Recensione
Zanka Contact: una grande storia d’amore nell’infernale Casablanca
In cinematografia Casablanca evoca soprattutto un vecchio classico in cui la borghesia europea si divertiva in club fumosi ma altolocati. Con “Zanka Contact”, che in questa affascinante capitale viene ambientato, si racconta una vicenda in contesti decisamente di più di basso livello e di più alto realismo in un Marocco contemporaneo.
Non mancano citazioni di vari aspetti europei che il Maghreb ha condiviso con l’Europa negli ultimi cinquant’anni e soprattutto l’amore per il rock degli anni ’70.
Il protagonista maschile della vicenda è Larsen, interpretato da un Ahmed Hammoud in stato di grazia, ossia un cantante rock marocchino che spopolava trent’anni prima ma che una vita dissoluta e il consumo di eroina hanno ridotto nel presente a un relitto umano privo di denaro e creatività.
Un giorno, la vettura nella quale transita, si scontra con quella che conduce Rajae, una prostituta poco convinta del suo mestiere e che da del filo da torcere al proprio protettore. É un incontro/scontro nelle quali le loro esistenze cominciano a intrecciarsi in maniera sempre più indissolubile.
Le medine nord africane vengono inquadrate in più riprese con droni per rendere evidente come il loro intricato dedalo di vicoli sia paradigmatico di una società corrotta che coapta i propri abitanti ad esistenze misere e senza via di uscita.
La forza dirompente dell’amore, un amore altamente improbabile
I nostri protagonisti devono combattere contro una sequela interminabile di demoni per sperare di riguadagnarsi una dignità di vita. Mostri esterni, rappresentati da papponi, delinquenti e sicari da loro assoldati. Ma anche mostri interni rappresentati dal proprio passato, fatto di abusi e scelte sbagliate. L’amore è la chiave per vincere contro tutto e tutti e il regista scivola in qualche clichè un po’ troppo abusato, fortunatamente sostenuto in maniera credibile dalle capacità recitative dei due attori e soprattutto di Ahmed che riesce a interpretare un’infinita gamma di sentimenti con il solo sguardo. Indimenticabile la scena nella quale abbraccia Rajae con la sua chitarra elettrica e le fa sentire le vibrazioni sull’addome per indurla a fondere la sua voce con stridio metallico delle corde da lui percosse.
Realismo di personaggi e ambientazioni per un’autenticità ad una narrazione già sperimentata
Incredibile realismo viene rappresentato nella maggior parte delle scene che si svolgono in contesti urbani, ma nella seconda parte della vicenda ci si sposta in ambienti desertici, quasi realizzando un mélange tra un on the road e un western, genere quest’ultimo che il talentuoso regista Ismael El Iraki ha ammesso di conoscere ed amare molto soprattutto nella produzione italiana. Ci sono molte citazioni, certamente sulla vita di Jimi Hendrix, che visse proprio in quella Essauirà dove il nostro Larsen possiede il suo personale studio di registrazione e dove in maniera mirabile induce Rajae ad interpretare con una notevole voce un testo che hanno composto insieme. Ma si cita anche una intera frase che David Lynch fece pronunciare ad un giovanissimo Nicolas Cage in “Cuore Selvaggio” e che ha a che fare con l’abbigliamento pitonato del nostro rocker.
Cifre stilistiche più che collaudate e vicende sentimentali che scorrono su binari già sperimentati vengono percorse in questo “ E’ nata una stella” in salsa magrebina, ma il realismo tiene in piedi la vicenda e la perizia di attori e regista rendono l’opera più che fruibile.
Marco Marchetti
Trama
- Regia: Ismaël el Iraki
- Cast: Khansa Batma, Ahmed Hammoud, Saïd Bey, Abderrahmane Oubihem, Mourad Zaoui, Fatima Attif
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 120 minuti
- Produzione: Francia, Marocco, Belgio
“Zanka Contact” è un film diretto da Ismaël el Iraki, presentato nella sezione Orizzonti al Festival di Venezia 2020.
Zanka Contact: la trama
A Casablanca, un incidente fa incontrare l’ex musicista rock Larsen e Rajae, una ragazza cresciuta per strada. Tra i due, che tacciono un trauma non risolto, scoppia un amore appassionato.
Lui suona la chitarra, lei ha una voce magica, il rock ’n’roll potrebbe costituire la loro salvezza se non fosse per la droga che lui assume e per li protettore di lei che cerca in ogni modo di mettersi in mezzo.
Senza via di scampo, i due decidono di scappare dalla terribile realtà marocchina.
Le parole del regista
“Nella mia mente, “Zanka Contact” non è un film, ma un incendio incontrollato.
Il desiderio di fare questo film mi ha consumato come una fiamma che divora tutto al suo passaggio. Tutto ciò che amo: le rock band marocchine degli anni Settanta, i western italiani, gli anelli d’argento a forma di teschio, le donne dal carattere forte, il sogno di musica live in Cinemascope 35mm e la poesia della strada nello slang di Casablanca.
Il fuoco si è nutrito anche di tutto quello che mi fa paura, mescolando ogni cosa in un cocktail fiammeggiante, agitato da un racconto squinternato. Per me, l’emozione è l’unica realtà.
Da regista africano, rivendico il diritto alla finzione, all’immaginazione, a un territorio di rado occupato da film girati nella mia terra. Il cinema non è l’argomento, né la storia. È un incantesimo di cui diventiamo prigionieri: significa credere nella magia. Questa, per me, è la linea politica di Zanka Contact: rivendicare un ruolo in questo sogno condiviso, non per l’argomento, ma per la sua magia”.