Recensione
Zerovskij – Solo per amore – Recensione: Renato Zero realizza un film sperimentale adattando la sua omonima ultima tournée
Nel 2017 Renato Zero propose al suo fedele pubblico quello che lui stesso definì il progetto più ambizioso della sua carriera: un doppio album composto da 19 brani inediti ed una tournée di dodici date in cui rappresentarlo, ma non pensava ad un concerto classico, bensì a una rappresentazione la cui formula fosse una sua invenzione, una sorta di “teatro totale”, sul palco i brani estrapolati dal disco sono funzionalmente inseriti un una trama teatrale, scritta insieme a Vincenzo Incenzo, che collabora anche alla regia.
Con Renato collaborano altri sette attori, che cantano testi molto ben scritti per i loro ruoli, trenta coristi, un’orchestra di 61 elementi e un corpo di ballo di dodici ragazzi. Il progetto, l’album e lo spettacolo hanno tutti lo stesso nome: “Zerovskij Solo Per Amore”. Si è trattato di un progetto complesso, soprattutto perché tutti questi artisti in scena hanno dovuto rispettare un copione che non prevedesse nessun errore nei tempi tecnici e rispettare una scaletta definita nei secondi riuscendoci senza sbavature. Sold out per ognuna delle dodici date e successo di critica hanno indotto Renato Zero a produrre un film riprendendo in maniera registica la rappresentazione tenuta all’Arena di Verona.
La storia è ambientata in una stazione ferroviaria fin de siècle, denominata Stazione Terra, sullo sfondo campeggia un enorme lucernario di vetri piombati, la tabella orari meccanizzata è usata per i titoli di testa, ogni ausilio del capostazione ha un gusto retrò e il capostazione è naturalmente Renato Zero, ossia Zerovskij, che per quasi tutto il film indossa una divisa nera e delle pratiche sneakers nere, inforca sul naso un paio di occhialini tondi da riparatore di orologi e calza in testa un cappello con visiera che lascia emergere due basette puntute come lance e una cresta corvina sulla nuca.
La trama ruota intorno a un personaggio, enne enne (Luca Giacomelli Ferrarini), abbandonato anni prima quando era in fasce in un vagone dismesso e raccolto da Zerovskij. La mancanza della figura paterna lo spinge verso delle derive autodistruttive, ma nel corso della narrazione compirà un percorso che lo porterà alla soluzione dei suoi problemi, con la collaborazione del capostazione. Sul palco sono presenti i personaggi di Adamo ed Eva che, attualizzati e in fuga da anni, incarnano vizi e virtù del genere di appartenenza. Ci sono inoltre attori che rappresentano la personificazione del Tempo, dell’Odio, della Morte e dell’Amore, quest’ultimo è stato ideato come un disabile, su una sedia meccanizzata, così ridotto dal cattivo uso che gli uomini fanno di lui. Fuori scena, in ripresa video compare Gigi Proietti, nella parte di un barbone dinamitardo, e Dio, ossia la sua voce, interpretata da Pino Insegno.
I testi delle canzoni e la loro interpretazione sono gli elementi di maggior pregio della pellicola
Renato Zero ha sviluppato un linguaggio poetico del tutto personale, che è riconoscibile ed è probabilmente la chiave del suo successo. Tocca temi profondi, utilizzando allo stesso tempo concetti elevati e lessico contemporaneo, esprime temi sentiti, inserendo amore e spermatozoi in una stessa frase senza creare dissonanze. Questo stile è presente nelle canzoni che canta in Zerovskij, ma è presente forse ancor di più in quelle che scrive per gli altri cantanti sul palco, tutti artisti da eccellenti capacità canore, parliamo d’altronde di Roberta Faccani nel ruolo della Morte, Cristian Ruiz nel ruolo dell’Amore, Marco Stabile nel ruolo dell’Odio e Leandro Amato nel ruolo del Tempo. Renato canta con la sua bella voce, che con l’età usa in maniera sempre più sapiente, grande interprete, quando conclude una strofa con uno dei suoi toni bassi e prolungati sembra che riesca a dare una calda cornice al concetto che sta esprimendo.
Quasi come in un’opera, gli attori ci donano anche delle performance interpretative notevoli, Renato recita egregiamente, anche se quando non canta la sua voce viene da fuori campo, registrata precedentemente. Non balla, e questo ci manca, un po’ pingue e un po’ pinguino nel suo originale abito scuro, elargisce tutta una serie di sentimenti con la sola mimica facciale e con le sue abili mani, perennemente condannate all’eleganza dell’iperestensione delle articolazioni interfalangee distali.
Altro elemento di pregio del film sono le tecniche registiche. Le visioni aeree dell’Arena di Verona rendono perfettamente l’idea di quello spettatore altissimo che a volte interviene sulla scena con la sua voce. Le riprese dell’azione sul palco alternano in maniera sapiente visioni d’insieme e primi piani diretti sia sui volti degli attori che sull’orchestra, sulle mani di pianista, arpista, fiati, archi, timpani e percussioni senza che mai si intraveda un altro operatore sul set. La scelta di inquadrare il pubblico e le sue reazioni è idonea, calcolando che Renato Zero è oramai un fenomeno indissolubile dal suo esercito di ammiratori, distribuiti su diverse generazioni.
In “Zerovskij – Solo per amore” Renato Zero ha voluto inserire temi sociologici, frutto delle sue riflessioni, tutti temi già trattati, qui neanche in maniera troppo profonda. Le carenze genitoriali, il condizionamento da parte delle società, i falsi valori legati all’immagine e al denaro, il diritto alla vita e alla morte, i ruoli di genere, la morte della cultura, tutte questioni che vengono sottoposte alla riflessione dello spettatore, ancora una volta senza denunciarle troppo in maniera diretta ma inserendole tra le pieghe delle sue liriche, con assonanze poetiche e lessico moderno. Questioni pericolose, le definisce il nostro artista, senza proporre un reale antidoto, se non il percorso di vita e forse la fede, considerando l’epilogo della storia, che non riveliamo.
Marco Marchetti
Trama
- Genere: Musicale
- Produzione: Italia, 2018
- Distribuzione: Lucky Red
- Data di uscita: 19 marzo 2018
In “Zerovskij – Solo per amore” Amore, Odio, Tempo, Morte e Vita, prendono corpo in forme umane per un confronto con Enne Enne, figlio di nessuno, e con Adamo ed Eva, che vengono considerati i due viaggiatori di sempre. La scena è quella di una stazione ferroviaria improbabile, collocata tra reale e irreale e diretta dal misterioso Zerovskij.
Zerovskij – Solo per amore: la creatività di Renato Zero al cinema
Lucky Red porta sul grande schermo “Zerovskij – Solo per amore”, il più ambizioso spettacolo concepito dall’amatissimo Renato Zero. L’evento, proposto nelle sale italiane solo il 19, 20, 21 marzo, si presenta come qualcosa che va oltre il concerto ed è molto più di un album.
Renato Zero con “Zerovskij – Solo per Amore”, da lui ideato, scritto e diretto, ha messo in piedi lo scorso anno un tour che ha registrato in ogni tappa il sold out, ricevendo ottime critiche e entusiasmando il pubblico. L’artista ha concepito un progetto live che può essere definito come una sorta di “teatro totale” capace di coniugare musica alta, cultura pop e prosa.
Questo spettacolare evento – oltre due ore registrate all’Arena di Verona – ha messo insieme ben 118 artisti tra cui: 62 elementi d’orchestra, 30 di coro, 5 di sessione ritmica, con un direttore di orchestra e uno di coro, 12 ballerini, un coreografo, 7 giovani attori, 5 doppiatori e fuori scena la voce di Renato Zero. Un folto gruppo di professionisti per una creazione che ha trovato la sua ragione artistica anche sul grande schermo.
“La musica – afferma Renato Zero – esce da confini obbligati. Dalla prospettiva di sentirsi relegata nello spazio di pochi asfittici minuti. Per me “Zerovskij – Solo per amore” rappresenta l’occasione di tornare ad essere ancora l’imprevedibile sobillatore di coscienze. L’esagerato. Il visionario. Quello che rinuncia alla ‘cassetta’ per rappresentarsi in tutta la sua ecletticità. Grazie a Lucky Red e ad Andrea Occhipinti per averci creduto”.
“Zerovskij – Solo per amore” è stato confezionato per il cinema in una nuova versione, impreziosita da contributi inediti, e la regia video di Gaetano Morbioli perRun Multimedia.
Trailer
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