8?
“Beh, quando stavamo cercando di capire con quali sitcom si poteva lavorare, la nostra guida divennero le sitcom di famiglia, e nei primi episodi, da uno a tre, essenzialmente, e poi anche in una certa misura, cinque, erano show che rispecchiavano ciò che volevamo. Soprattutto negli anni ’50 e ’60, questo è come vuoi che sia la tua famiglia ed essere come tutto il resto.
Poi negli anni ’80, siamo persone normali e tutto il resto. Questo è tutto più autentico, ma è comunque molto stilizzato e romanzato. Tutto questo è sembrato come sgretolarsi, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, e così Malcolm ci è sembrato giusto per questo perché la loro vita era un casino, i bambini distrosi, e i genitori hanno combattuto, ma erano anche l’uno con l’altra e volevamo quello, devo dire che ha funzionato.
Poi Modern Family, con le interviste che rompono la quarta parete, è stata un ottima pensata per quella depressione da confessionale, ti fa parlare dei tuoi sentimenti”.
• Naturalmente – Malcolm, non era solo nel suo episodio – c’è stata anche la sequenza dell’Episodio 8 in cui Wanda e Visione stanno guardando lo show insieme.
“Oh, sì. Si trattava di voler, in ognuno dei suoi flashback abbiamo unito una sitcom ad un pezzo per lei devastante. Ci piaceva l’idea che si muovesse anche attraverso le epoche. Quindi, mentre stiamo avanzando nel tempo nella sua vita, guardiamo queste diverse sitcom mentre si susseguono. Sembra proprio come avere una macchina del tempo tutta per noi”.
• Parliamo del finale di WandaVision, mi chiedevo personalmente se ci sarebbe stata una spiegazione completa di cosa significavano gli spot pubblicitari, ma sono stati lasciati intorno ad un alone di mistero. Detto questo, c’è stata una discussione su come spiegare da dove venivano gli spot pubblicitari?
Sì. C’erano molte conversazioni e ci sono stati momenti in cui gli spot avevano un po’ più di una funzione nella trama, concettualmente. Praticamente erano in ogni nostro discorso, abbiamo trovato il modo di incastrarli nella trama in modo eccellente.
La mia esperienza alla Marvel, è che di solito c’è un buco che devi riempire, e continuavo a pensare “Saranno gli spot pubblicitari. Qualunque sia la cosa che stiamo progettando, risolveremo con gli spot pubblicitari. Lo prometto”. Poi ci sono stati momenti in cui abbiamo detto, “Beh, taglieremo gli spot pubblicitari. Abbiamo bisogno degli spot? E io dicevo di no, perché ne abbiamo bisogno! Sono fantastici!
E poi alla fine non ne avevamo bisogno, ma sono così legati al suo subconscio di Wanda in questo mondo. Mi sembrano ottimi per come hanno giocato nella narrazione degli episodi.
• Quindi, dal tuo punto di vista, gli spot sono davvero guidati da Wanda? Perché c’è una teoria dove è Agatha la vera regista
SCHAEFFER: Nella mia mente, sono di Wanda. Sì. La completezza del suo spettacolo, e la sua visione, e l’esperienza di esso, include gli spot pubblicitari.
Eccellente. L’unica domanda pignola che ho a questo proposito è che lei stabilisce che il suo rapporto con le sitcom si basa sulla sua visione di cofanetti DVD, che ovviamente non includono spot pubblicitari.
“Sì. Direi che… Quindi suo padre era un contrabbandiere. Quello che vediamo sono i cofanetti, ma in realtà sono prese da VHS copie piratate, quindi penso che abbia avuto modo di vedere quel contenuto, e poi una volta negli Stati Uniti… Voglio dire, basta sbattere le palpebre e bam! Ecco una pubblicità. Devo dire che questa era una domanda molto accorta”.
• Nel frattempo, un elemento di critica che ho trovato davvero interessante da leggere è la domanda “Wanda ha espiato correttamente il dolore che ha causato alla gente di Westview?”
“Sì. È una domanda davvero interessante. Alla fine c’è un elemento di speranza alla fine dello show. Voglio dire, si occupa di cose pesanti e c’è molta tristezza e la gente ha pianto e tutto il resto, ma è una sitcom, è amore genuino tra queste persone in questa famiglia. E quindi il desiderio era di finirlo in un modo in cui hai ancora quella trama speranzosa e ti sei immedesimato in Wanda in questo viaggio. Sei stato con lei e hai capito il suo dolore, le sue motivazioni e la perdoni.
Ma quella passeggiata attraverso la città, dove tutti la fissano… non è stato il massimo per lei.
Non va bene quello che ha fatto. E ho letto cose come “Oh, l’abbiamo tirata fuori dai guai.” Non è proprio così. Voglio dire, vola via e Monica la lascia andare, perché Monica sa che non può fermarla. “Oh Scarlet Witch, ti dispiace stare a fare una dichiarazione?” Ecco, penso che Monica si senta molto comprensiva con lei. Voglio dire, penso che non faccia parte di questa serie passare alla fase di punizione o conseguenza della storia, ma nella mia mente, non la perdono. Capisco quello che ha fatto, ma non credo che vada bene”.
• Per quanto riguarda l’episodio finale, c’è stata la tentazione di provare con un’ultima sigla, un ultimo omaggio alla sitcom? O doveva essere un’azione Marvel diretta?
“Sì. Voglio dire, il finale è stata la cosa che è stata riscritta più volte, ed è stata la più difficile da creare e portare a casa. Ma no, non era nostra intenzione mettere un’ultima sigla. Poi penso che la sovrapposizione della sitcom con “Era Agatha Cari Miei” sia stata perfetta come sigla conclusiva”.
• Per concludere, sono sicuro che hai visto Paul Bettany dire che nel finale avrebbe lavorato con un attore “con cui ha sempre voluto lavorare”? Qual è stata la tua reazione?
“Mi sono messa a ridere. Beh, voglio dire, gli ho parlato. Ed è stato esilarante. È proprio quello che vuoi che sia. È affascinante, malizioso, semplicemente meraviglioso. Non è un imbroglio, mai. Infondo ha lavorato con se stesso, non molti possono dire di averlo fatto. Se qualcuno si è guadagnato il diritto di trollare, quello è Paul Bettany”.
Tutti gli episodi di WandaVision sono ora in streaming su Disney +.
Giacomo Caporale