Debuttante il 2 ottobre 2016 sul canale HBO, “Westworld” (in italiano con il sottotitolo “Dove tutto è concesso”) è una serie televisiva fantascientifica molto interessante e promettente tratta da “Il mondo dei robot”, pellicola del 1973 scritta e diretta da Michael Crichton, autore di “Jurassic Park” e “Il mondo perduto”, opere letterarie di grande fortuna nel panorama cinematografico. Ideata da Jonathan Nolan e Lisa Joy, lo show televisivo vanta un cast di rilievo con figure del calibro di Anthony Hopkins, Ed Harris, Thandie Newton e Evan Rachel Wood. Tra i produttori esecutivi anche J. J. Abrams e Bryan Burk.
Westworld – Dove tutto è concesso – Recensione: vivere se stessi senza restrizioni e ripercussioni
In un imprecisato prossimo futuro, la Delos, ricchissima e potentissima azienda del settore informatico e cibernetico, nonché d’intrattenimento, ha creato un enorme nuova attrazione per chi voglia fare un’esperienza di totale libertà: “Westworld”, un parco divertimento a tema western, popolato da androidi, una realtà fittizia strarealistica dove agli ospiti è permesso esaudire tutti i propri desideri, violenti o meno, senza alcuna ripercussione legale o morale. Vivere se stessi, finanche nei più bassi istinti, in assoluta e totale libertà, l’antico sogno dell’uomo.
Ideatori di questo mondo parallelo sono Robert Ford (Anthony Hopkins) e un suo vecchio collega, tale Arnold, scomparso prematuramente in circostanze misteriose all’interno del parco stesso. Ford è il dio-capo di questo vastissimo universo, ne gestisce l’intricato sistema di ‘storie’ e, in qualità di direttore creativo, in 30 anni è riuscito a rendere l’esperienza sempre più realistica grazie all’intenso lavoro effettuato sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale dei suoi androidi, dando loro sempre più verosimiglianza e umanità nel loro vivere e agire. Ford è affiancato dal suo fedelissimo Bernard Lowe (Jeffrey Wright), capo della Divisione Programmazione e creatore delle persone artificiali, e da Elsie Hughes (Shannon Woodward), in qualità di secondo di Bernard.
L’incolumità degli ospiti e la positività della loro esperienza in Westworld è sottoposta alla supervisione di Theresa Cullen (Sidse Babett Knudsen), capo del dipartimento di sicurezza del parco, sempre pronta a mettersi contro Ford e le sue ‘narrazioni’. Risalta inoltre la figura dell’Uomo in nero (Ed Harris), un misterioso ospite da moltissimo tempo alla ricerca del senso nascosto dietro il riflesso di realtà del parco.
Tra i personaggi artificiali più in vista troviamo in particolare Dolores (Evan Rachel Wood), una giovane donna cordiale e ottimista; Maeve Millay (Thandie Newton), maîtresse del bordello della cittadina di Sweetwater; Theodore Flood (James Marsden), un pistolero che ha avuto una relazione con Dolores; Hector Escaton (Rodrigo Santoro), fuorilegge sempre alla ricerca della sopravvivenza e di una cassaforte.
Westworld – Dove tutto è concesso – Recensione: la memoria alla base della coscienza di sé tra realtà e finzione
Tutto sembra filare liscio all’interno del mondo degli androidi, ognuno è al suo posto, garantendo al parco numerosi profitti. Senonché alcuni di essi, in particolare quelli più ‘vecchi’, come Dolores e Maeve, iniziano a comportarsi in modo strano. La causa di ciò è legata alle ‘ricordanze’, input di sogni ad occhi aperti o gesti elaborati dallo stesso Ford. I nuovi aggiornamenti delle IA rendono i residenti del parco molto più simili agli umani, ma l’origine tutta umana di questi comportamenti sviluppa in loro una memoria fisica o situazionale involontaria (nonostante essa venga resettata alla fine di ogni narrazione, giornaliera o meno che sia), spesso dolorosa, che li porta a farsi domande, a mettere in dubbio la realtà davanti ai loro occhi, ad uscire fuori dagli schemi ordinari elaborati dal team di sviluppo del parco (non a caso in una scena Dolores leggerà l’Alice di Lewiss Carroll).
Una situazione inspiegabile e pericolosa che porterà alcuni di questi androidi a prendere sempre più coscienza di sé, del proprio scopo e dell’orribile destino al quale sono legati. Realizzazione che comporterà cortocircuiti comportamentali, tentativi di costruire le proprie ‘narrazioni’, attacchi ai danni degli ospiti e dei supervisori del parco, ribellione e ricerca di libertà, risposte, del proprio passato.
“Westworld”, ideata da Jonathan Nolan (il fratello del famoso Christopher), ha tutte le potenzialità per esplodere negli anni successivi come interessante narrazione televisiva non solo per il cast di altissimo livello, ma anche per il modo di affrontare in un feuilleton cinematografico le tematiche dell’intelligenza artificale, della coscienza umana e di quali siano i limiti morali dell’essere umano.
La memoria, nel mondo di “Westworld”, costituisce la base della coscienza di sé: un meccanismo tutto umano, tramite il quale l’uomo stesso è riuscito a sopravvivere e a imporsi, infine, sul pianeta terra come specie dominante. Eppure questa stessa coscienza è stata da sempre anche un’ossessione, dato che l’uomo si è sempre chiesto se esista un qualsivoglia essere vivente in grado di raziocinio e autocoscienza, ‘a sua immagine e somiglianza’. Da Turing fino ai giorni nostri, quest’ossessione ha generato un’enorme ricerca, la quale ha portato allo sviluppo di sempre più sofisticate tecnologie, dall’informatica alla robotica, inseguendo il mito della creazione.
Sono proprio le ormai retoriche questioni sul ‘chi siamo?’ e ‘da dove veniamo?’ a reggere tutto l’impianto di questa serie fantascientifica, la conoscenza del bene e del male a fare di questi androidi i nuovi Adamo ed Eva, degli esseri umani veri e propri ‘dei’, il desiderio forse più recondito dell’uomo. “Westworld” come parco divertimenti può offrire questo e altro agli ospiti, ma in particolare un qualcosa molto spesso irraggiungibile: la conoscenza di se stessi.
Westworld – Dove tutto è concesso – Recensione: un’idea non nuova al genere, ma molto promettente nelle sue prime battute
Senza mai cadere nello scontato e nell’opposto di sorprendenti delucidazioni, “Westworld” si pone come narrazione seriale piana, solida, per niente ripetitiva (a parte per quel che concerne la routine giornaliera degli androidi, che sa a volta d’amara ironia), come la regia che ne controlla le redini.
Efficace la colonna sonora originale e non, che mai cade nel sentimentalismo, anche quando le situazioni portate in scena a volte lo presuppongano. La scenografia è pulita, molto ‘neoclassica’, non spettacolaristica e scevra da virtuosismi ben si sposa con l’impianto generale, anche nell’alternanza realtà-finzione dettata dal binomio dentro (la struttura di controllo di Delos) e fuori (il mondo western del parco).
Interessanti i nudi nelle sequenze di controllo, dove gli addetti ai lavori del parco analizzano i comportamenti e le funzioni degli androidi. Caratteristica importante è inoltre la gratuità della violenza e il fatto che spesso essa si sposi con il sorriso incredulo di qualche ospite.
Niente da dire sulle interpretazioni dei volti più noti del cinema come Hopkins, Harris e la Newton. Da sottolineare la prova di Evan Rachel Wood che, dopo l’inizio recalcitrante, si conferma co-protagonista (insieme alla ‘coscienza’) di rilievo con lo sviluppo della serie. Non supera la prova invece James Marsden, il quale non riesce a dare spessore al suo personaggio.
Nel complesso “Westworld” è una serie cinematograficamente piacevole, riflessiva, forte, dove stranamente l’empatia resta estranea e fuori luogo. Uno show televisivo che fa suo uno dei pilastri tematici del genere fantascientifico, l’intelligenza artificiale e la sue potenzialità anche pericolose, ponendosi però più come indagine che vuole sviscerare e smuovere le profondità dell’uomo, dall’etica all’istinto.
Date queste premesse, c’è da aspettarsi una seconda stagione di altissimo livello.
Nel frattempo, vi offriamo il trailer italiano della serie TV, direttamente dal nostro canale YouTube!
Alfonso Canale
27/03/2017